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12 Settembre 2017 - 09:33
Enrico Capirone, assessore al bilancio di Ivrea
Ormai è un fatto noto. Il Partito Democratico di Ivrea, a pochi giorni dalla chiusura del tesseramento (previsto per il 22 settembre) e del congresso per l’elezione del segretario cittadino, non sa che fare, nè che pesci pigliare.
Intontito e frastornato, dalle fatiche che lo aspettano da qui alle elezioni comunali in programma, manco a dirlo, nella primavera del prossimo anno, salvo che a Roma non si decida per l’election day, nel quel caso si andrebbe alle urne, ancora prima.
All’apparenza un partito che non ha più la bussola ...
“E’ vero - ammette il vicesindaco Enrico Capirone - la situazione è preoccupante, ma si stanno facendo tutti gli sforzi possibili per cercare di stare uniti. Al congresso dirò chiaramente tutto quel che penso sul futuro del partito e sul futuro della città. Perchè io sono per i congressi fatti alla vecchia maniera. Dove si va e si discute. Oggi a me sembra che il problema più grosso sia di dire le cose...”
E non vi è chi non veda dietro l’angolo l’ultima battaglia di una guerra combattuta lungo un’intera legislatura tra “orlandiani” e “renziani”. Di sicuro, stando ai tam tam, il problema di alcuni, starebbe tutto, ma proprio solo tutto, nella candidatura a sindaco di Elisabetta Ballurio che a Torino è ormai data per scontata, salvo che si facciano le primarie e a quel punto che vinca il migliore.
“La verità? - fa il pesce in barile Capirone - A Ivrea non parlerei di orlandiani e renziani. E’ uno schema che non funziona. C’è una candidatura Ballurio? Che io sappia non se n’è ancora discusso. Prima di fare il nome di un candidato vorrei capire se c’è un programma. Qual è la nostra idea di città. Le persone vengono dopo. Sono vecchia maniera e tendo a ragionare in questo modo…”.
Ed è del tutto evidente che il programma a cui si riferisce Capirone fa riferimento alle cose che il governo Della Pepa ha messo in piedi in questi anni.
“Certo - conferma - Io continuo a pensar a quello che penso e vorrei capire se chi si candida la pensa allo stesso modo. Io non rinnego nulla. Detto questo penso anche che il Pd non sia sufficiente. Non lo è nel Paese Italia e non lo è a Ivrea. Poteva diventarlo. Aveva l’ambizione di divenire un partito molto largo, ma così non è stato...”.
Insomma: i paletti di Capirone salgono già a due. E si comincia dalla condivisione dell’operato della giunta Della Pepa e si finisce con la coalizione.
Sì! Ma con chi?
“Con tutte le forze democratiche, di centrosinistra - aggiunge - E poi io auspico che in città nasca una lista civica di centro, non schierata....”.
E inevitabilmente si ritorna al candidato a sindaco. Chi lo fa?
“Onestamente, con queste basi di partenza, non si può porre il vincolo che il candidato sia del Pd. Tutto dobbiamo fare salvo che assecondare delle ambizioni. Fare il sindaco è mettersi al servizio. Si guadagna poco e si rischia molto. In ogni caso non si può immaginare che si scelga il candidato prima del programma. In passato la pensavo diversamente perché credevo che il Pd rappresentasse un’area più larga. Oggi i numeri ci dicono che le cose stanno diversamente. Dobbiamo prenderne atto con umiltà. Per la scelta del candidato si dovranno trovare quindi delle modalità con le altre forze che comporranno la coalizione...”.
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