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IVREA. Manovre politiche sulla “fabbrica”?

IVREA. Manovre politiche sulla “fabbrica”?

Anche il consiglio comunale di Ivrea discute della fabbrica dei mattoni rossi costruita da Camillo Olivetti nel 1895. Lo fa perchè è in corso un tentativo di acquistarla portato avanti da una cordata di imprenditori eporediesi coordinata e capitanata da Andrea Ardissone, non come presidente di Aeg Coop, ma per conto dell’Associazione culturale “Il Quinto Ampliamento”.

“Il sindaco accerti - è partito lancia in resta il consigliere comunale Alberto Tognoli - la totale estraneità delle operazioni in corso da qualsivoglia influenza politica e/o di esponenti che rivestono incarichi pubblici. E assuma tutti i provvedimenti necessari a tutela delle valenze di carattere pubblico del bene immobiliare, onde evitare ogni possibilità di alterazione delle sue caratteristiche tipologiche essenziali...”.

Neanche poi troppo velato il dubbio che, in assenza di una posizione dell’Amministrazione comunale, possa succedere l’irreparabile, com’è già capitato con Talponia e con il Centro congressi La Serra. Una paura che fa 90 sia per quel che riguarda il valore simbolico che l’edificio ha per l’intera città, sia per una candidatura Unesco che, come tutti sanno, passa anche da qui.

Di tutta risposta il sindaco ha messo le mani avanti su un’operazione che vede coinvolti due soggetti  privati.

“Manovre politiche? - gli ha risposto alzando più o meno le braccia al cielo - Non ne sono a conoscenza e non conosco i termini della trattativa, perchè non è di competenza dell’Amministrazione comunale. Per quel che ne so c’è un Fondo e la trattativa fa riferimento anche agli spazi vicini per un totale di 26 mila metri quadri....”.

Vero è poi che nel corso degli anni sono già stati messi in atto una serie di vincoli per salvaguardare e valorizzare il patrimonio olivettiano a cominciare da un catalogo dei beni architettonici (risalente al 1997) contenente le norme a cui attenersi  per interventi di mnutenzioni e ampliamenti. S’aggiungono gli ulteriori vincoli della candidatura Unesco e quelli della Soprintendenza che risalgono al 2016.

“La trattativa - conclude il sindaco - è a mio avviso da considerare un percorso virtuoso di imprenditori che vogliono spostare qui le proprie attività. E’ il senso della candidatura Unesco, come occasione di sviluppo...”.

Contento lui e contento pure Tognoli. “Il mio obiettivo - ha ribattuto - era di portare in questa sala, in assoluta trasparenza, un argomento che potrebbe anche determinare sviluppi apprezzabili e condivisibili .

Detto questo e per quel che se ne sa, si sarebbe già siglato un accordo di “due diligence” scadente ad aprile. E “due diligence” signifca che è in corso un’attività di raccolta di informazioni e di valutazione della convenienza alla compravendita dei possibili investitori, che, in realtà non sono noti o, se si preferisce, sono noti solo all’Associazione “Il Quinto Ampliamento”. Da qui parte il gran vociare e sempre da qui la necessità di mantenere il riserbo, non foss’altro che potrebbero essere in corso, anzi siamo certi che ci siano, anche altre trattative.

Dall’altra parte c’è  “Idea Fimit”, cioè il nuovo proprietario subentrato in seguito alle dismissioni immobiliari operate da Prelios nelle scorse settimane. Idea Fimit, giusto per capirci, è un Fondo d’Investimento, tra i cui azionisti figurano DeA Capital al 64.28%, poi Inps al 29.6% e Enasarco al 5.9%.

E se è indubbiamente interessante  tutto questo, allo stesso modo lo è la metamorfosi dell’associazioen culturale Quinto Ampliamento. Da che quasi non se ne conosceva l’esistenza, ad un qualcosa che potrebbe, presto occupare il centro del palcoscenico e pure per molto tempo. Altro che “semplice movimento di pensiero”.Tra i soci fondatori troviamo Confindustria Canavese, Legambiente, Fondazione Adriano Olivetti, Message, Aida Partners, Mercatino e  Sabox. Ma anche l’associazione Pubblico 08 (di Marco Peroni, Dimitri Buracco Ghion, Mario Congiu, Paolo Racca e Francesca Lenzi) e Aeg Coop presieduta da Lorenzo Ardissone.

Nel comitato esecutivo, presieduto dal professor Stefano Zamagni dell’Università di Bologna, figure di un certo livello quali il giornalista Antonio Calabrò. E nel comitato scientifico anche Silvio Barbero vice presidente di Slow Food.

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