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19 Aprile 2018 - 17:11
Il tribunale di Ivrea
Rischiano una condanna pesante (8 mesi di carcere lui, 6 mesi lei) i due genitori di Ivrea accusati di abbandono di minore e finiti in Tribunale per una vicenda che risale al 29 marzo del 2015 quando il papà Piero F., 54 anni, lascia il figlio di 11 anni da solo in casa. Lui telefona alla mamma, Adriana B., 58 anni, che anzichè sdrammatizzare, trovandosi ad una cinquantina di chilometri da lì, a sua volta gli consiglia di telefonare al 113. Morale?
“Ero uscito giusto il tempo di fare una passeggiata nel parco attorno all’abitazione con la mia nuova compagna, per digerire il pranzo domenicale. Lo dissi a mio figlio e lui puntò i piedi” si è difeso in aula il papà.
“Gli avevo anche lasciato il cellulare, per chiamarmi in caso di bisogno ...”, ha aggiunto.
Immaginatevi lo stupore del papà del ragazzino quando al rientro dalla passeggiata si è ritrovato in casa la polizia.
La vicenda si inserisce nel solco di una separazione problematica che vede marito e moglie protagaonisti di una causa civile per l’affidamento.
Si aggiunge un altro episodio del 1 marzo 2015. E si tratta in questo caso di un ceffone del padre al figlio per convincerlo ad andare con lui al ristorante insieme ad alcuni colleghi. Stando ai racconti lo aveva anche trascinato da sotto il tavolo dove il piccolo si era rifugiato.
“Semplicemente non assecondai i capricci di mio figlio” ha racontato al giudice, che aveva poi fissato udienza per il 9 aprile.
Per la cronaca e stando ai racconti il ragazzino, oggi quindicenne, non vuole più veder il padre che nella sua testa di adolescente sarebbe diventato una specie di orco cattivo che lo ha abbandonato facendogli rischiare chissà che cosa.
La giurisprudenza
Il nostro codice penale punisce con la reclusione da 6 mesi a 5 anni, il genitore che abbandona un minore infraquattordicenne; il ché è anche logico se l’abbandonato è in tenera età, ma cosa succede se si ha a che fare con un adolescente?
L’interpretazione dei Giudici in questi casi è prudente. Occorrerà valutare infatti se il distacco abbia creato una situazione di pericolo, anche solo potenziale, per l’incolumità del figlio. E ci si dovrà basare su una serie di indici: durata del distacco, età e capacità di discernimento del figlio, il suo grado di autonomia, pericoli del luogo in cui viene lasciato.
Insomma, un conto è lasciare un bambino di 4 anni in cucina con l’acqua che bolle sul fuoco, altro cosa è allontanarsi di qualche centinaio di metri per 10 minuti da un figlio di 10/12 anni in un casa senza pericoli, dotandolo di cellulare per ogni emergenza.
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