Voleva finire sui giornali. A tutti i costi. Il suo nome a caratteri cubitali sulle copertine. E magari anche un suo primo piano. Per questo - secondo il racconto reso dalle forze dell’ordine - il 5 dicembre del 2014, Michel Lanziello, oggi 21 anni ma all’epoca diciannovenne, aveva chiamato i carabinieri. Per attaccare rissa. Cercava rogne. Alle 4.45 del mattino si era fatto trovare sulla pubblica via, in Piazza Chioratti, in attesa, gonfiando il petto e facendo la voce grossa. Al telefono mentiva dicendo che c’era qualche aggressione in corso, che poteva fornire informazioni e nomi circa vari furti che stavano avvenendo nella zona. Nulla di tutto ciò. In realtà era una nottata tranquilla. Nessun tizio losco in giro. A parte lui… “E’ chiaro che era una scusa. Ha cominciato a spintonarci tanto che abbiamo dovuto pacarlo” è quanto hanno raccontato l’altra settimana i carabinieri della locale stazione, intervenuti dopo quell’insolita telefonata, nel ruolo di persone offese nell’ambito del processo che si sta celebrando di fronte al giudice Maria Claudia Colangelo del tribunale di Ivrea. Lanziello, difeso dall’avvocato Marco Morelli, è accusato di resistenza a pubblico ufficiale. “Che cosa volesse, a dire il vero, non lo abbiamo capito nemmeno noi - hanno precisato i carabinieri nel rispondere alle domande del Pubblico Ministero -, diceva che ci avrebbe sparato in testa perché teneva una pistola nel giubbino o in borsa. Era un ragazzo giovane, diceva che voleva andare sui giornali”.Lanziello era stato poi condotto in caserma ma lì la scena si ripeteva: aggressivo, attaccabrighe. “Sbirri di merda”, urlava. Sputava per terra, lo faceva nella stanza. “Ce lo avevo seduto di fronte e mi è venuto incontro dandomi pugni al petto. Ha dato anche un calcio al collega che ha riportato lieve lesioni al dito e all’avambraccio. Diceva che non dovevamo parlarne con nessuno, nemmeno con i giornalisti o saremmo stati degli infami” è proseguito il racconto di una delle persone offese. Lanziello sosteneva anche di avere una pistola dentro lo zaino a tracolla. “Lo abbiamo perquisito ma non c’era. Diceva che ci avrebbe sparato, che faceva il pugile. L’abbiamo messo in manette, alla fine, anche perché rischiava di essere pericoloso anche per se stesso. Eppure anche ammanettato tirava calci”. Lanziello urlava: “toglietemi le manette pezzi di merda, in giro a me non mi tocca nessuno, è quello che volevo, un po’ di popolarità e vendetemi ai giornali, mettete grande la mia foto”. Alla fine ha ottenuto quello che voleva: sui giornali ci è finito davvero. Eccolo qua! Il processo è stato rinviato al 27 febbraio per la discussione, arriverà dunque la sentenza.
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