Il pane come si faceva una volta... Una tradizione che va perdendosi tra gli impegni e i confort della vita quotidiana. Ma c’è un angolo di canavese, lungo la collina, che sale da Scarmagno verso Vialfrè, dove quell’usanza è quotidianità ancora oggi. Parliamo di frazione Cesare, a San Martino Canavese. Un pugno di case nel verde, tra sentieri, prati e vigne, da cui si apre una vista panoramica sull’anfiteatro morenico. Qui, nel piccolo centro del paesino, le famiglie hanno mantenuto funzionante il vecchio forno comunitario, dove un tempo, quando la fonte di sostentamento primaria era l’agricoltira e non si era ancora alle soglie del boom economico, arrivato tra gli anni Cinquanta e Sessanta, ci si recava a cuocere l’impasto della “mica”, quella grande pagnotta che si conservava a lungo, anche per settimane. E non solo. Il forno comunitario era usato per cuocere fagioli e quaiette, cotenna, costine, cipolle...., e finchè c’erano scarti del maiale da poter mangiare, seguendo alcune ricette tipiche. Infine i dolci, la torta di zucca piuttosto che la crostata di prugne. Le famiglie si organizzavano, a turni, condividendo le informazioni utili. Si comunicava se il forno era abbastanza caldo o non ancora alla temperatura giusta... con grande attenzione perché usare un forno non è semplice e una disattenzione avrebbe potuto comportare guasti difficili da riparare, specie allora con quei pochi sldi che riusciva a procurare la coltivazione della terra. I segreti per usare il forno si sono tramandati fino ad oggi. Ed ogni mese viene acceso per preparare il pane che si conserva per settimane, fino ad esaurimento. “Il primo impasto viene preparato la sera utilizzando farine poco raffinate (tipo 1, 2 ed integrali), in modo tale da fare un pane sì artigianale ma il più possibile genuino e digeribile, utilizzando il lievito madre al posto del lievito di birra. Il mattino successivo il secondo impasto e poi si inforna, controllando con un foglio di carta che la temperatura sia alta al punto giusto e allontanando la cenere con un ramo di ginestra” raccontano Luisa Picco ed il figlio Roberto Cesare. Nella mattinata di lunedì 29 maggio hanno illustrato tutto questo ai ragazzi delle classi quarte della elementare di Scarmagno, giunti in visita, al termine di una passeggiata primaverile attraverso i boschi. I bimbi, accompagnati dalle loro maestre, hanno osservato curiosi e meravigliati la cottura del pane. A ciascuno di loro la famiglia Cesare ha poi consegnato un grissinone a ricordo della giornata. Un’ulteriore visita sarà organizzata nel mese di novembre, nell’ambito della festa patronale di San Martino, quest’anno dedicata proprio alla riscoperta dei forni. Le scuole, sia l’elementare che l’asilo, lavoreranno inoltre su questo tema preparando dei lavori che saranno esposti e visitabile delle sale dell’ex scuola, nel capoluogo, il 12 e 13 novembre. Quello di Cesare, insieme dei due forni situati nell’altra frazione, Silva, sono stati sistemati negli ultimi anni, su iniziativa dei proprietari e con il contributo del comune. E a Silva l’Associazione Ricreativa ha in programma una dimostrazione dell’utilizzo di questo prezioso oggetto, che testimonia la storia della comunità, già nell’ambito della festa di San Grato, domenica 3 settembre.
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