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IVREA. Cartiere per evadere il fisco, chieste le condanne per finanziari

IVREA. Cartiere per evadere il fisco, chieste le condanne per finanziari

Guardia di Finanza

Sembrerebbe un destino annunciato: Corrotto di nome e anche di fatto. Verrà pronunciata il prossimo 21 gennaio la sentenza nei confronti di Pier Giuseppe Corrotto, 50 anni, residente ad Ivrea, difeso dall’avvocato Marina Vaciago. Ex finanziere diventato broker a Lugano (e già condannato a quattro anni di reclusione dopo aver patteggiato, oggi collaboratore di giustizia delle autorità giudiziarie elvetiche) avrebbe tessuto una rete di contatti all'interno della Guardia di Finanza e con la malavita costruendo società cartiere al fine di evadere il fisco. Per lui il Pubblico Ministero Vittorio Corsi ha chiesto la condanna a due anni di reclusione. Le conclusioni sono state formulate martedì scorso presso il Tribunale di Ivrea. Co-imputati, per il reato di collusione esterna, i marescialli Lucio Greco, 41 anni di Ivrea, difeso dall’avvocato Ferdinando Ferrero, e Daniele Musso, 60 anni di Montalto Dora, difeso dall’avvocato Claudio D’Alessandro. Per loro il magistrato ha chiesto la condanna ad un anno e sei mesi.

Stando agli atti in mano alla Procura di Ivrea (sulla base di un'inchiesta iniziata dalla procura generale di Torino e, ancora prima, dalla Procura di Rimini e dalle autorità svizzere), Corrotto avrebbe consegnato denaro a Musso e Greco affinché stessero al gioco. Perché aiutassero a ritardare le indagini relative ad una maxi evasione, scoperta tra il 2012 e 2013 dagli inquirenti della costa adriatica: una rete di società "cartiere" (destinate, cioè, al riciclo di denaro), dai nomi più fantasiosi, come Koha, Boyager, Yamay, alle quali venivano dirottate e nascoste tonnellate di denaro proveniente dalle sponsorizzazioni delle gare da rally. Le indagini avevano portato a a Felice Re, 53 anni, noto ex pilota da rally, e a Paolo Romano, dell'Errepi Racing srl, ennesima società cartiera, anche quest'ultimo finito in manette come Corrotto.

Musso e Greco avrebbero falsificato degli atti di indagine per frenare le operazioni di verifica fiscale sulla Koha srl, per il periodo tra il 2008 ed il 2012. Nello specifico avrebbero redatto notizie di reato incomplete. Scoperto lo scandalo, erano stati trasferiti dalla Compagnia di Ivrea al Nucleo Tributario di Torino.

 
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