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01 Giugno 2017 - 16:15
Si profila una nuova bufera giudiziaria all’ombra della Reggia. La Procura di Ivrea ha completato le indagini sull’appalto che ha portato all’installazione, nel novembre scorso, di una quarantina di parchimetri nei diversi quartieri di Venaria in sostituzione di quelli precedenti, ormai datati. Un appalto da 350mila euro.
L’ipotesi di reato è quella della turbativa d’asta, stante l’indagine dei pm Lea La Monaca e Giuseppe Drammis. Gli inquirenti, coordinati dal procuratore Giuseppe Ferrando, sono partiti nell’indagine da una denuncia presentata da una parte della minoranza consiliare della Reale, con in testa l’ex candidato sindaco Salvino Ippolito.
E ora vogliono capire come mai in fase di aggiudicazione sia stata presentata dalla società risultata poi vincitrice dell’appalto - la Park It di Perugia - un modello di parcometro, il “Presto 600” che poi non è stato quello effettivamente posizionato a fine dell’anno scorso, visto che quel modello era dotato di tastiera per digitare il codice pin del bancomat, mentre quelli installati hanno solo la possibilità di pagamento con monete e con il sistema “contact less”, ovvero il passaggio del bancomat senza dover digitare alcun codice.
In queste settimane, i carabinieri della compagnia di Venaria hanno perquisito gli uffici comunali e quelli della stessa Gesin - la società venariese che si occupa della gestione dei parcheggi a pagamento nella Reale - per cercare tutti gli incartamenti del bando di gara e della successiva aggiudicazione.
Perché, anche stante la denuncia della minoranza consiliare, l’estensione del prodotto recita il 21 luglio del 2016, quando la determina di affidamento da parte di Gesin sia del 10 agosto.
Non solo. Da Ivrea vogliono fare luce anche su altri “dettagli” non di poco conto che si sono verificati a margine della vicenda o, addirittura, prima dell’avvio dell’iter di affidamento.
A partire dal ruolo di Mario Pace, vice comandante della municipale di Venaria che, stante le accuse della Procura, si sarebbe fatto pagare una notte in un noto albergo di Torino “extra lusso” come il Turin Palace dalla Park It. Perché lo stesso Pace faceva parte della commissione riunitasi per decidere quale ditta dovesse vincere l’appalto. E, sempre lui, è il testimone chiave di un processo per presunte molestie sessuali che ha visto come parte lesa una dipendente di Gesin e, come imputato l’ex ad di Gesin, Antonio Tinozzi.
Così come vogliono che sia l’assessore ai Lavori Pubblici, Giuseppe Roccasalva, a chiarire il perché si trovasse in quell’albergo ad una cena a buffet organizzata sempre dalla stessa Park It.
Al momento non è noto se vi siano indagati e, in caso di ipotesi affermativa, se sia già stata interrogata la commissione giudicatrice e la responsabile unica del procedimento di gara o altri testimoni, tra cui sindaco e assessori competenti.
Roberto Falcone “Ho fiducia nel mio comandante dei vigili e nel suo vice. Ed è superfluo dire che ritengo normale e giusto che di fronte a un esposto la magistratura faccia serenamente il proprio lavoro. Quello dei parcometri è un tema a cui abbiamo già risposto ampiamente in Consiglio comunale, oralmente e per iscritto, fornendo al consigliere Ippolito, che non aveva capito bene le caratteristiche tecniche delle macchine e del software installato, tutte le spiegazioni necessarie. È un giochino da vecchia politica: quando si avvicinano giugno e le elezioni amministrative nei comuni si gonfiano bolle su problemi inesistenti molto distanti dalle necessità dei cittadini. La notte al Turin Palace? Era in atto un evento della Park.It a cui avrei dovuto partecipare anch’io, la presenza dell’assessore è più che giustificata”.
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