Sarà stata anche un’esagerazione. Ma che fa capire quando fu difficile e pesante la situazione. “In quei mesi arrivai a ricevere 100mila telefonate…” ha raccontato, venerdì mattina, davanti al giudice Mariaclaudia Colangelo del Tribunale di Ivrea, G.P., una quarantenne che nel 2013 denunciò l’ex compagno. Per lei la separazione era diventata in incubo. Lui la chiamava e, soprattutto, le inviava continuamente messaggi. Insulti e minacce. A tutte le ore del giorno e della sera. Alla fine la donna si era rivolta ai carabinieri. Oggi Enrico C., classe 1979 e residentea Strambino, è finito alla sbarra, accusato dei reati di ingiurie e minacce ma il Pubblico Ministero Roberta Bianco, in seguito all’udienza dell’altra settimana, sta valutando di riqualificare addirittura il reato come stalking. I fatti risalgono al gennaio del 2013 e ai mesi a seguire. “Ci siamo separati in quell’anno - è quanto ha raccontato la persona offesa, che si è anche costituita parte civile al fine di ottenere un risarcimento danni -. C’è stata una tortura da parte sua, non mi lasciava in pace un attimo, giorno e notte, ricevevo messaggi di ogni genere, con scritte oscene, si presentava sotto casa, mi spiava”. In poco tempo G.P. era arrivata a cambiare ben sei utenze telefoniche. “Mi scriveva che le mie figlie non meritavano una madre come mei… e non vorrei nemmeno ripetere quali parole mi trovavo a leggere al cellulare - ha proseguito il racconto, rispondendo alle domande del Pubblico Ministero Roberta Bianco -. Inizialmente minacciava di non farmi vedere le due ragazze, ha messo il nostro rapporto in conflitto. Mandava messaggi anche usando telefono delle ragazze o usando applicazioni su internet. Io davo a loro il mio nuovo numero, e lui subito ne veniva in possesso. E’ stata dura, ho recuperato il rapporto con le mie figlie solo grazie agli assistenti sociali mentre lui non ne ha voluto sapere di farsi aiutare”. La donna aveva presentato più denunce, a partire dal luglio di quell’anno. Tormentata da quell’uomo, esausta. Era riuscita a rifarsi una vita, con un nuovo compagno, residente a Caluso. L’ex aveva reagito in modo ancora più aggressivo. “Mi recavo da un’anziana coma badante a Caluso e lui sospettava mi vedessi col nuovo compagno e mi scriveva insultandomi - ha precisato la persona offesa -. Frasi come: “Quando vai a Caluso stai attenta quando esci da quella via”. Nell’arco di tre mesi sono stata costretta a cambiare sei numeri di telefono perché ricevevo 50 messaggio ingiuriosi al giorno, al mattino presto, a qualsiasi ora. Inizialmente rispondevo in maniera abbastanza pacifica, poi ho iniziato ad ignorarli”. Soltanto nel mese di giugno i carabinieri, che avevano avviato le indagini, avevano registrato 473 messaggi inviati. Solo il 25 luglio, come ha esposto il Maresciallo Bolzan, risultano 7 sms da un numero e 12 da un altro Un’esagerazione. Roba da non vivere più. “Lui ha un carattere un po’ particolare, è possessivo e prepotente - ha precisato la donna -. Da un anno e mezzo per fortuna non ricevo più suoi messaggi o telefonate”. La sentenza nei confronti Enrico C. verrà pronunciata il 13 gennaio, data a cui il giudice ha rinviato il processo, anche per l’esame dell’imputato.
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