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VENARIA. La mozione non passa Antonella D’Afflitto resta

Antonella D’Afflitto rimane al suo posto, continuando ad essere l’assessore alla Cultura, allo Sport e all’Istruzione di questo Comune.

La mozione di sfiducia presentata, sotto forma di emendamento, da parte delle minoranze consiliari - per una volta unite - è stato rigettato al mittente con 12 voti contrari e solo 9 a favore.

Una mozione dove si chiedeva la testa dell’assessora dopo le divergenze di pensiero e di modus operandi su Fondazione Via Maestra, sulla nomina del Cda dello stesso Ente, dopo le dimissioni dei componenti del Collegio dei Fondatori ma anche per quanto fino ad oggi fatto in ambito culturale e che tante polemiche ha creato. In primis sulla vicenda degli Stati Generali delle associazioni.

E dire che fino a domenica sera, più di un consigliere di maggioranza era propenso a votare la sfiducia. Perché è inutile girarci tanto attorno: fra maggioranza e l’assessora c’è stata più di una divergenza di pensiero. Ma poi qualcosa è successo.

Cosa? Per Pino Capogna ci sono state “delle pressioni, alla pari di quelle che ha ricevuto la De Biase per dimettersi. Vi state comportando come la vecchia politica, prendendo in giro, mancando di trasparenza e con comportamenti beceri. La maggioranza ha più volte chiesto la testa dell’assessora. Ma forse i senatori romani hanno fatto cambiare idea al riguardo. Perché voi non siete santarellini, e quando vi brucia il deretano…”.

La mozione di sfiducia, per Fosca Gennari, è “un passo inevitabile, visti che i pasticci di questi mesi sono tutti nati per quanto fatto dall’assessora. Inutile girarci attorno”.

Per Tinozzi la situazione è “tragicomica. La De Biase si è dimessa perché non ha voluto chinare il capo, perché ha una testa. Voi di maggioranza siete delle comparse prive di dignità e di coraggio. Perché lo sapete benissimo che questo assessore non vi rappresenta e non rappresenta la città, ma non avete il coraggio di dare atto a quanto dite fuori da quest’aula. Perché fuori siete sempre pronti a dire che non la volete, ma qui state ritrattando”.

E se per la Schillaci “dietro alla D’Afflitto c’è il nulla”, per la Andreotti “la mozione di sfiducia si sarebbe dovuta fare verso il sindaco, unico artefice di questa situazione”, mentre per Mercadante “gli errori commessi da Falcone sono figli degli uffici comunali, inducendo il sindaco a sbagliare”: e dopo essere professore, ora è pure avvocato.

E poteva mancare il pensiero di Ippolito, antagonista al ballottaggio di Falcone? “La D’Afflitto lavora, nel bene o nel male lavora. La colpa di Fondazione è di Falcone, che sta combinando un bordello senza precedenti ma non ha il coraggio di ammetterlo e di fare qualche passo indietro. Ma se fossi stato io al posto suo, cosa sarebbe successo? Mi avrebbero messo a testa in giù??”.

La difesa di Falcone

Con una maggioranza ridotta all’osso, a difendere l’assessora D’Afflitto ci ha pensato lui, Roberto Falcone. Colui che un anno fa l’aveva portata a Venaria, folgorato sulla via di Damasco per la sua bravura ad organizzare la “Cena in Bianco”.

Ovvio che lo ha fatto lui, potrebbero dire i maligni, dato che una parte della maggioranza sotto sotto quelle dimissioni le voleva per davvero.

E Falcone, incazzato come poche altre volte, è partito in quarta dicendo che la mozione è “piena di falsità, dove si legge che si esprime un giudizio negativo circa l'operato del sindaco e dell'assessore competente la cui condotta non lecita è poco trasparente. Sono accuse vergognose che rigetto al mittente. È ora di finirla di scrivere delle falsità di questo tipo perché non c'entrano niente con il contesto della mozione, portano fuori strada e sono oltretutto infamanti per le persone”.

Poi è entrato nel dettaglio della mozione, precisando come la D’Afflitto “non abbia deleghe in merito alla Fondazione e che non è mai intervenuta con potere di voto all'interno delle riunioni del Collegio dei Fondatori”.

Eppure il dimissionario Puonzo più volte ha rimarcato la sua presenza all’interno del Collegio, quasi a voler far vedere la sua presenza a chi non la poteva vedere.

“Ci si sta accanendo su una figura che probabilmente dà fastidio per motivi politici - prosegue Falcone - Forse perché la Giunta e gli altri assessori hanno operato bene. In questo anno abbiamo realizzato cose delle quali c'è lista, c'è traccia e delle quali i consiglieri di maggioranza sono al corrente”.

Sulla modifica dello Statuto, il sindaco precisa come “il percorso non sia stato ancora portato a termine, e si continua a dire che abbiamo bypassato la commissione competente. Ma assolutamente non è successo niente di tutto questo”.

Sul parere legale criticato dalle minoranze perché “di parte”, il “Sindaco Bob” ha spiegato come “quello sia stato redatto da professionisti. La lettera della Regione? Non ha potere giuridico di stabilire se un Cda sia anomalo, nullo o che altro. Ha semplicemente detto che non ha provveduto a iscrivere un presidente e un Cda perché è in attesa di informazioni che per altro sono state infatti fornite. E ricordo come la Camera di Commercio, nella visura camerale di maggio, abbia provveduto a iscrivere il presidente del Cda senza problemi. Ma non c’è buona fede né l'intenzione di andarle a leggerle e andare a trovarle, queste informazioni”.

Per difendere l’operato della D’Afflitto, Falcone ha ricordato le diverse manifestazioni fatte durante l’anno. Come “Libraria” ma anche la “Festa delle Rose”, “dove abbiamo attirato in città 50mila persone e sono state aggiunte delle attività che non esistevano, perché semplicemente si è pensato di farle, perché semplicemente ci sono delle persone che sono riuscite a farle e che evidentemente non si è riusciti a fare precedentemente per diversi motivi, forse politici, di organizzazione, di competenza”.

Per Falcone, con questa mozione “si sta danneggiando quelle attività che sono state fatte sulla Fondazione con ricaduta sulla città. A rimetterci non sono i consiglieri, non siamo noi qui all'interno di questo consiglio, ma sono i cittadini”.

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