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FELETTO. Furto da Dapa, in tre alla sbarra per ricettazione

Diciamo che non avevano brillato esattamente per ingegno… Azzardata la scelta del posto: un esercizio commerciale situato nel pieno centro del paese. Troppi i rischi di essere beccati tra illuminazione pubblica, telecamere e un brulicare di residenti. Rischioso anche il bottino: telefoni cellulari da arraffare buttando mani e braccia in mezzo ai vetri rotti della vetrina. E infatti all’identità dei ladri, o meglio dei ricettatori, si era arrivati praticamente subito. Monitorando gli spostamenti dei telefoni grazie ai codici Imei. Le indagini, operate dalle forze dell’ordine, richiamati da alcuni residenti del centro storico di Feletto, erano scattate immediatamente portando all’individuazione di tre persone imputato oggi, presso il tribunale di Ivrea, appunto per il reato di ricettazione. Sono Toma Ciric, 24 anni (avvocato Pierfranco Bertolino), El Houcine Guessouss, 36 anni (avvocato Marco Stabile), e Riccardo Priolo, 29 anni (avvocato Manuel Peretti. Il processo è cominciato l’altra settimana di fronte al giudice Maria Claudia Colangelo. Sulla sedia dei testimoni la vittima di quel furto avvenuto in piena notte il 19 maggio del 2011. A cinque anni di distanza Dario Bacchini, titolare del negozio di computer e telefonia Dapa, che allora si affacciava sulla piazza del Municipio ma che attualmente non gestisce più, ha cercato di ricostruire nel modo più dettagliato possibile ciò che successe e per cui aveva sporto querela nei confronti di ignoti. “Alle 3.30 mi ha chiamato un signore che abita sopra al locale dove avevo il negozio dicendomi che perché qualcuno aveva spaccato le vetrine e rubato cellulari, schede” ha raccontato Bacchini, 56 anni, a quel tempo residente a Feletto, dove era anche consigliere comunale, ed oggi a Montalenghe. Davanti alla vetrina si trovava la griglia. I ladri dovevano aver spaccato il vetro e da dietro le grate avrebbero infilato le mani, tanto che non erano riusciti a portare via gli oggetti più grandi non sono riusciti a portarle via. “Ho trovato gocce di sangue dentro e fuori il locale perché devono essersi tagliati - ha aggiunto Bacchini -. E in più l’ vicino era presente una telecamera. Ero stato eletto consigliere comunale per cui avevo spinto per la video sorveglianza ed avevo chiesto l’accesso ai filmati”. I carabinieri erano presto risaliti ai detentori di quei telefonini “che accampavano giustificazioni non credibili” come ha riferito uno di loro, interrogazioni in aula. Il processo è stato rinviato al 27 febbraio per sentire altri testimoni.
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