Se ne era in possesso, il Comune era obbligato dalla legge a rilasciare agli ambientalisti, entro 30 giorni, il documento che essi avevano richiesto nel giugno scorso. Questo il succo della lettera che il 30 ottobre il dottor Ettore Rinaldi, difensore civico della Provincia, ha scritto al sindaco Marco Frola. La lettera darebbe quindi ragione a “Restiamo Sani” in una contesa che dura da mesi. Il 26 giugno scorso, infatti, tre esponenti del comitato, seguendo la regolare procedura di “accesso agli atti”, avevano chiesto al Comune una copia del documento del 2011 dal titolo “Analisi comparativa dei siti di Torrazza e Montanaro”. Lo studio fa parte del progetto della seconda canna del tunnel autostradale del Frejus. Il progetto definitivo, approvato nel 2009, destinava parte dello smarino, cioè del materiale di scavo, alla cava COGEFA di Torrazza. Ma una variante approvata nel 2011 cambiava destinazione e individuava le cave Ronchi di Montanaro come sito più idoneo. Una scelta basata appunto sull’”analisi comparativa” tra le due località. Un documento importante per i cittadini di Montanaro: da qui la domanda degli ambientalisti di averne copia, presentata al Comune alla fine di giugno. Poiché dal Comune non veniva alcuna risposta, gli ambientalisti si sono rivolti al difensore civico. Il quale nella lettera del 30 ottobre riconosce il loro diritto ad ottenere il documento. Un diritto sancito dalla recente normativa in materia di informazione ambientale. Recependo una direttiva europea, due leggi dello Stato, il D.Lgs 195 del 2005 e il D.Lgs 152 del 2006, hanno stabilito che ogni cittadino ha il diritto di ottenere informazioni di carattere ambientale senza l’obbligo di motivare le ragioni della richiesta né di indicare l’”interesse” specifico che lo muove: “chiunque, senza essere tenuto a dimostrare la sussistenza di un interesse giuridicamente rilevante, può accedere alle informazioni relative allo stato dell'ambiente e del paesaggio nel territorio nazionale”. Queste parole rendono superate, almeno per quanto riguarda l’ambiente, le disposizioni restrittive contenute nella legge 241/1990, che pretendevano dal richiedente la dimostrazione di avere “un interesse diretto, concreto e attuale, corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento al quale è chiesto l'accesso”. Nella lettera il difensore civico coglie l’occasione per citare una legge ancora più recente, il D.Lgs n. 33 del 14 marzo 2013, che obbliga le amministrazioni a pubblicare sul proprio sito le informazioni ambientali che detengono ai fini delle proprie attività istituzionali. Si potrebbe dire che questa legge impone al sindaco di informare i cittadini senza aspettare che glielo chiedano. Ora la parola passa al sindaco. O rilascia il documento che gli è stato chiesto a giugno, oppure deve motivare il rifiuto. Intanto gli ambientalisti sono tornati ad incalzarlo e a proporgli un confronto pubblico sullo scolmatore e su “Bacino Azzurro”. Nella lettera protocollata in Comune scrivono: “dovreste spiegare perché avete scelto di andare avanti nella soluzione del 4° lotto dello scolmatore ripresentando il progetto in Regione Piemonte e quindi scartando definitivamente la soluzione alternativa del Bacino Azzurro”. Quanto alla riunione della commissione ambiente, che era stata convocata mercoledì 6, si apprende che è stata rinviata a martedì 12 novembre.
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