Mentre giunge alle battute d’arresto il processo Olivetti, giovedì scorso, in Sala Santa Marta, la Fiom Cgil ha voluto incontrare istituzioni e cittadinanza per presentare i risultati di un anno e mezzo di lavoro svolto con il proprio sportello d’ascolto aperto in piazza Perrone, presso la sede del sindacato, da quanto è scoppiata la bomba del caso amianto in Olivetti, per accogliere ex dipendenti o familiari di ex dipendenti affetti da patologie dovute all’ambiente di lavoro. In un anno e mazzo, dunque, come ha illustrato Giuseppe Capella, i numeri che emergono sono i seguenti: allo sportello si sono rivolte 22 persone affette da mesotelioma pleurico di cui venti ex dipendenti Olivetti, altrettante affette da neoplasie polmonari di cui 18 ex Olivetti, per un totale di 58 vittime di amianto, a cui s’aggiungono 8 casi di tumore vescicale di cui 5 ex Olivetti ed 8 casi di disturbi scheletro-motori (in questo caso nulla a che fare con la storica azienda eporediese). Nel complesso, 86 persone accolte. Sono i dai raccolti fino alla data del 9 maggio 2016. Oltre ad attività informativa è offerta, soprattutto, tutela legale, e di queste persone sei nuclei familiari (in cinque casi familiari di lavoratori deceduti, soltanto uno è ancora in vita ma è un leso gravissimo) si sono affidati all’avvocato Laura D’Amico, di cui quattro hanno accettato l’offerta risarcitoria degli imputati nel processo mentre due hanno deciso di proseguire nella causa. Ma l’attività dello sportello va avanti perché intanto ad Ivrea sono aperte le indagini del fascicolo “Olivetti-bis”. “Il sindacato, con grandi sforzi, ha svolto un lavoro egregio” sottolinea l’avvocato D’Amico che terrà la sua arringa il 20 giugno, in concomitanza con i legali Inali (mentre ieri, lunedì 13 giugno, è stata la volta della requisitoria del Pubblico Ministero Giuseppe Ferrando. D’Amico assiste anche direttamente il sindacato, la Fiom di Torino e la Ceva di Casale che ha intrapreso opere di sensibilizzazione anche a livello nazionale come simbolo del caso amianto ed ha portato avanti, negli anni, una dura battaglia per mettere al bando il pericolo materiale, negli anni Sessanta usato in ogni dove perché era ritenuto un potentissimo isolante, sia dal caldo che dal freddo, ma i cui effetti nefasti si sono scoperti più avanti e stanno colpendo ancora. “La Fiom Cgil - sottolinea Federico Bellono, segretario generale Fiom Cgil Torino - ha fatto due cose: ha creato un punto di informazione e si è costituita parte civile nel processo, ed ha messo a punto una serie di proposte coinvolgendo istituzioni, autorità sanitarie, rappresentanti dei medici, spersa, medici di famiglia, anche per mantenere alto il livello di attenzione intorno a questa vicenda”. Malgrado il lavoro capillare sul territorio, però, la partecipazione alle udienze si è rivelata misera sebbene si sia scelta l’aula magna del liceo Gramsci memori della folla accorsa ad analoghi processi, da Casale alla Thyssenkrupp. “Sarebbe importante avere alle udienze la presenza significativa della cittadinanza - constata Bellono -, visto che i problemi legati alla sicurezza nell’ambiente di lavoro continuano ad essere attuale, come dimostra il recente incendio della Darkem a Scarmagno. Invece sembra che la città ne sia rimasta scossa, che non voglia accettare la caduta di un mito”. Lo stesso sindaco Carlo Della Pepa, giovedì pomeriggio, ha riservato solo una velocissima incursione al convegno della Fiom-Cgil per dire, a proposito dell’esplosione alla ex Interchimica, che “è l’ennesimo caso di un’azienda che, grazie alla legge italiana, non può essere controllata e non possiamo sapere che cosa ci fosse là dentro. Il problema del lavoro non è solo averlo o non averlo ma è anche una questione di sicurezza e di tutela dei lavoratori. Il Piemonte, soprattutto, ha pagato a caro prezzo le conseguenze dell’amianto. Noi, come amministrazione, abbiamo dovuto affrontare ancora la presenza dell’amianto in alcuni edifici comunali”. Al convegno sono intervenuti svariati relatori, Marco Lombardi, Rls Dayco, Alessandro Cirillo, Rls Comdata, Nicola Pondrano, responsabile vertenza amianto Cgil Piemonte, Renata Ippolito dell’inca di Ivrea, Annalisa Lanterno dello Spersa Torino, Dario Mirabelli del Registro Regionale Mesoteliomi, Roberto Venesia, segretario generale F.i.m.m.g. Torino, Gian Piero Godio di Lega Ambiente Piemonte, oltre ai rappresentanti del sindacato locale Rita Castelnuovo, Giuseppe Capella, Federico Bellono e Pietro Passarino. L’AMIANTO L’amianto è un minerale naturale a struttura microcristalina e di aspetto fibroso. In greco Amianto significa “immacolato” e “incorruttibile”. In latino Asbesto significa “perpetuo” e “inestinguibile”. L’Italia è stato uno dei principali produttori ed utilizzatori fino alla fine degli anni Ottanta (insieme a Canada, Russia, Sud Africa, Stati Uniti, Finlandia). Dal dopoguerra fino al 1992 ha prodotto 3.748.550 tonnellate di amianto grezzo, nella miniera di Balangero, e na importato complessivamente 1.900.885 tonnellate. Le fasi della lavorazione di questo materiale, dall’estrazione in miniera alla lavorazione per la produzione dei manufatti, hanno sottoposto i lavoratori a rischi che hanno causato malattie negli anni. Nel tempo si è presa coscienza che le patologie causate potevano riguardare anche persone che non erano addette direttamente alle lavorazioni ma che avevano un’attinenza anche indiretta agli ambienti di lavoro. Per le sue buone caratteristiche meccaniche, di isolante (in particolare alle alte temperature, al fuoco ecc.) ed il costo contenuto, è stato largamente impiegato in svariati settori industriali ed in particolare in campo edile sotto forma di cemento-amianto, col nome commerciale di eternit. Qualunque medico venga a conoscenza di una possibile patologia di origine professionale, secondo il DPR n. 1124 del 1965, deve avanzare segnalazione agli organi competenti: all’inali per l’eventuale riconoscimento di malattia professionale, all’asp (Spresal) affinché verifichi le condizioni di lavoro, alla Procura affinché apra un’indagine penale.
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