Da tre anni ha lasciato il Canavese. La sua casa a Borgofranco per trasferirsi in Puglia. Le redini dell’Associazione dei Pendolari della linea Chivasso-Aosta sono oggi in mano al nuovo presidente, Mirco Franceschini. Ma con Agostino Petruzzelli, dagli anni ’80 ad oggi, sono state portate avanti le battaglie che hanno permesso di ottenere dei progressi sulla linea ferroviaria Chivasso-Aosta. Qui, un incidente come quello di Andria, o come quello di Candia nel 1992, non sarebbe più possibile. Portata diversa ma dinamiche simili: il 10 giugno di 24 anni fa due treni si scontrarono tra le stazioni di Caluso e Candia, poco dopo una galleria lungo la tratta ferroviaria Aosta–Ivrea–Chivasso–Torino. Risultato, sei morti e decine i feriti. Molto meno rispetto al caso pugliese ma allora, come oggi, i convogli viaggiavano su un unico binario. In comune anche le cause: un errore umano. All’epoca la linea Chivasso-Aosta era gestita dal Genio ferrovieri via telefono e attraverso il blocco elettrico manuale. Ma il 10 giugno un temporale fece saltare per qualche minuto la corrente e il controllo dei treni fu gestito via telefono dai due capi stazione. Due ragazzi di poco più di vent’anni appartenenti al Genio ferrovieri, poi condannati. Quando l’energia elettrica tornò il via libera al convoglio proveniente da Chivasso venne dato in automatico dal sistema mentre il treno da Candia, nel frattempo, era già partito. Solo alle soglie del 2000, dopo anni di battaglie, proteste e rabbia, il Genio ferrovieri è stato sostituito - ed ecco perché la tragedia non potrebbe più ripetersi, o almeno non per un “errore umano” - dal “cto”, un sistema di controllo del traffico centralizzato. Quando è nato il Comitato Pendolari? Nel 1989. Poi nel 1992 siccome avevamo scoperto che non potevamo costituirci parte civile nel processo seguito all’incidente di Caluso perché non avevamo veste giuridico, decidemmo di costituirci in associazione e andammo da un notaio sperando che non sarebbe mai servito. E non è mai servito. Menomale. Questo anche grazie alla battaglia che facemmo a quei tempi e che servì per mettere in sicurezza la ferrovia. Facemmo investire denaro per inserire strumenti più moderni. Avevamo dalla nostra parte tutto il territorio, organizzammo assemblee pubbliche, facemmo approvare ordini del giorno in tutti i Comuni, li portammo in Regione, al Parlamento, fino ad ottenere un incontro a Roma con il Ministero dei Trasporti. Da Chivasso fino ad Aosta vennero investiti soldi per installare sensori che controllano tutta la linea e un dirigente operativo verifica che tutto quanto stia funzionando. L’incidente di Caluso fu provocato da un blocco telefonico. Un sistema in cui l’errore umano è insito. Ma quindi, a livello di sicurezza, restano dei problemi da risolvere, e quali? A livello di sicurezza no, nonostante sia una linea a binario unico e il traffico sia piuttosto elevato. La medaglia, in questo senso, ce la mettiamo al petto e lo facciamo con molta gioia. Il problema è che la battaglia continua perché quando partimmo, nel lontano 1987, avevamo tre obiettivi:. Il primo: smilitarizzare la linea. Cosa che ottenemmo mandando via il Genio Ferrovieri. Nel ’92 le due persone ritenute responsabili furono i giovani capitreno che da Candia e Caluso mandarono il treno l’uno contro l’altro. La Chivasso-Aosta era una linea scuola, un posto dove i ragazzini imparavano a fare i ferrovieri e imparavano sulla pelle della gente. Allora ci trovavamo in una situazione folle, anti-storica, ottocentesca. Questo obiettivo lo abbiamo raggiunto. Il secondo: elettrificare, cosa che abbiamo ottenuto solo in parte, fino a Ivrea, mentre noi vorremmo ottenerla fino ad Aosta. Infine, terzo obiettivo è il raddoppio dei binari, non per ragioni di sicurezza ma per ottenere regolarità e velocità dei treni maggiore. Sappiamo che sarebbe un costo esorbitante perché comporterebbe viadotti ed opere strutturali fino ad Aosta ma tra Chivasso e Ivrea sarebbe fattibile ed è il tratto in cui si ravvisa il maggior traffico di treni. Ma non è stato approvato anche un ordine del giorno da tutti i comuni lo scorso anno? Sì, la battaglia continua e abbiamo proposto nuovamente un ordine del giorno conducendo un’operazione simile a quella condotta venticinque anni fa con l’obiettivo di smuovere le acque. Ma è il solito problema: se lo Stato non vuole investire sulla rete secondaria ma solo sull’alta velocità si può chiedere ma viene risposto che non ci sono i soldi. La differenza è che allora fu una battaglia del territorio. Noi ora ci riproviamo ma sarebbe meglio che la volontà del territorio emergesse senza che ci fossero morti. In tutti i documenti programmatici, compreso il programma del candidato sindaco di Ivrea Carlo Della Pepa delle ultime elezioni, si inserisce sempre il raddoppiamento dei binari, ma quel problema deve diventare iniziativa politica. Ma quindi che cosa devono fare gli amministratori locali? La nostra proposta è che organizzino un incontro istituzionale per porre la questione del raddoppio dei binari da Ivrea a Chivasso e l’elettrificazione da Ivrea e da Aosta. Noi possiamo fare da stimolo ma deve esserci l’iniziativa. Restano i problemi di tutti i giorni…. I ritardi. Ma i ritardi sono provocati proprio dal binario unico perché se un treno ha un problema, di qualsiasi genere, succede per effetto domino che il ritardo si moltiplica a catena su tutti gli altri treni. Così il ritardo di un treno provoca il ritardo di dieci treni. Col doppio binario il ritardo di un treno resta il binario di un solo treno. C’è l’iniziativa dei sindaci della Dora Baltea di riaprire le stazioni ferroviarie e mettere in sicurezza i passaggi a livello… C’era la richiesta, già annosa, di ottenere i locali in comodato d’uso gratuito in modo da tenere i locali puliti, frequentati. A Strambino lo si è ottenuto un paio d’anni fa, a Caluso ancora prima, in altri comuni le convenzioni sono si sono mai riuscite a fare. Diverso è il tema del passaggio a livello, iniziativa presa in mano dall’onorevole Bonomo. Sarebbe sa capire quali e quando…
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