Non le dava pace. Si faceva trovare tutti i giorni, puntuale come un orologio svizzero, alla stazione di Ivrea. All’arrivo del pullman, alle otto del mattino. E poi intorno l’una, quando era ora di aspettare un altro mezzo per tornare a casa. Una persecuzione per una liceale di Ivrea. L’uomo, F.N, un 40enne di Chiaverano, non si limitava a stare addosso, ogni santo giorno, a quella giovane studentessa di una scuola di Ivrea. In più occasioni le aveva rivolto commenti di cattivo gusto ed insulti. Finché la ragazzina, all’epoca sedicenne, aveva deciso di raccontare tutto ai genitori, grazie ai quali aveva poi sporto denuncia. “Non ce la faccio più, quell’uomo mi perseguita, non voglio più recarmi a scuola” aveva raccontato, tra le palpitazioni. Aveva cominciato a farsi così accompagnare in macchina, dalla mamma e dal papà, oppure da qualche amico. L’uomo, F.M., oggi si trova imputato con l’accusa di stalking. La perizia, eseguita su incarico del Tribunale di Ivrea, ha confermato che l'uomo è affetto da schizofrenia e che, al momento dei fatti, era incapace di intendere e di volere. Ma non è stato possibile, per il gup Alessandro Scialabba, nel settembre scorso, formulare una sentenza di assoluzione perché, secondo l'esperto, se l'uomo non viene sottoposto ad un trattamento adeguato, può essere pericoloso socialmente. F.N. è stato quindi rinviato a giudizio e mercoledì mattina (presente l'avvocato difensore Mattia Fiò in sostituzione del legale d'ufficio Andrea Bertano), il giudice Ombretta Vanini ha rinviato l'udienza a marzo per conferire l'incarico al ctu per valutare quale sia il livello di pericolosità sociale attuale e per discutere sull'eventuale applicazione della misura di sicurezza. Al momento F.N., è già sottoposto ad una misura di sicurezza provvisoria, non permanente. La ragazza, che si è costituita parte civile, racconta che l’uomo era spesso e volentieri alla stazione. Saliva e scendeva dal mezzo che prendeva lei. La guardava. Le faceva apprezzamenti. Le rivolgeva frasi oscene sull’abbigliamento (“sei vestita come una p…a”), ingiuriava i suoi genitori 8”tua madre è una t…a, tuo padre è un fallito”). Mimava, addirittura, il gesto di tagliarle la gola. “Non lo conoscevo eppure non mi lasciava stare”
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