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IVREA. Affittopoli a Ivrea, alloggi popolari ad extracomunitari. E gli italiani?

L'alloggio ci sarebbe anche stato. Peccato che non rispettasse i requisiti di sicurezza e di igiene necessari per chi, come lui, soffre di una grave malattia respiratoria. Giuseppe Borgesio, 76 anni, una vita passata a viaggiare in tutto il mondo per lavoro, ex geometra con una pensione minima di 671 euro al mese, si è visto costretto a rinunciare. Eppure, proprio quattro anni fa, dopo aver abitato per un periodo a Meugliano, ha deciso di risiedere a Ivrea, per due precise ragioni: per la necessità di trovarsi vicino ad un ospedale, per le necessarie e costanti cure di cui ha bisogno, e per poter presentare richiesta per ottenere un alloggio di edilizia popolare. Si è messo in coda, ha aspettato. "Con una pensione da 671 euro al mese – spiega – come posso permettermi di pagare un affitto e riuscire a vivere dignitosamente?". Adesso ha trovato una sistemazione di ripiego ma 360 euro se ne vanno, appunto, in affitto. Restano 311 euro da dividere tra spese condominiali, utenze, spesa. "Sperando – tocca ferro – che non capitino delle spiacevoli sorprese..". Ma com'è possibile che un ex geometra sia costretto a vivere con una pensione così piccina? "Colpa dei contributi non versati e per il fatto che ho lavorato per aziende all'estero – ci racconta in breve Borgesio -. solo dopo una mia lettera di protesta a Maroni mi sono visto riconoscere questa cifra. Mi considero truffato dallo Stato". Nel 2011, quindi, Borgesio presenta la richiesta al comune. Gli viene da subito assegnata una stanza con angolo cottura al Saudino. "Peccato che – ci racconta ancora – sia costretto a parcheggiare l'aula a diversi metri di distanza e percorrere il tratto in salita a piedi. Cosa che, per uno con la mia patologia, è una dramma". Quindi rinuncia, e si rimette in coda. All'inizio del 2015 ottiene un appartamento in via Guarnotta. "Ma per andarci ad abitare – ci mostra il precisissimo listino delle spese – avrei dovuto spendere 8860 euro per lavori di messa a norma e compresa la disinfestazione, perché lì dentro, poco tempo prima, era morta una persona per abuso di sostanze stupefacenti". Oltretutto l'alloggio è privo di finestre, l'unica dà sulla strada dove passa l'ottanta per cento del traffico di Ivrea ed il cento per cento degli autobus. Il bagno è sprovvisto di areazione. Borgesio chiede, anche attraverso il suo assistente sociale, che sia il Comune a sostenere quelle spese. Gli viene risposto picche. Lui protesta. Si offre, addirittura, di svolgere, a sue spese, mettendo la sua auto ed il carburante, una verifica degli alloggi concessi a chi ha diritto e di quelli dati in subaffitto perché risulterebbe, osservando diversi citofoni, che diversi assegnatari, in città, lucrino sul servizio pubblico. Anche in questo caso, picche. "A quel punto – continua il racconto – mi informo con l'Atc e vengo a sapere che anche a Cuorgnè sono disponibili degli alloggi di edilizia popolare. Mi sta bene, perché anche in quella cittadina è presente l'ospedale. Anzi, meglio ancora. Perché l'ospedale di Ivrea, senza un parcheggio e con un ingresso in salita, per uno come me è irraggiungibile, se non richiedendo un'ambulanza. Ma non mi viene consentito". Ma l'amarezza di Borgesio si deve anche alle graduatorie. In questi anni è passato dall'essere al 25esimo posto, poi al quarto, poi di nuovo al 25esimo. Oggi è fuori, mentre gli sono passate davanti decine di famiglie di extracomunitari. "Il rapporto con il comune? - aggiunge -. Mi hanno sempre risposto: non è compito nostro, non sappiamo cosa fare. Qualche giorno fa sono ancora andato ad informarmi per il bonus energia. Ma sono disgustato dalla politica, anche locale". In condizioni analoghe si trova un suo amico, Aldo Sesselego. Dopo trent'anni passati come cronista sportivo alla "Sentinella del Canavese", uno stipendio modesto ma dignitoso, si è ritrovato in mezzo ad una strada, i risparmi ormai quasi esauriti per tirare a campare, visto che dal 2009 non ha un lavoro. "Alla mia età – dice – che cosa posso sperare...". Per fortuna ha trovato accoglienza in una struttura della curia. "Ma da tre anni – ci dice – sono in emergenza abitativa. Sono in coda per avere un alloggio ma continuano a passarmi davanti famiglie di stranieri. Mi chiedo come avvengano queste assegnazioni".
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