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27 Aprile 2018 - 16:45
Rimane in carcere Elmahdi Halili, 23 anni di Lazo, il giovane di origini magrebine arrestato alle prime luci di mercoledì 28 marzo dagli agenti della Digos per terrorismo. Il tribunale del riesame ha infatti respinto nei giorni scorsi il ricorso contro la misura cautelare in carcere presentato dall’avvocato difensore, Enrico Bucci. Halili era stato ascoltato dai giudici e aveva respinto le accuse, imperniate sulle sue attività su internet, affermando che il suo comportamento nella vita di tutti i giorni è sempre stato corretto e che il suo unico desiderio è vivere tranquillamente e onestamente lavorando. Argomentazioni che non sono bastate a far cambiare idea ai giudici, avvalorando le parole del questore di Torino, Francesco Messina. “Siamo intervenuti senza indugio - aveva spiegato al momento dell’arresto -. Abbiamo dovuto agire immediatamente per eliminare questa minaccia: Halili poteva compiere delitti”.
Una situazione che peraltro si ripete a distanza di pochi anni. Tre per la precisione. Quando l’allora ventenne era stato ammanettato e portato via dalla casa di Vicolo Coste perché ritenuto il traduttore in italiano di un documento di propaganda Isis e di esaltazione dello Stato Islamico, con tanto di pubblicazione su Youtube di video di combattenti in Siria e in Iraq, esecuzioni civili e militari, rivendicazioni di una serie di attentati, tra cui quelli di Parigi.
Per il questore, Halili stava ricercando “lupi solitari da indottrinare e far diventare gli autori materiali di azioni terroristiche. E li contattava prima via web e poi con incontri reali fra Torino e l’hinterland”. Per Carlo Ambra, capo della Digos di Torino, il 23enne è un “soggetto molto motivato, senza nessuna intenzione di ravvedersi”.
Il gip, nel motivare l’ordine di custodia cautelare, aveva parlato di “escalation” di “condotte sempre più preoccupanti”, e di particolare “pervicacia” nei suoi comportamenti “espressivi di scelte ideologiche radicali”.
Accuse infondate per il legale di Halili: “Dovranno spiegarci le motivazioni che hanno indotto gli inquirenti a parlare di attività preparatorie alla commissione di attentati. Negli incartamenti non c’è traccia al riguardo. Non risulta nemmeno che Halili abbia esortato qualcuno a compiere azioni violente. Ci sono solo dei discorsi e dei commenti che, fra l’altro, a volte capita di sentire in giro”.
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