Quando l’ex sindaco Franco Sicheri ha apposto la targa recante il suo nome dietro il busto del benefattore Gian Battista Caffaro Allera, all’ingresso della casa di riposo “Globo Azzurro”, non dev’essersi reso conto, lì per lì, che con col suo gesto di esibizioni, con la sua firma scolpita così, nel metallo, avrebbe ricordato ai tutti, un giorno o l’altro, di essere stato lui a creare una voragine di spese che sta affossando il bilancio comunale. Un milione mezzo di euro le spese sostenute finora, dal 2008 ad oggi. Di cui, per quasi un terzo, soldi pubblici. Ci sono i 150mila euro ed il mutuo da 350mila euro contratto con la Cassa Depositi e Prestiti per la costruzione del primo lotto. A cui si aggiungono (manna dal cielo) i 795.249,79 euro derivanti dal lascito dell’insegnante Ornella Grange per il secondo lotto. E poi ancora 27.750,21 euro di fondi di bilancio per varie incombenze senza contare il contenzioso intercorso con la ditta esecutrice dei lavori. Nonostante i soldi spesi, e nonostante due tagli del nastro (l’ultimo il 18 aprile 2014, alla fine del mandato scorso), il “Globo Azzurro” è ancora e soltanto una cattedrale nel deserto. Il sindaco Elena Caffaro, quando si è candidata nella primavera di due anni fa, sapeva che non sarebbe stato facile dare un destino a quell’edificio. Ma il percorso è stato ancora più avverso del previsto. Oggi, infatti, senza che l’attività sia ancora mai iniziata, si prospetta all’orizzonte un ulteriore esborso a carico del comune: 100mila euro, come previsto dal capitolato d’appalto, a favore della ditta aggiudicataria della gestione come parziale copertura per le spese per il terzo lotto. Ma, anche, altri 70mila euro per gli arredi, già stanziati, e ancora altri soldini (nell’ordine, secondo una stima, dei 50mila euro) per adeguamenti strutturali. Se la società, la C.M. Service, a due anni di distanza dalla partecipazione al bando, non ha ancora aperto le porte del “Globo Azzurro” è perché, prima di procedere alla costruzione del terzo lotto, e poter entrare così a pieno regime (60 posti contro i 22 che sarebbero utilizzabili ora, da non ripagarsi nemmeno le spese) è perché si sono presentati degli inconvenienti che nel contratto non erano previsti. L’Asl e i Vigili del Fuoco hanno già dato il loro benestare ma gli impianti esistenti necessitano ancora di adeguamenti normativi. “Quando affrontammo la gara d’appalto - spiegano dalla C.M. Service - eravamo ben consci che alcuni lavori andavano effettuati. Tra questi anche la realizzazione di una cabina elettrica, gli allacciamenti delle utenze e lo spostamento dell’ingresso. Questi sono stati realizzati. Ma dopo un’approfondita analisi dei nostri tecnici sono emerse difformità e carenze con una spesa e una tempistica ulteriori. Siamo disponibili a farci carico anche di questi oneri aggiuntivi. Bisogna però tenere conto anche delle lungaggini burocratiche a cui andremo incontro per ottenere tutti i permessi del caso. La nostra società è in grado di eseguire anche lavori edili e impiantistici e lo faremo per un’ottimizzazione di tempi e costi”. Dalla C.M. Service arrivano, quindi, rassicurazioni. Resta l’amaro in bocca: la casa di riposo doveva aprire un anno e mezzo fa. Il sindaco Caffaro aveva consegnato le chiavi nell’ottobre 2014. Nella fretta Sicheri si era dimenticato di sciocchezze che oggi, con questa situazione, non possono dirsi tali. Lui che credeva che una casa di riposto si sarebbe potuta reggere, addirittura, sul volontariato. “Quando ci siamo candidati - ricorda Caffaro - abbiamo investito molto tempo per incontrare alcune tra le più importanti aziende che si occupano di gestire case di riposo. Tutte ci hanno confermato, e così pure ha fatto l’Assessorato Regionale alle Politiche Sociali, che con 22 posti per non autosufficienti non sarebbero state in grado di funzionare autonomamente. Cercheremo di trovare una soluzione in tempi brevi perché i cittadini possano beneficiare dei servizi promessi”.
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