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01 Febbraio 2017 - 17:23
FOTO A SOLO CARATTERE DESCRITTIVO
Leggere la determina che il 21 settembre scorso sanciva la chiusura definitiva dell’inceneritore di Pont vuol dire farsi un’idea di quanto rapida ed efficiente sia la nostra burocrazia. E si parla solo delle vicende successive al 2007, non di quelle degli otto anni precedenti…
Dunque il 6 dicembre 2007 la Provincia di Torino rinnovava alla LIRI l’autorizzazione a gestire l’impianto. Cinque anni più tardi, il 3 dicembre del 2012, la volturava alla SAFON, subentrata nella proprietà. Dalla fine del settembre successivo (2013) l’impianto smetteva di essere utilizzato.
Nell’estate 2014 la proprietà cambiava di nuovo ed arrivava la GENTAS Italy s.r.l. ma solo il 23 luglio 2015 la Città Metropolitana (nel frattempo succeduta alla Provincia di Torino) ne prendeva ufficialmente atto. A fine marzo (il 25) la GENTAS aveva intanto comunicato, con ammirevole solerzia, che l’impianto era fermo da… un anno e mezzo. Ci sarebbe da chiedersi con quanta frequenza vengano effettuati i controlli, visto che nessuno se n’era accorto.
Passava ancora un altro anno prima che, il 17 marzo 2016, il Servizio di Gestione e Pianificazione Rifiuti chiedesse all’ARPA di effettuare un sopralluogo per verificare se le condizioni dell’impianto fossero tali da consentirne la rimessa in funzione e per verificare dove fossero stati stoccati gli sfridi ed il polverino (ovvero i residui di lavorazione dei laminati) e se fossero stati correttamente smaltiti i rifiuti prodotti dall’attività di incenerimento. I tempi biblici intercorsi fra i vari atti lasciano intendere quanto intelligente sia stata la decisione di abolire le Province senza nemmeno predisporre regole certe per la successione ma sarà solo questo il motivo? Anche in passato le lungaggini burocratiche trionfavano.
L’ARPA effettuava il richiesto sopralluogo il 21 marzo 2016 ed il 12 aprile comunicava di aver riscontrato una serie di irregolarità riguardanti i volumi di rifiuti derivanti dal processo produttivo e presenti in azienda ed i relativi tempi di smaltimento. Accertava anche la presenza di un big-bag quasi colmo di ceneri da combustione dei rifiuti: quest’ultima informazione sarebbe poi stata trasmessa alla Città Metropolitana solo il 20 maggio, insieme al verbale del sopralluogo. Il perché sfugge al profano.
La GENTAS chiedeva proprio allora la revoca dell’autorizzazione (a partire dal 23 maggio) e la restituzione del deposito cauzionale, dichiarando che dal 6 giugno sarebbero iniziate “le attività di scollegamento ed intercettazione del sito di smaltimento” ma anche che il sito di stoccaggio sarebbe stato “mantenuto in funzione in quanto indispensabile al processo produttivo”.
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