Acque agitate a Palazzo. Oggetto del contendere? La villa abusiva, con tanto di palme tropicali e giardinetto tutt’intorno al civico 3 di strada vicinale Cascina Forneris, a pochi passi dal campo nomade. Perchè? Semplicemente non è ancora stata abbattuta In principio, correva l'anno 2006, era solo una baracca adibita al ricovero di attrezzi, distrutta da un misterioso incendio. E finisce lì. Qualche anno dopo arriva in Comune una denuncia di inizio attività per la ricostruzione del capanno, ma nel luglio del 2011 il direttore dei lavori invia una comunicazione al Comune con la quale “Disconosce quelle opere perché non conformi al progetto presentato”. Segue un’ordinanza di sospensione lavori dell’ufficio tecnico a firma del dottor Gaglianese e il 31 agosto si muove la Procura con un verbale di sequestro preventivo. Qualche mese dopo (è il 17 aprile del 2012) si scopre non solo che i sigilli erano stati rimossi ma anche che i lavori erano proseguiti con la copertura del tetto in tegole e l’intonaco alla facciata. Il reato è chiaro come la luce del sole: abuso edilizio e rimozione dei sigilli. Il Comune denuncia tutto e nell’ottobre del 2015 in tribunale a Ivrea la “proprietaria”, Valentina Dubois, nomade sinta di 41 anni, difesa dall'avvocato Celere Spaziante del Foro di Ivrea, viene condannata a 5 mesi di reclusione e al pagamento di 200 euro di multa. “Abbiamo fatto ricorso in appello - conferma l'avvocato Celere Spaziante - Ricordo che in quella villa, oltre a Valentina Dubois vivono altre otto persone tra cui quattro nipoti ancora minorenni. E quindi abbattere l'abitazione vorrebbe dire lasciare in mezzo alla strada una famiglia e dei minorenni.... Ricordo ancora che il giudice Lodovico Morello ha ordinato la demolizione da effettuarsi entro tre mesi dal passaggio in giudicato della sentenza...”. E sta proprio qui il punto... Per abbattare un abuso edilizio occorre davvero aspettare che faccia il suo corso il procedimento penale? Fosse così, e considerando i tempi in cui abitualmente si concludono i tre gradi di giudizio (primo grado, appello e cassazione), sarebbe come dire che non si fa nulla perchè ci si troverebbe di fronte alla prescrizione. Si dirà: un conto è il penale, altro paio di maniche è il percorso amministrativo. E su quest’altro versante e contro l’’esproprio e l’abbattimento, la Dubois aveva presentato ricorso al tribunale amministrativo che le aveva dato torto marcio. Sia come sia la questione è di recente tornata alla ribalta con una email di fuoco dell’ex assessore al sociale Paolo Dallan, spedita a un gran numero di consiglieri comunali di maggioranza e minoranza e anche al Procuratore Giuseppe Ferrando. “Quali sono i motivi che impediscono all'amministrazione comunale di procedere con l’abbattimento...” chiede al Presidente del consiglio Elisabetta Ballurio ricordandole che dovrebbe essere una sua prerogativa verificare che le delibere approvate in consiglio siano poi effettivamente applicate, specialmente quando un soggetto segnala che non lo sono. E poi ancora puntando il dito sul sindaco... “Non puoi dopo quasi 4 anni non fare abbattere un immobile che è abusivo e si trova su di un terreno del comune peraltro provocando un danno al comune ed un ingiusto vantaggio agli abusivi. Io capisco che l’adesione ad Avviso Pubblico e alla Carta di Pisa fa, come si dice nella vulgata popolare, figo e non impegna, ma il messaggio che passa ai cittadini è estremamente negativo e crea sfiducia nell’istituzione comunale. Il nostro cittadino onorario Don Ciotti tali comportamenti li qualifica come “legalità di facciata”. Coerenza vorrebbe che il prossimo consiglio comunale presentassi delibere per la fuoriuscita da Avviso Pubblico e la disapplicazione della Carta di Pisa...”. Perchè se il problema sono i minori, come da più parti si è detto, allora si sarebbe dovuta cercare una diversa sistemazione. Lo si fa con i migranti a maggior ragione lo si dovrebbe fare con chi è a tutti gli effetti di nazionalità italiana. Più verosimilmente le paure di chi amministra sono legate alle possibili conseguenze di un’azione di forza nei confronti di una comunità che ha dimostrato in passato di essere molto compatta... “Io capisco - inforca Dallan - chi il coraggio non ce l’ha non se lo può dare come diceva, se non erro il Manzoni nei Promessi Sposi, poi però trovi fior di Sindaci, come ad esempio il sindaco di Licata, che decidono, anche a rischio della propria incolumità, ed in territori in cui la illegalità è elevata a norma, di fare rispettare le regole e stanno procedendo all’abbattimento di innumerevoli (si parla di centinaia) immobili abusivi. Al contrario in un comune dell’estremo nord questa amministrazione in quasi 4 anni non è stata in grado di procedere all’abbattimento dell’unico immobile abusivo della città.Nessuno chiede di rischiare la tua vita, però se uno non se la sente di fare rispettare la delibera che si è votato almeno magari si faccia da parte...”. Che significa, in poche parole: Della Pepa dimettiti. “Ivrea troverà un sindaco che è in grado di ottemperare alla delibera - aggiusta il tiro ma non troppo Dallan - Sinceramente al posto di chi amministra proverei un po’ di sana vergogna...”.
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