AGGIORNAMENTI
Cerca
10 Agosto 2016 - 09:59
Ora il caso è finito in Procura ma a Pont se ne era parlato da subito e, una volta tanto, la “vox populi” coincideva con la “vox veritatis”.
La vicenda è tristissima: un pensionato ottantenne impalmato dalla badante di cinquant’anni e, nel giro di pochi mesi, spolpato delle sue risorse, diventato ospite sgradito nella propria casa e finito all’ospizio.
Giuseppe B.C. e Lacramioara Lungu, priva di risorse ma ben fornita di figli e nipoti, si erano sposati nel 2012, lasciando dietro di sé una scia di commenti negativi: commiserazione per lui, disprezzo per lei.
Tutti prevedevano come sarebbe finita; la sorpresa sono stati i tempi: brevissimi.
Inutilmente i conoscenti lo avevano messo in guardia, anche in maniera brusca: come accade alle persone ingenue, che hanno vissuto un’esistenza piatta e banale, magari piena di sogni mai realizzati, basta poco per far scattare la molla dell’illusione.
Sembra che l’uomo si fosse poi ricreduto ed avesse espresso dei dubbi ma ormai la decisone era presa e non aveva avuto il coraggio o la forza di tirarsi indietro. Intanto aveva acquistato un alloggio e lo aveva intestato ad entrambi: nulla di pretenzioso ma pur sempre un bel regalo per chi non possedeva nulla.
Aveva cointestato anche i conti e, da quel momento, l’intraprendente signora era diventata un’accanita frequentatrice dell’ufficio Postale: “per prelevare” insinuavano tutti ed era la verità. In un battibaleno la casa si era riempita di parenti, alcuni già abitanti a Pont, altri venuti appositamente dalla Romania.
E lui, l’ex-operaio che aveva lavorato e risparmiato per una vita senza concedersi lussi né soddisfazioni?
Si lamentava con quelli che incontrava per strada: “Pago tutto io, mantengo l’intera famiglia e mi tocca dormire da solo in una stanzetta”.
E’ finito all’ospizio, prima a Frassinetto poi a Pont, in uno stato d’animo facilmente immaginabile.
La conduzione della vicenda, da parte della donna, è stata talmente sfacciata che è intervenuto con una denuncia il sindaco di Pont Paolo Coppo, che aveva celebrato il matrimonio: a lui si è infatti rivolto il raggirato per chiedergli aiuto. Ora la vicenda è in mano alla magistratura: la perizia psichiatrica, com’era prevedibile, lo ha definito “persona suggestionabile”.
C’è da sperare che si vada fino in fondo, anche per dare un segnale di presenza delle istituzioni di fronte ad un fenomeno in preoccupante espansione.
Il caso di Pont non è il primo di questo genere ma fa parte di una casistica ormai consolidata. Le vicende che vedono come protagonisti da un lato le badanti o donne di servizio straniere (per lo più dell’Est europeo) e dall’altro uomini italiani di varia età e condizione sociale, sono ormai troppe per poter essere liquidate come eccezioni.
I casi peggiori sono ovviamente quelli degli anziani ma ad essere colpiti sono anche uomini più giovani: scapoli incalliti o padri di famiglia, tutti alle prese con la crisi della mezza età e tutti in buone condizioni economiche, che buttano all’aria le certezze acquisite per lanciarsi in un vicolo cieco. La reazione istintiva, in questi casi, è un “peggio per loro, se la sono cercata!”.
Il che è giusto ma non tiene conto dei famigliari incolpevoli che ci vanno di mezzo e che, oltre a dover subire il trauma emotivo dell’abbandono, si ritrovano spesso catapultati in povertà da un giorno all’altro. E non tiene nemmeno conto del fatto che la propensione di una vittima a cadere nel tranello non giustifica la malvagità di chi ne approfitta.
Di questo dramma sociale si parla molto tra la gente e poco o per nulla su giornali e televisioni perché si tratta di un argomento politicamente scorretto, perché si rischia di essere tacciati di razzismo ed anche di insensibilità verso le esigenze affettive delle persone anziane.
Persino una recentissima sentenza della Corte Costituzionale ha bocciato la legge che poneva dei limiti alle pensioni di reversibilità riaffermando il “diritto all’affettività” per le persone anziane. Certo che ne hanno diritto ma questo non cancella l’esistenza di gravi abusi, che danneggiano per primi proprio i detentori di questo diritto: se si era arrivati a legiferare sulla materia, qualunque fosse il governo in carica, vuol dire che il problema esisteva ed era sentito.
Negare un fenomeno reale per paura di apparire razzisti è l’altra faccia della medaglia del Pregiudizio: se da un lato ci sono gli xenofobi, dall’altro troviamo i buonisti a tutti i costi, per i quali gli immigrati sono sempre buoni e sfruttati e gli italiani sempre cattivi e sfruttatori. Entrambi ragionano per schemi precostituiti. Negando l’evidenza, tuttavia, non solo si lascia incancrenire un fenomeno che è causa di instabilità sociale ma si fa del male alle tanti badanti rumene che, loro sì, accudiscono i propri assistiti con affetto e sollecitudine, lavorando magari in nero per quattro soldi: sono le prime a subire le conseguenze di una cattiva fama che finisce per coinvolgere tutte le loro connazionali. Del resto ha senso utilizzare il termine di “Razzismo” quando si parla male di una popolazione dileggiandone l’ aspetto fisico, le capacità intellettive, le qualità morali mentre le avventuriere di cui stiamo parlando sono giudicate da tutti belle, intelligenti ed ottime affariste; l’unica cosa di cui mancano sono i valori. Perché questa tipologia di donne senza scrupoli è così diffusa proprio tra le immigrate provenienti dalla Romania? L’argomento meriterebbe ricerche sociologiche approfondite ma si può ipotizzare che la società in cui sono cresciute le abbia profondamente segnate: dallo Stato di Polizia di Ceaucescu alla corruzione imperante del post-comunismo, intere generazioni sono venute su senza principi e con l’unico obiettivo di pensare a migliorare la propria situazione, senza guardare in faccia nessuno e senza fermarsi di fronte a niente. Un paese come l’Italia, che oscilla perennemente tra inutili rigorismi e lassismi senza regole e dove troppi cittadini si credono così furbi da non poter essere raggirati da nessuno, costituisce un terreno di caccia perfetto per donne del genere. Non s’invochi, in questo caso, la solidarietà di genere: chi agisce in modo spregevole va condannato, uomo o donna che sia. Il fenomeno dei matrimoni di convenienza non è certo nuovo ma è cambiato nel tempo: le ragazze che in passato approfittavano della loro bellezza per convolare a nozze con un uomo più anziano e benestante attuavano uno scambio in un certo senso paritario e si preoccupavano almeno di salvare le apparenze. E’ triste dover tessere l’elogio dell’ipocrisia ma persino l’ipocrisia è meglio del dileggio.
Edicola digitale
I più letti
Ultimi Video
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.