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19 Luglio 2016 - 10:48
Ivrea
Una sentenza che "fa chiarezza" ma che "non cancella la storia della Olivetti". E' il sindaco di Ivrea, Carlo Della Pepa, a dare voce all'opinione che corre fra suoi concittadini: è vero, c'era l'amianto, ci sono stati dei morti e adesso ci sono pure le condanne, ma quella che hanno processato non è l'Olivetti dei vecchi dirigenti, l'Olivetti dei bei tempi che aveva portato lavoro, benessere e notorietà. E' "un'altra" Olivetti.
Della Pepa parla pochi minuti dopo la lettura del dispositivo con cui un giudice inflitto cinque anni e due mesi a Carlo De Benedetti. Ha seguito l'udienza in un'aula molto grande eppure semivuota: nessun assalto di pubblico, nessuna protesta di parenti, niente bandiere, niente applausi. "Ma non è esatto - sottolinea - dire che Ivrea è stata disattenta. Il Comune è costituiti parte civile. E i cittadini hanno seguito e discusso la vicenda all'interno delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni".
Anche i pubblici ministeri, nel corso del processo, avevano tracciato una cesura fra le due Olivetti. Da una parte l'impresa di Adriano Olivetti, creatrice di macchine per scrivere vendute in tutto il mondo, modello di "fabbrica umanista" dove il lavoratore veniva prima di ogni altra cosa, le paghe erano più alte, il profitto andava di pari passo con la solidarietà sociale e l'operaio poteva ritrovarsi a camminare fianco a fianco con l'artista, il poeta e lo scrittore. Dall'altra, l'azienda degli anni Ottanta, quella dei finanzieri, che trascurò la salute e la sicurezza dei propri dipendenti. Una lettura che aveva fatto indignare le difese ("frasi denigratorie") ma che ha trovato il sindaco d'accordo. "Ogni decennio ha le sue problematiche. Chissà, forse in passato il mondo era più semplice e si faceva più attenzione".
Le difese hanno contestato questa visione: "La filosofia dell'azienda non è mai cambiata - ha detto l'avvocato di De Benedetti, Tomaso Pisapia - e i criteri di centralità e di protezione dei dipendenti non sono mai venuti meno". Anche l'Ingegnere, nel commento diffuso dopo la sentenza, ha voluto sottolineare questo aspetto: "L'ampia documentazione prodotta in dibattimento sull'articolato sistema di deleghe vigente in Olivetti e sul completo e complesso sistema di tutela della sicurezza e salute dei lavoratori, da me voluto e implementato fin dall'inizio della mia gestione (il 1978 - ndr) dimostra che non ho commesso i reati oggetto del processo".
"Garantisti, attenderemo l'esito finale del processo a Carlo De Benedetti. Prendiamo atto che l'editore della superiorità morale della sinistra, il nemico di Berlusconi, l'uomo che pubblica giornali che fustigano tutto e tutti viene condannato per la morte di suoi dipendenti. È una decisione non definitiva di cui attenderemo l'esito finale.
Intanto l'alterigia e l'arroganza dovranno lasciare il passo a maggiore umiltà. Mentre resta l'inquietane vicenda che ha causato morti di cui allo stato De Benedetti resta responsabile". Lo dichiara il sen. Maurizio Gasparri (FI).
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