Cerca

IVREA. Olivetti, avv Pisapia attacca la Procura. Chiesta assoluzione per De Benedetti

IVREA. Olivetti, avv Pisapia attacca la Procura. Chiesta assoluzione per De Benedetti

Carlo De Benedetti

  Hanno chiesto l’assoluzione i legali dei vari dirigenti della Olivetti. Anche per Carlo De Benedetti, per il quale i pm avevano chiesto sei anni e otto mesi di reclusione. E’ stata la volta della difesa dell’ingenere, ieri mattina, nella piccola aula penale del tribunale eporediese. Tanto piccola rispetto all’Auditorium del liceo “Gramsci” di Ivrea, utilizzato fino alla scorsa settimana, fino alla conclusione dell’anno scolastico, che molti non hanno potuto nemmeno entrare. Davanti al giudice Elena Stoppini hanno sfilato i vari avvocati difensori dei vari imputati. Solo verso l’una si è arrivati al momento di maggior interesse. Per De Benedetti ha parlato l’avvocato Rubini cercando di smantellare tutto il castello accusatorio riferito alla mancanza di vigilanza e di attuazione di misure preventive per la sicurezza dei lavoratori che si sarebbero ravvisate all’interno di Olivetti. In primo luogo, dunque, l’avvocato Rubini ha ribattuto alle accuse, già esposte dai Pubblici Ministeri, secondo cui in Olivetti si assisteva ad una “organizzazione verticista”, che le deleghe valevano poco o nulla in quanto “non c’era effettiva possibilità di decisione e di spesa”. “C’era sempre la possibilità di disporre di un extra budget che veniva sempre concesso” ha confutato Rubini esponendo stralci di testimonianze. “Il sistema di definizione del budget - ha precisato - avveniva in modo che fosse adeguato a dare poteri di spesa idonei all’esercizio delle funzioni decentrate”. Il legale si è soffermata sulla struttura organizzativa relativamente al periodo 1978-1996. “Che venissero omesse misure di vigilanza e provvedimenti per tutelare l’integrità fisica dei lavoratori, ventilando l’inadeguatezza del gruppo Olivetti ad individuare condizioni di pericolo, è un’ipotesi accusatoria senza fondamento” ha sostenuto, ribattendo che l’istruttoria dimostra infatti il contrario: la struttura preposta alla tutela dell’ambiente, salute e sicurezza dei lavoratori risulta articolata in un triplice livello di presidi. Si trovavano organismi decentrati e altri che operavano a livello centrale. Dall’86 si parla del Sesl, i cui compiti si articolavano consulenza, verifica, formazione e propaganda. Il Comitato Aziendale Ecologia, avviato nell’86, garantiva un presidio di alto livello con l’obiettivo di esaminare le strutture e tenersi aggiornato sulle normative oltre ad occuparsi di informazione nei riguardi dei diversi livelli aziendali. Già nel 1978 viene stilato e divulgato un elenco di responsabili. Nell’81 il documento contiene un aggiornamento. L’organizzazione di Olivetti non era sulla carta, come sostenuto dall’accusa, ma assolutamente, invece, sostanziale. I direttori di stabilimento e comparto dirigevano i tecnici della sicurezza e della prevenzione di settore, controllavano l’applicazione delle normative nonché delle direttive aziendali. Esisteva addirittura un comitato per la formazione che tra l’87 e l’88 prepara un programma coinvolgendo i dirigenti e tutti i legali rappresentanti. Secondo Rubini, con l’arrivo di Carlo De Benedetti in azienda, dunque, si assiste ad un graduale decentramento amministrativo. E anche nel campo della sicurezza, le competenze passano dalla Ico ai singoli stabilimenti.   L’avvocato Tommaso Pisapia (difesa Carlo De Benedetti) ha attaccato frontalmente la Procura di Ivrea. Se la collega, l’avvocato Rubini, si è soffermata su questioni più civilistiche, affrontando il tema dell’assetto strutturale della Olivetti, lui si è infatti soffermato sull’argomento centrale del processo: la presenza di fibre di amianto negli stabilimenti. Pisapia ha accusato i magistrati eporediesi di non aver provveduto ad esaminare i 14mila scatoloni della cui esistenza la Telecom aveva informato già nel maggio del 2015, quando aveva dato la disponibilità ad entrare nel deposito e a prelevare gli atti. Lo stesso Pm Paola Longo si è limitata a scattare delle fotografie. Pisapia ne è venuto a conoscenza, invece, nel marzo di quest’anno, quando ha scritto ai soggetti coinvolti nel processo. Il legale ha accusato inoltre la Procura di non aver mai prodotto gli atti relativi allo smaltimento del “talco buono” presso la MVO (Manifattura Valle Orco) di cui l’imputato Fornero (indagato anche per falsa testimonianza per l’incongruità di alcune dichiarazioni rilasciate) aveva parlato in un appunto del 1986. Le stesse accuse sono state mosse, venerdì scorso, dall’avvocato Luca Achiluzzi, difensore di Manlio Marini, il capo del Sesl (Servizio Ecologia e Sicurezza). “Gli esami - ha sostenuto Pisapia - non hanno mai rilevato valori di fibre areo disperse superiori a quei parametri che rientreranno nella normativa entrata poi in vigore nel 1991”. Questo per dire, stando all’arringa delle difese, che la Olivetti, sotto De Benedetti, avrebbe prestato attenzione ancora prima che la prudenza in tema di amianto diventasse legge. S’aggiunge il ruolo di garanzia degli organi centrali, il Sesl e il Sosl che fin dal 1986 avrebbero provveduto a sensibilizzare personale e dirigenza. Il decreto n.45/86 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 23 luglio del a986, valido per scuole ed ospedali, sarebbe stato applicato anche in campo produttivo, alla Olivetti. "La filosofia di fondo della Olivetti, vale a dire la centralità e la protezione del lavoratore, non è mai cambiata. De Benedetti - ha sottolineato Pisapia - oggi ha 82 anni. Ne ha spesi venti in questa città, prendendo un'azienda sostanzialmente decotta e portandola da mille a diecimila miliardi di fatturato, ed è un signore incensurato: eppure la procura non vuole nemmeno che gli si concedano le attenuanti generiche. Qui inoltre si contestano dei presunti mancati acquisti di mascherine, o l'assenza di 'ispezioni visive', al presidente di un'impresa con 60 mila dipendenti e sedi produttive sparse per il territorio".   Ieri mattina hanno parlato anche gli avvocati Mucciarelli e Zaccone per Roberto Colaninno, l'avvocato Mussa per l'ingegner Onofrio Bono, l'avvocato Bortolotto per l'ingegner Roberto Frattini, gli avvocati Zaccone e Malerba per l'ingegnere Paolo Smirne. In particolare Cesare Zaccone ha definito "fragili e fantasiose” le argomentazioni portate avanti dai pm. Ha citato Flaiano: “come diceva lui, in certi momenti si hanno i piedi saldamente poggiati sulle nuvole”. Ed ha spiegato che, a suo giudizio, "il consulente del pm ha svolto i suoi accertamenti sul cosiddetto capannone sud nel 2013, quando era dismesso da oltre 25 anni. E' ovvio che lo abbia trovato in condizioni non buone. Ma all'epoca dei fatti la manutenzione c'era". Venerdì prossimo sarà il turno delle difese di Telecom, Corrado Passera e di Franco De Benedetti.
Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori