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RIVAROLO. Marina Vittone sulla Fiera del Canavese, "non vedo un'impronta"

RIVAROLO. Marina Vittone sulla Fiera del Canavese, "non vedo un'impronta"

Marina Vittone è la capogruppo di Rivarolo Sostenibile dal 2014, quando si è candidata a sindaco per la prima volta. È stata presidente della Pro loco per 9 anni, ma è membro attivo del sodalizio ormai da un quarto di secolo

A Claudio Leone, Assessore al Commercio, e più in generale all’Amministrazione Comunale, va riconosciuto il merito, la buona volontà, d’aver voluto rilanciare “La Fiera del Canavese”, lo storico evento fieristico rivolese un tempo capace di portare in città 40mila persone. Ora che la manifestazione è conclusa, e va tratto un primo bilancio, però, le valutazioni, secondo qualcuno, non sono troppo rosee. Bastava ascoltare alcuni dei commenti dei visitatori, delusi dalla proposta trovata rispetto ad un biglietto di ingresso a pagamento. Non fa sconti Marina Vittone, capogruppo della minoranza “Rivarolo Sostenibile”, partendo da questo tasto ma toccandone anche molti altri. Vittone, in linea di principio, e lo ha già criticato in occasione dell’ultimo Street Food, appena due mesi fa, non condivide la linea di indirizzo data alla politica commerciale e culturale, ovvero rivolgersi a ditte esterne, fuori Rivarolo. L’organizzazione della Fiera del Canavese 2016 è stata affidata ad una società torinese. “Un tempo, tra il 1996 e il 2004 - rammenta il capogruppo di “Rivarolo Sostenibile” - veniva invece assegnata ad associazioni di categoria e di volontariato che venivano scelte in città e per anni questa sinergia ha funzionato perché si metteva insieme capacità organizzativa, in particolare della Pro Loco, e l’esperienza Ascom, da cui era nata Promoter (Ascom più Pro Loco), soggetti che hanno fatto fare salto qualitativo fino ad arrivare a 40mila presenze paganti nei dieci giorni di esposizione e all’epoca - aggiunge Vittone - c’era veramente una varietà merceologica significativa, cosa che non si è vista in questa edizione. Quello che mi è dispiaciuto è sentire che questa edizione della Fiera del Canavese si poneva come novità per la proposta culturale abbinata alla proposta commerciale, e invece così non è stato, è mancato lo spettacolo di vario genere che si poteva trovare negli anni Novanta, mi è spiaciuto che sia stata dimenticata la memoria storica. Sentire queste frasi al taglio del nastro mi ha dato il segno di quanta poca conoscenza abbiano gli amministratori della città”. Le critiche sono indirizzate principalmente ai due Assessori di riferimento, Claudio Leone per il commercio e la giovane Costanza Conta Canova per cultura e turismo. E non è tutto. Perché è mancato anche un elemento caratterizzante: il quadrifoglio, il marchio della Fiera. “Mi chiedo è perché - sottolinea Vittone - la città non abbia voluto utilizzare il marchio di proprietà comunale, registrato negli anni Novanta, il cui utilizzo veniva autorizzato alle associazioni organizzatrici attraverso una delibera di concessione”. In numeri: 4mila mq contro i 10mila mq dell’epoca che contenevano circa duecento espositori contro i cento di quest’anno. I visitatori? Qualche migliaia a dire tanto. “I numeri sono ben lungi dai tempi dei fasti - conclude Vittone -. Ho apprezzato l’intento della Giunta e ho condiviso lo spirito (era un punto che avevo anche nel mio programma elettorale) ma non ne condivido assolutamente né la presentazione né la formula. Avrei compiuto altre scelte”. Per esempio? “Io non avrei fatto pagare il biglietto di ingresso - sottolinea il consigliere, forte per altro della sue esperienza, in ambito di manifestazioni, nella Pro Loco e nell’Unpli - perché quando si decide di rilanciare un evento vanno devi trovare formule accattivanti, pertanto piuttosto avrei abbattuto il plateatico però avrei imposto di non pagare il biglietto di ingresso. Riguardo ai contenuti in passato si era avviato un discorso, per esempio, sulla ristorazione di qualità”. Era meglio quindi la Fiera di Bertot? “Niente affatto - precisa Vittone -. Anche sulla Fiera del Canavese organizzata da RIvarolo Futura bisogna stendere un velo pietoso, gli espositori per il 70 per cento erano rappresentati da fornitori di Asa ed anzi era sparita completamente la proposta culturale. Posso dire anzi che una delle più belle Fiere, tra le ultime, risale al 2004, periodo de l commissariamento tra Bollero e Bertot. Il commissario aveva puntato molto sui giovani. Si puntava anche sulla beneficenza negli anni ’90 quando esisteva l’Ente Fiera del Canavese”. In conclusione, osserva la capogruppo di Rivarolo Sostenibile, “questa amministrazione sta puntando su format che vengono riproposti sempre uguali in tutti i paesi limitrofi e non danno vero valore aggiunto. E’ una linea politica che non condivido assolutamente, non vedo un’impronta. Una Città come Rivarolo meriterebbe che ci si ponesse ben altri obiettivi invece si assiste ad un appiattimento su posizione di retroguardia”. Nel calderone, secondo Vittone, si può inserire anche la patronale di San Giacomo nella quale l’intervento del comune “si è limitato allo spettacolo pirotecnico e alla Fiera zootecnica”. Eppure basterebbe valorizzare quello che già c’è. “Bisognerebbe promuovere - consiglia Vittone - molto di più le tipicità locali. Abbiamo un albo de.co ddi prodotti di denominazione comunale che andrebbe portato come un fiore all’occhiello, dal pan dus del Malgrà alla carne bovini di Celesia al latte dell’azienda agricola Rossignoli”.
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