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16 Novembre 2017 - 09:59
Quindi era tutto vero. Avevamo ragione noi! Con un comunicato ufficiale AEG ha fatto sapere di aver firmato giovedì scorso un contratto preliminare di acquisto della fabbrica in “Mattoni Rossi” al prezzo di - fiato alle trombe e rulli di tamburi - 900 mila euro, oltre alle imposte. “AEG - spiegano - opera come capofila di una compagine di soggetti, che insieme andranno a finalizzare l’operazione tramite la costituzione di una nuova e dedicata forma giuridica....”.
E quando si parla di “compagine” si fa riferimento a 10 imprenditori, di cui non si conoscono le generalità, ma che presto costituiranno dal notaio una New.co. Calcolatrice alla mano, si sono impegnati per 90 mila euro a testa, che per inciso, sarà anche una grande cifra, ma non certo una cifra da togliere il sonno.
La porzione immobiliare - e anche questo lo avevamo già detto - è di proprietà del Fondo Atlantic 2, gestito da DeA Capital Real Estate SGR e quotato sul segmento MIV di Borsa Italiana.
La firma del contratto definitivo, subordinata all’avveramento di talune condizioni, è prevista entro il 30 giugno 2018 e sarà a sua volta condizionata all’esercizio del diritto di prelazione da parte del Ministero per i beni e le attività culturali, essendo l’edificio sottoposto a tutela da parte della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Torino.
“Si tratta di una operazione di “sistema” - aggiunge Andrea Ardissone, presidente di Aeg - volta a restituire alla “Fabbrica” un ruolo centrale non solo nel nostro territorio. Questa iniziativa vuole dare un’ulteriore spinta e fungere da acceleratore dello sviluppo.”
Tra le ipotesi di riutilizzo, quella di un polo innovativo legato all’alta tecnologia per fare ricerca, con studenti e start up. Una specie di piccola, piccolissima Silicon Valley, insomma... O se si preferisce, idee tante e un po’ confuse, uno spazio che ancora non si sa bene come riempire.
Finita qui?
Più o meno, non foss’altro che in molti si stan chiedendo come sia possibile che il presidente di Aeg, per conto di Aeg (e non per l’associazione Il Quinto Ampliamento come si era detto) possa aver assunto un impegno di questa portata
Tra le eccezioni ce n’è una in particolare e non certo quella che fa riferimento ai poteri del consiglio di amministrazione, dato che gode dei più ampi poteri. Il dito è puntato tutto su un’operazione considerata immobiliare, quindi non funzionale all’oggetto sociale, cioè lo svolgimento in via esclusiva di un servizo nei confronti dei soci. Questo per dire che non ci sarebbe alcun problema se l’intenzione fosse di spostare qui la sede delle società, cosa alquanto difficile, considerando che quella in cui si è adesso, da quando Nova Aeg s’è trasferita a Vercelli, è praticamente mezza vuota.
Peraltro poi c’è ancora chi si ricorda di quegli uffici di piazza Lamarmora, che non si sono tenuti perchè a detta del colleggio sindacale, l’esserne proprietari, avrebbe significato fare speculazione.
“A parte che quella sede di Piazza Lamarmora era in affitto - puntualizza Ardissone - Questa non è un’operazione di tipo immobiliare ed è perfettamente allineata con lo statuto. Rientra in una logica di mutualità esterna, cioè di valorizzazione del territorio in cui la cooperativa vive. Un’attività degna e di assoluto rilievo...”.
E manca sempre un pezzo ...
Sappiamo, per esempio che era in corso, e molto ben avviata, una trattativa con Unipol che oltre alla Fabbrica e per la stessa cifra (900 mila euro) avrebbe acquistato subito, con i soldi in mano, anche il parcheggio dell’Olivetti Multiservice (altri 130 mila euro). Poi ad un certo punto è spuntata l’Aeg, il Fondo ha fatto marcia indietro e l’Unipol (correva occhio e croce il mese di settembre), ha restituito anche il parcheggio.
Insomma, il Fondo, per farla breve, avrebbe preferito Aeg a Unipol, cioè l’incerto per il certo. Perchè?
Il perchè ve lo diciamo noi. Per l’impegno di Aeg e degli altri “9” ad opzionare l’acquisto di altri 36 mila metri quadri, s’intende oltre agli 8 mila della fabbrica dei mattoni rossi. Il totale dell’operazione fa tremare i polsi. E sono la bellezza di circa 4 milioni di euro, detratti i 900 mila di cui sopra.
E’ evidente che, di fronte a cose come queste qualche dubbio ci viene. E ci viene perchè da giorni, all’ufficio tecnico del Comune, ci sono geometri, architetti e ingegneri che vanno, che vengono e che chiedono se siano possibili cambi di destinazione d’uso e tante altre cose ancora.
La domanda è: che cosa bolle in pentola? Anche niente?
“La Fabbrica in Mattoni Rossi - scrive ancora Aeg - fu costruita da Camillo nel 1896 e vide nel 1908 la nascita della Ing. C. Olivetti & C. e l’avvio della grande esperienza imprenditoriale della Olivetti, attraverso la figura di Camillo prima e di Adriano poi. Proprio da questa grande eredità, l’iniziativa si propone di ripartire per restituire a questo luogo il ruolo di catalizzatore e traino della comunità produttiva...”
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