Cerca

TORRAZZA PIEMONTE. Delitto del Procuratore Bruno Caccia: Oltre alla 'ndrangheta c'è Prima Linea

TORRAZZA PIEMONTE. Delitto del Procuratore Bruno Caccia: Oltre alla 'ndrangheta c'è Prima Linea

Bruno Caccia

Un ex militante di Prima Linea è indagato a piede libero, a Milano, per l’omicidio del magistrato Bruno Caccia, procuratore capo a Torino, ucciso in un agguato sotto casa nel  1983. 

Un delitto che è sempre stato attribuito alla ‘ndrangheta: e anche adesso, almeno secondo le carte processuali, gravita attorno alla criminalità organizzata calabrese trapiantata nel Nord-Ovest. 

Perché Francesco D’Onofrio, 62 anni, originario di Vibo Valentia, dissociatosi formalmente dalla lotta armata nel 1987, all’epoca dei fatti avrebbe fatto parte - con un doppio ruolo alquanto inedito - del ‘locale’ di Domenico Belfiore, il boss che per il delitto Caccia è già stato condannato all’ergastolo con sentenza definitiva in qualità di mandante. A pronunciare il nome di D’Onofrio è stato un nuovo pentito, Domenico Agresta, 28 anni, detenuto dal 2008.

In queste settimane l’omicidio del magistrato è l’argomento di un processo contro uno dei presunti esecutori, Rocco Schirripa detto ‘Barca’. 

Il pm Marcello Tatangelo (“con grave ritardo” secondo la difesa) ha tolto gli omissis ai verbali di Agresta

Il quale ha raccontato di una conversazione che nel 2012 ebbe con il padre e un terzo presunto ‘ndranghetista in carcere, dove tutti erano detenuti. “Papà, in dialetto calabrese, disse che furono Rocco e Franco a farsi il procuratore di Torino. ‘Farsi’ è il termine che tra di noi usiamo per significare ‘uccidere’. La cosa non mi stupì: sapevo che erano persone che sparavano. Mi limitai a commentare ‘questa è gente che sa il fatto suo’ e non feci domande. Per noi ‘ndranghetisti approfondire i particolari di un omicidio ha senso solo se ci dobbiamo vendicare”.

Dopo 34 anni il caso Caccia ha ancora dei risvolti oscuri. Il movente non è mai stato chiarito: quello che è certo è che il giudice era noto per il carattere intransigente e la determinazione nella lotta al crimine. L’ipotesi del terrorismo venne esplorata e accantonata (le Brigate Rosse negarono di essere coinvolte) e né Prima Linea né la banda sorta dalle sue ceneri, i Colp, furono mai sospettate.

Secondo l’antimafia torinese, D’Onofrio è pero’ uno ‘ndranghetista almeno dal 2006. 

Un pentito afferma che nell’organizzazione ricopre un grado molto elevato. Ma lui, interrogato una decina di volte nel corso degli anni, nega: “Sono calabrese, ma con quella gente non c’entro nulla. Anzi, sono in dissenso totale. La verità è che ho un passato di un certo spessore: qualcuno di loro dice che sa delle cose su di me, ma lo fa solo per darsi importanza”. Oggi è a piede libero.

D'onofrio è stupito

A stretto giro è arrivata la risposta di Francesco D'Onofrio, 62 anni, ex militante di Prima Linea. Prende le distanze e per bocca dell'avvocatosi dichiara "completamente estraneo a qualsiasi tipo di coinvolgimento nella vicenda".

Sono anni che D'Onofrio - dissociatosi dalla lotta armata nel 1987 - tenta di allontanare da sé le accuse dell'antimafia torinese. In almeno dieci occasioni, di fronte ai giudici e ai pm, ha spiegato di "dissentire totalmente" dalla mentalità, dai metodi e dagli obiettivi della 'ndrangheta. 

"Io sono calabrese come loro - è stata la risposta - e ho alle spalle una storia che mi rende un personaggio. Evidentemente parlano di me per darsi importanza". 

Dichiarazione che non è servita, lo scorso 19 gennaio, ad evitare una condanna a 4 anni e 2 mesi per armi. L'accusa era di custodire dieci kalashnikov. Forse per tenerli a disposizione degli 'ndranghetisti. Ma l'arsenale non è mai stato trovato.

Il pentito di Volpiano

Lo chiamano «Micu McDonald». E' Domenico Agresta, 28 anni, nato a Locri, residente a Volpiano. Otto anni fa, il 16 ottobre del 2008,  è stato autore di un omicidio, a Borgiallo, in  Canavese. Un colpo secco alla nuca di Giuseppe Trapasso, 23 anni, piastrellista di San Benigno. Mentre il cadavere è ancora caldo, «Mc Donald» torna a ballare e a bere champagne al Kiss One di Priacco.  Verrà arrestato tre anni dopo, nell'ambito della maxi operazione Minotauro, grazie alle intercettazioni di alcuni 'ndranghetisti. 

Si trovava a Roma in compagnia del cugino Luigi Marando, figlio di Pasquale Marando, superboss del narcotraffico mondiale ucciso in una faida calabrese a fine gennaio del 2002. 

Suo padre Saverio Agresta entra e esce dalle patri egalere, così come lo zio Antonio Agresta

Sua madre, Anna Marando è sorella di Pasquale, ma anche di Domenico Marando e di Rosario. Questi ultimi – insieme ad Antonio Spagnolo e altri - sono imputati nei processi per l’omicidio di Francesco Mancuso, Antonio e Antonino Stefanelli, avvenuti a Volpiano il 1° giugno del 1997. E nell’omicidio di Roberto Romeo, il testimone scomodo di quella mattanza, ammazzato a Rivalta il 30 gennaio 1998. 

Tutto questo per dire che se Domenico Agresta dovesse dire tutto ciò che sa - anche solo se lo ha appreso in ambienti familiari - potrebbero aprirsi enormi scenari per gli investigatori milanesi e torinese. La ‘ndrina degli Agresta non ha mai avuto pentiti. A differenza dei Marando (falcidiati dalle condanne e dalle faide) e dei Trimboli (ridimensionati dalle lupare bianche e dagli arresti) gli Agresta sono sempre rimasti in piedi e hanno continuato a fare ciò che hanno sempre fatto: droga a palate sotto il cappello della mala calabrese.

Il suo primo banco di prova in un'aula di giustizia arriverà nei prossimi giorni, quando interverrà in Corte d'appello, a Torino, per testimoniare al processo per un altro omicidio, quello dell'odontotecnico Roberto Romeo, avvenuto nel 1998 in una sanguinosa faida di 'ndrangheta. Per il momento l'avvocato Lamacchia, difensore di D'Onofrio, si limita a dire che il suo assistito, in queste settimane, non ha ricevuto alcuna comunicazione dai pm milanesi. 

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori