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GROSCAVALLO. L’altare in restauro dopo le polemiche fuori dalla mostra

GROSCAVALLO. L’altare in restauro dopo le polemiche fuori dalla mostra

L’altare di Luigi Prinotto del Santuario di Forno Alpi Graie ha perso un’occasione di promozione irripetibile.

Non è uno dei capolavori inseriti nella straordinaria mostra che da sabato scorso – e fino al 15 luglio – ha inaugurato alla Reggia di Venaria Reale ed è in procinto di essere visitata da migliaia di visitatori da tutto il mondo. Si tratta di «Genio e maestria. Mobili ed ebanisti alla corte sabauda tra settecento e ottocento», in assoluto l’appuntamento culturale più prestigioso organizzato in Piemonte nel 2018 insieme alla triplice esposizione dedicata al pittore del Rinascimento Gaudenzio Ferrari tra Vercelli, Novara e Varallo Sesia.

La mostra di Venaria è suddivisa in quattordici sale con oltre 130 capolavori di ebanisteria provenienti da musei, chiese e collezioni private italiane ed estere. È un’occasione unica – come non se ne vedeva da decenni – per avvicinare il pubblico a opere preziose di ebanisteria e intaglio, per scoprirne significati, utilizzi e trasformazioni con approfondimenti di carattere tecnico e scientifico. Tra questi capolavori, però, come si diceva, non ci sarà l’altare del Santuario di Forno Alpi Graie, recentemente attribuito dall’architetto Claudio Cagliero a Luigi Prinotto, uno dei più grandi protagonisti dell’ebanisteria piemontese del Settecento (anche se – a detta dell’esperto Roberto Antonetto - sarebbe di Prinotto sicuramente il tabernacolo, mentre probabilmente della sua scuola tutte le altre parti).

L’altare di Forno (o almeno il suo tabernacolo, considerate le dimensioni totali) avrebbe meritato sicuramente di essere inserito nella sala finale e conclusiva della mostra intitolata «Il teatro del sacro» dove sono presenti altre opere del Prinotto stesso, tra cui il coro monastico del 1740 a 28 stalli scoperto da Roberto Antonetto in una chiesa in Irlanda. Nella sala sono presenti anche altri due tabernacoli di Prinotto, provenienti da una chiesa di Carignano e da Palazzo Madama, oltre al Paliotto (una decorazione d’altare) di Giuseppe Maria Bonzanigo proveniente dalla chiesa di San Francesco d’Assisi a Torino.

La scelta di non inserire in mostra l’altare di Forno ha una motivazione tanto semplice quanto spiazzante: la mostra «Genio e maestria» termina il 15 luglio, mentre la consegna dell’altare, completamente restaurato e rimontato nella sua sede all’imbocco della Val Sea, dovrà avvenire entro la fine di maggio, seguendo scrupolosamente un preciso accordo vincolante tra le parti rispetto all’intervento di restauro.

L’altare ha lasciato Forno Alpi Graie lo scorso settembre per motivi puramente climatici: con la brutta stagione sarebbe stato impossibile movimentarlo in sicurezza. Il suo spostamento è avvenuto tra le polemiche, con gran parte del paese contrario al suo trasferimento a Venaria Reale, dove sorge il Centro di Conservazione e Restauro, vera eccellenza internazionale per il trattamento e il restauro di manufatti lignei preziosi, per paura che non tornasse, o rimanesse danneggiato. Il suo restauro effettivo è cominciato in realtà solamente qualche settimana fa, con un trattamento di disinfestazione. L’altare, completamente smontato nelle sue parti, è stato inserito nella «Bolla», una struttura plastica privata totalmente dell’ossigeno e riempita al 100% da idrogeno per disinfestare i legni da insetti e tarli, anche in stato larvale. Il trattamento dura 21 giorni, prima di procedere ai successivi trattamenti. Ora si entrerà nella fase vera dell’intervento di restauro. Il tutto – si diceva – entro maggio, quando l’altare dovrà tornare al suo posto. Le polemiche sono, infatti, rientrate solo dopo le ampie rassicurazioni da parte del Centro di Venaria relativamente ai tempi di consegna. «In questo modo - spiega la dott.ssa Stefania De Blasi, coordinatrice del Centro Restauro e membro del comitato scientifico della mostra - non ci è stato possibile neanche ipotizzare di inserire l’altare, o anche solo sue singole parti, nel percorso espositivo di “Genio e maestria”».

L’altare di Forno perde così la possibilità di essere ammirato e conosciuto da migliaia di visitatori, nonché di essere studiato e inserito nel catalogo ufficiale della mostra, vero punto di riferimento per la ricerca scientifica dell’ebanisteria piemontese. Martedì 20 marzo una delegazione di groscavallesi organizzata dal Comune di Groscavallo visiterà la mostra ma soprattutto il Centro Conservazione e Restauro di Venaria per seguire lo stato dei lavori sull’altare.

Una visita per tranquillizzare la popolazione e per ammirare un pezzo di Groscavallo nel tempio del restauro italiano, in mezzo a grandi capolavori di arte antica e contemporanea. Un privilegio che non capita tutti i giorni. 

Andrea Parodi

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