Se ne discuterà in modo più approfondito al consiglio comunale di venerdì 29 luglio. Ma, intanto, i due progetti di pec relativi uno alla frazione Vesignano e l’altro alla Casa di Riposo “San Francesco”, sono stati anticipato giovedì nella commissione pianificazione territoriale, convocata dall’assessore all’urbanistica Francesco Diemoz. Presente, per entrare nel dettaglio tecnico, la geometra Leone, funzionaria del settore urbanistica e territorio. La domanda è questa: che cosa otterrà il comune di Rivarolo in cambio della concessione al trasferimento delle varie cubature? Marina Vittone di “Rivarolo Sostenibile” lo ha richiesto più volte giovedì sera. Per quanto riguarda la frazione è prevista la suddivisione in due sub ambiti di un pec unitario che permetterebbe così ad un privato di cominciare a costruire subito, dato che non tutti i proprietari (la ditta Surace più tre privati) sono d’accordo a partire con la realizzazione del piano. In cambio il comune otterrebbe opere di viabilità. Ma sarebbe una viabilità monca rispetto alla previsione di riuscire a congiungere via Salassa con via Cavaletto, proprio per il fatto che ne comincerà un pezzettino che lascerebbe una viabilità cieca con spazio di manovra per girare e tornare indietro. Il secondo pec, prevede di trasferire la capacità edificatoria da un’area verde ad altra area e il comune ne ricaverebbe un giardino pubblico e alcuni parcheggi dando corso a quanto previsto dal prgc generale. Beh, non un semplice giardino…. “Vorremmo realizzare - anticipa Diemoz - un parco fruibile dalle persone anziane della casa di riposo e dai bambini, sarebbe un piccolo esperimento di integrazione a carattere generazionale”. Le minoranza (presenti Marina Vittone, Alessandro Chiapetto del M5S e Aldo Raimondo di “Riparolium”) hanno però anche domandato quale fosse l’urgenza tanto da convocare non solo, in modo inusuale, una commissione alle 21 di sera, ma da non attendere l’inserimento nella variante generale al prgc. Per il comune, infatti, non c’è alcun obbligo di utilizzare l’articolo 17 ai sensi di legge 56/77, ovvero varianti semplificate. Strumento che, per altro, veniva già utilizzato durante l’amministrazione Bertot. Sappiamo com’è andata. L’area del Vallesusa, su cui è stata applicata la medesima normativa che verrebbe applicata a Vesignano, è oggi una “terra di nessuno”: i privati non hanno ceduto le aree al comune, non si capisce chi debba aggiustare l’illuminazione o riparare le buce. C’è dell’altro. Il certificato antimafia della ditta Surace non è ancora arrivato sforando ampiamenre i termini di legge, ed il comune ha inserito un articolo in autotutela dicendo che se dovesse arrivare qualche interditiva antimafia, tardiva rispetto all’assunzione di delibera di consiglio comunale, prenderà i dovuti provvedimenti.
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