Ormai da giugno del 2014 lo psicologo-psicoterapeuta dell’associazione Psicopoint Diego Menchi si batte per evitare che venga approvata la Dgr 30, la delibera regionale che tratta del riordino della rete dei servizi residenziali della psichiatria. Tutto ha inizio negli anni 2011-2012, in seguito ad alcuni tavoli tecnici a livello di Asl che nel luglio 2012 costituiscono un gruppo regionale per il riordino della “Residenzialità Leggera” per persone con problemi di salute mentale. Dopo svariate peripezie viene prodotta una proposta di deliberazione a firma Burzi-Vignale, due consiglieri regionali, ritirata a fine 2013 in seguito alle pesanti critiche ricevute dagli addetti del settore e ad altre ragioni tecniche e burocratiche. All’inizio del 2014, comincia a circolare una nuova versione della deliberazione, considerata dalle associazioni e dagli addetti del settore, ancora peggiore delle precedenti, tanto che Menchi fece una denuncia. Nel 2015 provano a riproporla di nuovo ed ecco che fioccano i ricorsi al Tar per bloccare la delibera, con tanto di manifestazioni e proteste da parte di associazioni e comitati per la salute mentale, come l’associazione settimese +Diritti, sempre presente, con lo striscione: “Voglio il diritto di vivere: Residenzialità=dignità=società”, che ha portato anche durante il consiglio comunale settimese di luglio 2015 in cui si è portato all’attenzione del comune il problema. La nuova versione della Dgr 30 di settembre 2016 sarà oggetto nelle prossime settimane del parere della IV Commissione e del voto della Giunta Regionale. Le proposte nella Dgr 30 che non vanno giù ai genitori, ai comitati, alle associazioni per la tutela delle persone con problemi mentali sono diverse. La differente ripartizione della spesa delle rette, che prima era in carico principalmente alla Regione e che ora, secondo la delibera, verrebbe spostata anche su comuni e famiglie. I gruppi appartamento, stando alla delibera, dovrebbero avere nuovi requisiti strutturali e architettonici, con lavori a carico dei gestori, che non tutti possono permettersi, ciò potrebbe causare lo spostamento del 50% dei pazienti in strutture isolate dalla città con circa 20 persone all'interno. Inoltre, la delibera prevede il ridimensionamento dell’organico, con una prevalenza di personale socio-assistenziale e una diminuzione di psicologi e psicoterapeuti, ciò comporta l’andare verso un lavoro più di assistenza e “badanza” che non di ricerca di un percorso terapeutico adeguato. I Gruppi appartamento, di norma ospitano da 3 a 5 persone che stanno sviluppando un percorso di riabilitazione e cura all’interno del tessuto sociale e non isolati in comunità immerse nel verde delle colline. Ogni appartamento vede la presenza di operatori in funzione delle singole necessità. Alcuni sono coperti per otto ore o più al giorno, in altri gli operatori passano due o tre volte alla settimana. Tutto, insomma, dipende dal progetto individuale dei pazienti. Gli operatori hanno riscontrato nei pazienti dei gruppi appartamento dei miglioramenti. Con la Dgr 30 i pazienti, invece, rischiano di essere trasferiti fuori dal territorio cittadino, dove esistono tutti i gruppi appartamento, in quanto potrebbero essere considerati non a norma, verso le colline della provincia, in strutture a norma, in grado di ospitare circa una ventina di persone. Di fatto, come sostiene Menchi e la maggior parte delle persone contrarie alla delibera, dei “Piccoli Manicomi” o "Minicomi" con scarso personale prevalentemente socio-assistenziale.
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