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09 Novembre 2017 - 11:26
Tagliare il traguardo della Turin Marathon è stata un’emozione indimenticabile per Simone Chiarolla. Domenica 29 ottobre, il settimese è arrivato tra gli applausi in piazza Castello sulla sua wheelchair, la carrozzella attrezzata per le gare su strada. E’ stata più di una vittoria: percorrere 42 chilometri e 195 metri spingendo sui montanti delle ruote della carrozzella con i guanti speciali, non è stato facile. Simone, 28 anni, si guarda le mani: sono ancora scorticate dalla fatica. Ci va forza, ma è più importante compiere correttamente il gesto di spinta “Si fa attrito con le nocche coperte da guanti rivestiti con una gomma – dice Simone - . Mica si afferrano le ruote. Ho dei buoni tempi proprio perchè mi aiuta la tecnica. E’ stato faticoso soprattutto per alcune salite, ripidissime. Arrivare alla fine, però, è stata una bella soddisfazione. Prima di partire, c’era la mia ragazza che mi guardava e scuoteva la testa. Non era d’accordo, come anche il mio preparatore. Ma io ero convinto”. Racconta la sua storia davanti all’ingresso della piadineria Fricò, in piazza Campidoglio, di fronte alla biblioteca Archimede. L’arte in dieci minuti: così si legge in vetrina. E chi ha mangiato lì, non ha dubbi sulla qualità della piadina e sui dolci fatti proprio a regola d’arte.
L’attività è condotta da sua sorella Rosanna, radiosissima ed in dolce attesa di una bimba, e dalla mamma Gianna, anche lei dotata di una contagiosa cordialità. C’è anche il papà Giovanni a completare la famiglia, tifosissima ed orgogliosa di Simone, un campione di sport che segue anche la parte amministrativa del locale. “E’ stato lui con la sorella a fare tutto questo – dice la mamma Gianna Mosca - . Sono stati bravissimi. Adesso vogliamo ampliare l’attività”. Lui è iscritto al campionato nazionale paratriathlon e gira l’Italia facendo gare in cui si percorrono 750 metri a nuoto, 20 km di bicicletta e 5 km di corsa. Il suo sogno è diventare competitivo sulla distanza olimpica: 1500 metri di nuoto, 40 km in handbike e 10 km di corsa. “E’ stato il mio preparatore, Federico Sannelli a farmi fare il salto di qualità – continua - . Il prossimo anno punterò tutto sullo sport”.
Nel 2008, proprio in via Torino, perse l’uso delle gambe in seguito ad un incidente. Aveva 17 anni. “Ero in moto, andavo piano – ricorda l’atleta – i rilievi avevano stabilito che non facevo più dei 40 orari. Mi avevano tagliato la strada, facendomi perdere l’equilibrio. Cadendo, ho battuto la schiena sul cemento della panchina. Non fosse stata proprio lì, in quel punto, non mi sarei fatto niente”. E invece, la sua vita cambia e cominciano cinque lunghi anni di buio. La disabilità fa paura, mette in soggezione anche i professori del liceo Giordano Bruno di Torino, la scuola in cui si è diplomato Simone “Ma oggi c’è una sensibilità diversa – dice – forse anche grazie ad atleti come Zanardi”. Intanto si defilano anche le presunte amicizie e gli affetti. La famiglia invece c’è, pronta a sostenerlo. Simone si iscrive al Politecnico di Torino, ma ingegneria è una facoltà tosta. Così, smette di studiare e decide di partire “Ma dovevo provare a me stesso di essere autonomo – prosegue – così sono andato in Thailandia e son stato là per due mesi. Lontano da tutti”. Ritorna a casa forte di un’esperienza indimenticabile. Poi, su facebook ritrova Marianna, una sua compagna di classe all’asilo e poi alle elementari. Una bella amicizia che è diventata con il tempo qualcosa di più. Ormai convivono felicemente a Settimo. Lei lo segue in ogni sua gara “Le persone che mi circondano, soprattutto la mia ragazza, mi hanno fatto capire che la vita è importante. Ma io non voglio essere premiato solo perché sono così. Io voglio vincere. La Maratona di Torino è stata importante perché sono arrivato in fondo. Ma io voglio fare di più, molto di più”. Le sue parole hanno la stessa energia di quelle pronunciate da Fabio Basile prima che partisse per vincere le Olimpiadi nel judo. Anche Simone faceva karate all’Akiyama, aveva vinto parecchio. “Il mio sogno sono le Olimpiadi – conclude Simone - . ma devo migliorare ancora. Io sono un competitivo, voglio andare oltre i miei limiti. E magari arrivare, un giorno, a fare l’Iron Man: 4 chilometri di nuoto, 180 km di bici e 42 di corsa”. Mamma Gianna lo segue con gli occhi mentre Simone raggiunge un tavolo per parlare con delle persone. “Credo ci sia un disegno nella vita per ognuno di noi” dice serena, con un sorriso cinematografico. E l’amore per la vita, spesso, finisce per portarci laddove non avremmo mai immaginato di arrivare.
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