“Panino sì o panino no, questo è il problema?” Ormai da qualche mese va avanti a Torino una battaglia portata avanti dalle famiglie per far portare ai propri figli il pasto da casa e ovviare così all’aumento delle tariffe della mensa. Martedì 13 settembre il tribunale di Torino ha rigettato il reclamo presentato dal ministero dell’Istruzione contro l’ordinanza del giugno scorso della Corte d’Appello che riconosceva il diritto agli studenti di portarsi il pranzo da casa e consumarlo nel refettorio con i compagni. La situazione per ora non ha avuto effettivi risvolti nelle scuole settimesi, che, per ora, hanno adottato la “vecchia organizzazione” della mensa scolastica, ma è un tema molto caldo e su cui tutti, mamme, docenti, responsabili scolastici, vorrebbero capirci di più. “Sarà il Miur a farci sapere se ciò che potrebbe avvenire a Torino, succederà anche nelle nostre scuole- spiega Natalino Pastore, presidente del consiglio di istituto Settimo IV-. Per ora abbiamo proceduto con l’organizzazione vecchia, chi rimane a scuola mangia in mensa il cibo preparato dalla ditta e chi non mangia in mensa va a mangiare a casa. Ad inizio anno non abbiamo avuto richiesta da nessun genitore di portare il pasto da casa. In base a ciò che stabilirà il Miur e alle possibili richieste che potrebbero arrivare si vedrà il da farsi. Personalmente non ho niente contro questa possibilità ma il pasto da casa deve essere regolamentato, quindi gli insegnanti, il personale addetto alla mensa dovranno avere delle indicazioni precise da parte del Miur, capire bene di chi siano le responsabilità, che noi ora possiamo attribuire alla ditta ma con il pasto da casa no. Il nostro interesse è quello di non procurare danni nei nostri bambini e ragazzi. La mensa è un momento di socializzazione e di ricreazione e abbiamo sempre fatto in modo che nessun bambino si sentisse escluso, preso in giro. Questo può rischiare di creare una suddivisione tra i bambini che mangiano il cibo della mensa e quelli che se lo portano da casa che potrebbe portare anche a difficoltà logistiche. Senza contare che se un bambino fa assaggiare al compagno quello che porta da casa e quest’ultimo si sente male, di chi è la responsabilità? Per questo chiediamo che, se dovesse passare l’iniziativa del cibo da casa anche qui a Settimo, devono esserci norme chiare su come il personale scolastico si deve comportare”.
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