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09 Settembre 2017 - 08:37
La richiesta di accatastamento degli immobili rurali, inviate ai cittadini negli ultimi mesi dall’Agenzia delle Entrate, ha messo in stato di agitazione le Valli di Lanzo. Sono numerose le segnalazioni che la delegazione piemontese dell’Uncem - Unione dei Comuni e degli Enti montani - ha ricevuto dai sindaci. Segnalazioni relative alle complessità e ai costi per l’accatastamento.
Nei comuni delle nostre Valli ci sono centinaia e centinaia di ruderi. La sola Viù ne conta 2491, Corio 1327, Usseglio 1124, Lemie 1268, Mezzenile 957, Ceres 1066, Monastero di Lanzo 1122. “Si tratta di immobili con valore pari a zero - spiega Marco Bussone, vice presidente Uncem Piemonte -. L’accatastamento è da un lato complicato, dall’altro richiede costi non indifferenti. I ruderi vengono praticamente considerati come seconde case, non è accettabile”. Le sanzioni peraltro vanno da 172 euro in caso di “ravvedimento operoso” fino a 8.264 euro in caso di ulteriori controlli sugli inadempienti. Non bazzecole, con il rischio che molti privati decidano di non dichiarare il bene, di rimuovere il tetto per non pagare o di abbattere interamente gli edifici. Certo, sono state previste dall’Agenzie delle Entrate alcune deroghe che rendono non necessario l’accatastamento, ad esempio per i “fabbricati che presentano un accentuato livello di degrado”, ma secondo l’Uncem serve maggiore chiarezza. “Questa deroga - sottolinea - può infatti valere ed essere importante per molti borghi alpini in stato di abbandono e di forte degrado, ma da tutelare e non vedere abbattuti o ulteriormente compromessi”. Insomma il rischio, con una impostazione di questo tipo, è che ci rimettano ancora una volta i cittadini e i Comuni.
“È fondamentale prevedere che il ravvedimento venga fatto senza costi a carico dei cittadini, abbattendo i costi per il registro - conclude l’Uncem -. Deve essere agevolato e incentivato il recupero, il restauro, la ristrutturazione dei ruderi e dei borghi. Esistono già gli importantissimi bonus fiscale sulle ristrutturazioni e l’ecobonus, ma non bastano. Possono essere individuati in ciascuna Regione, per esempio dai Piani di Sviluppo rurale, dei nuovi incentivi, con contributi a fondo perduto per il recupero (anche da parte di privati e non solo di Enti pubblici) di immobili all’interno di borghi, da rivitalizzare secondo piani condivisi dai Comuni con la Regione. Le soluzioni per far emergere e rendere noti gli immobili non dichiarati deve essere individuata senza vessare i proprietari, anzi con norme veloci e snelle che agevolino il recupero di chi vuole recuperare, la compra-vendita degli edifici, anche la dismissione e l’abbattimento di alcune situazioni non recuperabili”.
Uncem ha richiesto in una nota inviata alle istituzioni regionali e nazionali, al Ministro Padoan e ai parlamentari piemontesi, una modifica della normativa e dei regolamenti, nonché di definire al più presto un migliore percorso d’intesa con l’Agenzia delle Entrate al fine di agevolare cittadini e comuni.
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