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09 Marzo 2018 - 10:18
Ragazzi Bielorussi in vacanza a Borghetto con Unitalsi
Il loro sogno? Riuscire a raccogliere il denaro sufficiente per regalare ad alcuni bambini bielorussi, a Pavel, a Sacha, a Irina, a Adam, a Ina, a Misha e tanti altri, un mese di vacanza a Borghetto Santo Spirito.
E’ il sogno di Stefano Bersano e di tanti altri volontari Unitalsi. Da qui nasce l’idea di una cena di raccolta fondi, in programma sabato 10 marzo presso l’Oratorio della Chiesa del Sacro Cuore.
“I bambini che aiuteremo - spiega Bersano - sono disabili con malformazioni fisiche dovute alle radiazioni, bimbi che vivono negli orfanotrofi in zone ancora oggi molto radioattive e sono tutti orfani o abbandonati dai genitori. Faremo gustare piatti tipici della cucina russa e conoscere il progetto “Chernobyl Smile””.
Si occuperanno della preparazione e del servizio in sala, con un progetto scuola-lavoro, gli insegnanti e gli allievi dell’Istituto Alberghiero “Gae Aulenti” di Cavaglià e si occuperanno della traduzione in russo del menu gli allievi del Liceo Botta di Ivrea.
“Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti - lancia un appello l’Unitalsi - Per riuscire a donare un soggiorno ad uno di questi bambini dobbiamo essere più di 100 persone. Dateci una mano per non perdere la speranza”
Insomma, una richiesta di aiuto, nè più nè meno, di un gruppo, che insieme all’Unitalsi di Monza, da anni è impegnato su questo fronte.
“Lo scorso novembre - spiega Borsano - abbiamo fatto visita ai nostri piccoli amici nei loro orfanotrofi della regione di Gomel, una delle zone ancora oggi maggiormente radioattive. Le loro condizioni di vita, le loro continue richieste di aiuto ci hanno fatto riflettere molto. Di ritorno da quel viaggio abbiamo perciò deciso di avviare come Unitalsi Ivrea il progetto Chernobyl Smile per non restare indifferenti di fronte alla sofferenza e per dare anche noi una mano a questi piccoli indifesi....”.
E tutto è cominciato 32 anni fa, il 26 aprile del 1986, con lo scoppio di un reattore della centrale nucleare di Chernobyl, una piccola cittadina al confine tra Ucraina e Bielorussia. Una esplosione i cui effetti, purtroppo, continuano anche oggi.
“Per colpa delle radiazioni nell’acqua, nella terra, nell’aria, tanti, troppi bambini sono destinati a soffrire di tumori, malformazioni fisiche e sofferenze di ogni tipo - continua Bersano - Come se tutto questo non bastasse, molti bimbi alla nascita vengono abbandonati dai genitori perché li vedono deformi, non hanno possibilità di mantenerli o più semplicemente perché in Bielorussia il disabile è ancora emarginato dalla società. Per queste piccole creature inizia così una vita piena di sofferenze e di solitudine, resa ancor più difficile dalla mancanza di una famiglia e dell’affetto dei genitori.
Certamente i bambini si ammalano anche fuori dalla Bielorussia ma qui la percentuale è altissima così come è molto alto il numero di bambini soli, ricoverati in Istituti - si chiamano Internati per essere precisi ed il nome è quanto mai tristemente azzeccato - in cui viene loro garantita la sopravvivenza ma con una scarsissima, se non inesistente, qualità di vita...”.
Per questo l’Unitalsi, ogni anno da più di 20 anni ospito questi piccoli per un mese di mare alla “Casa della Gioia” a Borghetto Santo Spirito.
Per questo l’Unitalsi ha deciso di inserirsi nella catena di solidarietà di tante famiglie che ospitano in Italia bambini bielorussi scegliendo però di ospitare quelli disabili perché questi difficilmente troverebbero ospitalità in Italia.
“Questi bimbi, abituati ad essere solo un numero nel freddo grigiore degli orfanotrofi in cui vivono - aggiunge - qui da noi scoprono invece di essere considerati persone, scoprono la gioia di una carezza, di un abbraccio e, cosa che all’inizio li lascia davvero perplessi, scoprono persone disposte a perdere tempo con loro, a giocare con loro, a non imporre ma proporre. Scoprono persone che camminano adagio se loro vanno adagio senza forzarli, senza essere schiave del tempo, persone che chiedono cosa vogliono fare, persone che si mettono al loro livello senza problemi.
E poi c’è il ritorno in Bielorussia. La fine della vacanza segnata da tanta tristezza, tanti tentativi e richieste di restare, tante lacrime loro e dei volontari.
E ciò che ci viene chiesto, in mille modi diversi ma tutti ugualmente comprensibili, è la possibilità di tornare in Italia l’anno successivo.
“Questa è la richiesta che tutti i bimbi ci fanno - conclude Bersano - e che in particolare ci hanno fatto lo scorso novembre quando siamo andati a trovarli nei loro istituti in Bielorussia. Ed è per questo che stiamo bussando al cuore di tanti amici generosi perché sia possibile farli ritornare tutti, senza deludere aspettative e spegnere speranze. Per loro davvero un mese in Italia è diventato una ragione di vita che rende sopportabile anche il resto dell’anno nell’assoluto anonimato degli Internati in cui vivono e che li aiuta a stare un po’ meglio fisicamente ...”.
E per chi arrivato sino in fondo a questo articolo volesse davvero saperne di più e dare una mano a non spegnere la speranza è a disposizione la segreteria Unitalsi al 346.8548370.
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