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SETTIMO. La città raccontata da Gad Lerner. E’ una città che può considerarsi finita

SETTIMO. La città raccontata da Gad Lerner. E’ una città che può considerarsi finita

gad lerner

C’è una città. C’è Concetta. Adesso c’è pure un libro, edito da Feltrinelli e scritto dal giornalista Gad Lerner, volto noto della televisione ed ex vicedirettore del quotidiano La Stampa.

La prima uscita ufficiale è in programma giovedì 9 novembre alle 18, presso la Biblioteca Civica Multimediale Archimede di Piazza Campidoglio. A dialogare con l’autore, entrambi moderati da Giuseppe Candido, fratello di Concetta, ci sarà anche il vicesindaco Elena Piastra, non foss’altro che il sindaco è a New York per il calendario Pirelli e non son certo futili motivi.

Ed è il racconto di una donna di 46 anni che il 27 giugno scorso, dopo aver ricevuto la notizia  che la domanda per la Naspi (assegno di disoccupazione) era stata accettata riceve sul conto corrente appena 269,23 euro. Troppo pochi! Non certo quel che aveva calcolato lei. Scrive su facebook che sarebbe andata all’Inps a farli tutti neri o viola e poi quando arriva in Corso Giulio Cesare a Torino si cosparge d’alcol il torace, davanti allo sportello 4 e si dà fuoco. Salvata per miracolo e per puro caso da un uomo di origine marocchina, Anas Sabhi, scaltro e veloce con i pensieri e nel prendere in mano un estintore per spegnere le fiamme. Morale: ustioni di terzo grado sul 27% del corpo e tanti giorni passati in un letto d’ospedale tra la vita e la morte..

Ed è il dramma di un’addetta alle pulizie al Befed di Settimo Torinese, licenziata sei mesi prima.

Ed è la fotografia di un paese costruito sul precariato e sul lavoro nero, di uomini e donne che come Concetta sono operai, ma non dentro le fabbriche.

Ed è la cronaca di una città che di fronte a tutto questo resta muta, ferma, quasi rassegnata.

Non certo - e questo lo dice Lerner - come nei giorni successivi a quel 17 dicembre 2010, in Tunisia. Anche lì c’è un giovane, Mohamed Bouazizi, venditore ambulante di frutta e verdura, che si dà fuoco di fronte agli uffici governativi di Sidi Bouzid, sperduta città nel centro della Tunisia.  Ma quelli sono gli anni della  rivolta dei gelsomini e della primavera araba che faranno di Bouzid un eroe della Nazione.

“Provo a immaginare - scrive Lerner con gli occhi chiusi - cosa sarebbe potuto succedere, nel tempo andato, dopo la terribile protesta di Concetta. Un raduno davanti alla sede dell’Inps. Una seduta straordinaria del consiglio comunale di Settimo Torinese. Un dibattito pubblico convocato dalle organizzazioni sindacali. La Festa del lavoro dedicata a Concetta. Una sottoscrizione, una veglia, una serata senza birra, un flash mob delle lavoratrici delle pulizie…”

Niente di tutto questo.

Per stanchezza? Forse sì. Di certo quel che se ne ricava dalla lettura del libro, detratto il disagio di una donna che poteva anche abitare a Settimo Milanese, a Firenze o a Verona, è lo stereotipo, incredibilmente ingiusto, di una città periferia del mondo. Di giorno sonnolenta e piegata in due dalla crisi e di notte intrepidamente pronta a ballare sui tavoli, tirandosi dietro arachidi a tutto spiano.  Ma anche di una classe operaia, oggi come ieri, forse più oggi di ieri, in balia dei soliti imprenditori che approfittano e  schiavizzano.

Lerner ci va giù duro come solo lui saprebbe fare. “Deve essere stato - dice - a partire da quel momento che non si è più vista in giro la Porsche Cayenne di Stefano Papini, additata dalle lavoratrici licenziate come il simbolo di un benessere nascosto. Resta il fatto che nel 2016, quando evidentemente sono tornati a sorridere i bilanci aziendali, la coppia di imprenditori  (Papini e la moglie, ndr) han pensato bene di fare dietrofront: la Compagnia della Birra ha smesso di pagare la cooperativa Cometa, spingendola alla liquidazione. A fine ottobre le quattro addette alle pulizie, Concetta Candido ed Elena Enache (birreria di Settimo Torinese), Chiara Osvaldino e Mimma Pistis (birreria di Moncalieri), ricevono un preavviso di licenziamento. ...”

Ora, dopo una lenta e dolorosa riabilitazione, penosi interventi chirurgici e sostegno psicologico, Concetta sta tornando alla vita e dovrà imparare ad accettare il suo nuovo corpo.

Ma non è finita qui. Il dito indice è infatti puntato anche su quelli che “io non c’ero e se c’ero non ho visto nulla”, che è in realtà abbastanza vero considerando che Concetta non s’era mai rivolta a loro. Nell’elenco il sindaco Fabrizio Puppo e l’assessore Massimiliano Pace. Meglio di loro il sindaco di Torino Chiara Appendino e la presidente della Camera Laura Boldrini che almeno, loro, una telefonata a Concetta gliel’han fatta.

Cosa si salva? Solo la cultura. Nel libro infatti gli elogi sono tutti riservati all’attrice Laura Curino e al regista Gabriele Vacis, ideatori, negli anni ‘70 di quel “Laboratorio Teatro Settimo” che mosse i suoi primi passi, grazie anche ai tanti contributi pubblici, proprio raccontando “disagio, immigrazione e violenza delle periferie industriali”.

E anche loro, che sono bontà loro amici di Lerner, raccontano di un riscatto mancato e di una sinistra che non avrebbe saputo gestire il post-industria, salvo assecondarlo, per esempio con l’outlet, i grandi magazzini e i concerti per Vip alla Pirelli.

“E’ ingiusto partire da una vicenda personale per parlare della sinistra italiana e del disagio - commenta e anticipa quel che dirà giovedì a Lerner il vicesindaco Elena Piastra - Si parte da questa vicenda personale e si finisce per puntare il dito sulla sinistra e su come ha amministrato... Quel che non si dice è di una dinamica di emergenza gestita nel pieno di una trasformazione e di una crisi che ha significao passare dall’avere una massa riconoscibile di operai al non averla più. Un caso singolo può rappresentare tutta Settimo? Io credo di no!.... Di sicuro il libro è un’opportunità per interrogarci... Il fatto che non ci si sia fatti sentire con Concetta è sicuramente un errore. Quel che non funziona è che la città diventi simbolo di un paese finito. Simbolo sì, ma di un’Italia in crisi che ci prova, anche sbagliando. Di una città che vuole ripartire...”.

Insomma secondo Piastra non è vero che l’Amministrazione comunale non abbia fatto la sua parte. Ed è proprio perchè l’ha fatta che la gente non è scesa in strada.

Il finale non è da “capitale della cultura”, anche se nel dossier di candidatura, presentato lo scorso anno e che per poco non è riuscito a imporsi su Palermo, non è che si sia raccontata un’altra storia. “Solo che adesso la storia del riscatto  mancato è una mazzata....” passa e chiude Elena Piastra.

E non sarà certo lei a fare la parte di chi si mette contro Concetta.

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