Una lite furiosa. Urla, minacce e picconi. Botte da orbi nei pochi metri quadrati di una stalla, tra il fieno, le mosche le vacche. Tra i due fratelli margari che erano arrivati alle mani nella loro azienda a Sant’Anna di Rivarolo, ad avere la peggio era stato il minore, Paolo Gribaldi. Attaccato con violenza dal più grande, Marco Gribaldi, aveva riportato un trauma alle orecchie. Lesioni, da certificati medici, giudicate guaribili in dieci giorni. Ebbene sì. Paolo, classe 1978, e Marco, classe 1974, si erano attaccati per la morte di una mucca. Quando il fratello maggiore l’aveva vista accasciata a terra, senza vita, il 7 febbraio di quattro anni fa, non aveva esitato a puntare il dito, ad afferrare il più fratello piccolo per la testa, per i lobi delle orecchie, stringendoli talmente forte da cagionargli un gran male, quasi fino a strappargliele. Un putiferio che aveva richiamato immediatamente gli altri familiari, impegnati in altre mansioni in altri luoghi della cascina. Nessun modo di tornare alla serenità. Erano seguite denunce reciproche ed un processo penale, per lesioni aggravate da un lato, per la presunta detenzione di una pistola a pressione dall’altra, a carico di entrambi, terminato solo la settimana scorsa. Il giudice Maria Claudia Colangelo del tribunale di Ivrea ha assolto Paolo (difeso dall’avvocato Franco Papotti) “perché il fatto non sussiste”. Ha invece condannato Marco (difeso dall’avvocato Mauro Pianasso) a sette mesi di reclusione, pena convertita con condizionale al pagamento di ben 52mila euro da versare in sette rate. Il giudice ha concesso, però, la non menzione nel casellario giudiziario ma ha condannato l’uomo anche al risarcimento dei danni con una provvisionale di 2mila euro. Una lite, quindi, che è costata cara. Carissima. Scoppiata, per altro, nell’ambito di ruggini che a tempo riguardavano proprio la spartizione del patrimonio della famiglia. Alla fine Marco, con una pena così abbondante, rischia di trovarsi a bocca asciutta, danneggiato dalla sua stessa irruenza. I due fratelli - è quanto hanno permesso di ricostruire le testimonianze - vivono nell’azienda agricola del papà. Con la differenza che Paolo è rimasto a vivere qui, lavora con lui, mentre Marco sta cercando di rendersi autonomo. In questo contesto, tra questioni anche di natura patrimoniale, in famiglia da tempo si litigava ed evidentemente - visto che nessuno dei due ha ritirato la denuncia - si litiga ancora oggi. Tra dispetti e litigi, dunque, si era verificato anche questo episodio finito agli atti della procura di Ivrea, che aveva chiesto il rinvio a giudizio. Marco aveva assalito Paolo, poi anche Marco aveva denunciato Paolo ventilando la presenza pistola che non è stata dimostrata. In aula sono stati interrogati il papà e la mamma, la moglie e il figlio di Marco. E a proposito del ragazzo, Davide Gribaldi, il giudice di inviare gli atti alla procura. Il giovane, il quale aveva fornito una versione tutta a sostegno del padre, potrebbe ora finire nei guai per falsa testimonianza.
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