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VIDRACCO. Truffa a una ditta di liquori. Condannato agente

Sei mesi e 300 euro di multa. E’ questa la condanna pronunciata dal Tribunale di Ivrea  nei confronti di un agente accusato di aver truffato una ditta di liquori della Valchiusella. Una sentenza più lieve rispetto alle richieste del Pubblico Ministero (dieci mesi di reclusione. Alla sbarra, imputato per truffa e falso in scrittura privata, si trovava Maurizio Cagnolati, classe 1954, difeso dall’avvocato Nicola Termanini del foro di Modena. L’uomo dovrà anche corrispondere un risarcimento del danno, da quantificare in sede civile, a favore della Compagnia dei Caraibi, azienda eporediese che si occupava della rivendita di superalcolici, la quale si era costituita parte civile con l’avvocato Gian Piero Ragusa. Secondo la ricostruzione, la società eporediese aveva stretto un accordo, tra il 2011 e il 2012, mai onorato dal fornitore, la ditta emiliana Arnolfini: avevano stabilito che a carico dell’acquirente ci fosse anche l’obbligo di fare promozione commerciale, tramite eventi, serate di presentazione, depliant. Un accordo in base al quale ciò che ditta avrebbe speso per attività di promozione sarebbe stato pagato al cinquanta per cento dalla Arnolfini e al cinquanta per cento dalla Compagnia dei Caraibi. Per ogni due ore a bottiglia, in sostanza, avrebbero pagato un euro a testa. Invece tutto era piombato sulle spalle del fornitore. Questo perché in un’occasione, quando la ditta aveva presentato una rifatturazione di 56mila euro, aveva allegato, a giustificazione, fatture per il doppio, di cui una grande percentuale erano fatture della ditta Dronkble, poi risultate false, per circa 95mila euro. Mentre la Drinble, in realtà, aveva firmato solo due fatture reali per circa mille euro e poco più. Anche quest’ultima era cascata dal pero, non ne sapeva nulla. Ha verificato e dichiarato di non aver mai compilato quelle fatture , presentando a sua volta un esposto alla Guardia di Finanza. “Sono soddisfatto della conclusione del processo - commenta l’avvocato Ragusa - nella misura in cui è stata riconosciuta la responsabilità del legale rappresentante della ditta Arnolfini che, in seguito a legami che si sono protratti nel tempo, ad un certo punto ha preso provvedimenti. La truffa era evidente perché sono state falsificate fatture di una ditta terza”.
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