Bot Sartor non la conta affatto giusta. Sosteneva, un mese fa, di non aver potuto impedire l’insediamento dell’azienda Darkem a Scarmagno. Di non aver potuto firmare ordinanze ad hoc perché “bloccato da enti superiori”. Insomma, sosteneva di aver fatto tutto il possibile solo che “c’erano indagini in corso”. “Ma non posso dire nulla, non posso dire nulla, è tutto secretato...”. Questo è quanto aveva riferito al consiglio comunale che si era tenuto venerdì 24 giugno nel salone di Vicolo Gaio, su precisa richiesta della minoranza, la quale aveva presentato, e poi ritirato, una mozione di sfiducia. Adriano Grassino e Paolo Puppato avevano preso tempo per avere le risposte a diverse domande sull’atteggiamento avuto dall’amministrazione comunale a riguardo dello stabilimento esploso il 30 maggio. Che cosa ha impedito a Bot Sartor di intervenire? A dire il vero l’atto che lui aveva menzionato, citando anche il numero di protocollo, consiste, state bene a sentire, in una lettera del commercialista dei D’Arco (titolari della Darkem) il quale dice in sostanza, “guardate che non vi pagheremo più le tasse”. Che bisogno c’era di tergiversare, di trincerarsi dietro tanti “non posso fare”, “non posso dire”. Bot Sartor, invece che raccontar frottole, avrebbe forse fatto meglio a dirlo chiaramente che “forse non ho fatto tutto ciò che era possibile prima ma ora mi sto dando da fare per rimediare”. E invece no. Ecco perché la minoranza, giovedì scorso, ha riproposto la mozione, bocciata dai quattro consiglieri di maggioranza (il sindaco si è astenuto). “L’assenza di provvedimenti - è andato all’attacco Puppato - ci viene venduta come “la Procura ci blocca”, poi non ci vengono consegnati gli atti… con fatica siamo riusciti ad averli. Non c’è un pezzo di carta a protocollo del sindaco verso polizia locale o verso le forze dell’ordine. Allora come può un sindaco sostenere e dire che tutti gli enti tengono sotto controllo con continuità la situazione?”. Dalla maggioranza Giuseppe Zacchia si è inalberato. Il vice sindaco Elio Bessolo ha accusato l’opposizione di sfruttare la situazione: “voi vitate il Tuel sulle funzioni del sindaco ma noi siamo cittadini di Scarmagno come tutti e non eravamo contenti che quelle persone si insediassero nel nostro comune, un conto è stare all’opposizione ma il problema principale è che voi volete cogliere l’occasione per attaccare la maggioranza e il vostro scopo è nient’altro che mandarci a casa per poter vincere”. Pier Luigi Bot Sartor ha cercato, ancora, di ripararsi dietro il “piano delle performance” del 2015 che inseriva tra le voci il monitoraggio delle attività produttive insalubri con controlli periodici. Ha ribadito di aver ricevuto minacce dai D’Arco ma di non aver voluto sporgere denuncia. “Noi riteniamo di esserci comportati correttamente - ha ribattuto ancora Puppato -. Il sindaco diceva che era la Procura e invece era un commercialista e in un anno non avete mandato una volta la polizia locale a controllare. Tacciarci come degli approfittatori è subdolo”.
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