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19 Luglio 2016 - 11:41
"Sono accuse ingiuste. Di sicuro ricorreremo in Appello. Ricorreremo finché ce n'è". Così Fanco Debenedetti, condannato dal tribunale d'Ivrea in primo grado a cinque anni e due mesi di carcere per il processo sull'amianto all'Olivetti, in un'intervista al Corriere della Sera.
"L'amianto ha provocato tragedie e l'accusa ha rievocato casi, fatti e imprese dove esse sono avvenute. Ma l'Olivetti era un'altra cosa, e non solo perché abissalmente diversi erano i prodotti e le lavorazioni, ma perché diverso era il modo di essere dell'azienda", afferma Debenedetti.
"L'Olivetti di Adriano è stata una cosa unica nella storia dell'industria, in Italia e nel mondo, anche per quello che riguarda l'attenzione ai lavoratori. Le condizioni di lavoro, gli aspetti psicologici, le relazioni interne, i rapporti col territorio, venivano al primo posto. Perciò trovo ingiusto ora sentirmi accusato di esser stato incurante".
Con il fratello Carlo De Benedetti, anch'egli condannato a cinque anni e due mesi, "ci siamo scambiati due parole", racconta. "Del resto, alla vigilia io ero sicuro della condanna.
E lo era anche lui, sebbene gli avvocati si mostrassero fiduciosi".
"Le conoscenze e i mezzi per impedire una simile tragedia c'erano. La pericolosità dell'amianto è nota da quarant'anni nell'ambito della comunità scientifica, eppure nell'azienda non sono state assunte iniziative. Sicuramente c'è stata una grossa sottovalutazione del problema. Le esigenze economiche, finanziarie, di espansione dell'azienda sul mercato hanno avuto la meglio sulla salute dei lavoratori. Una differenza abissale con il modello ideato da Adriano Olivetti".
Così Laura Longo, il magistrato che nel processo di primo grado ha sostenuto l'accusa con la collega Francesca Traverso, in un'intervista al Messaggero.
"I manager dell'Olivetti erano al corrente del pericolo, ma non hanno protetto i loro dipendenti. L'azienda ha rinviato gli interventi badando a spendere il meno possibile, e le bonifiche sono state procrastinate o addirittura non effettuate essenzialmente per motivi economici", dice Longo esprimendo soddisfazione per la sentenza, che rappresenta "un precedente significativo" per l'Olivetti bis.
"L'inchiesta è in pieno svolgimento, stiamo approfondendo dieci nuovi episodi di malattia e morte per mesotelioma tra i dipendenti dell'Olivetti", spiega Longo. "Come in tutti i procedimenti in cui si affrontano casi di decessi provocati dall'amianto, essi arrivano poco alla volta".
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