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10 Dicembre 2015 - 16:36
Ivrea è stata capitale d'Italia circa mille anni fa e il suo re, Arduino di Dadone, meglio conosciuto proprio come Arduino di Ivrea è una figura avvolta da un mantello di storia e leggenda. Venerdì 6 novembre 2015, per celebrare il millenario della morte di Arduino, gli alunni delle classi 3^A , B e I del Liceo Carlo Botta hanno cercato di fare chiarezza sulla sua persona e sull'epoca in cui è nato e vissuto. Gli studenti hanno inscenato per i compagni, durante l'attività pomeridiana, un vero e proprio processo ad Arduino, con tanto di avvocati e giuria popolare, al termine del quale il Re è stato proclamato innocente. Terminata l'arringa, altri studenti, attraverso la messa in scena di un banchetto dell'epoca e grazie alla lettura di apposite didascalie, hanno trasportato l'uditorio nella tipica atmosfera medievale.
Alle ore 17 si è aperta la quarta stagione dei "Venerdì del Botta" con una conferenza intitolata "Re Arduino e gli equivoci sull'anno Mille" tenuta dal Professor Sergi, docente di Storia Medievale dell'Università di Torino,nell'auditorium Giovanni Getto del Liceo. Sarà stato certamente il desiderio di poter ascoltare una voce tanto autorevole su un argomento che tocca noi Eporediesi in prima persona che ha fatto sì che nell'Auditorium tutti posti fossero occupati da studenti, docenti, ex allievi e appassionati di cultura. Il Professor Maggi, dopo un'introduzione della Dirigente, apre la conferenza presentando l'ospite e l'argomento. Appena il Professor Sergi prende la parola esplicita il taglio che ha intenzione di dare alla conferenza, spiegandone il titolo: informa l'uditorio che il suo intervento non consisterà esclusivamente nel racconto delle tappe della vita di Arduino, ma evidenzierà perché sia stata una figura così emblematica e atipica dei decenni precedenti e successivi all'anno Mille.
Questa impostazione del docente ha permesso a tutto l'uditorio di assistere ad una lezione di storia che solleva però tematiche decisamente nuove. Gli studi del Professor Sergi si sono infatti concentrati sui secoli dall'ottavo al dodicesimo, sul cosiddetto Medioevo mediano, in quanto egli vede in questo periodo il cuore del Medioevo, un laboratorio in cui le sperimentazioni servirono poi per costruire la civiltà europea successiva. Come ha spiegato il docente, troppo spesso parlando di Medioevo si tende a semplificare, elaborando idee del tutto errate. Sin dalle scuole elementari siamo tutti indotti a vedere il Medioevo come epoca buia, di crisi, terrore e anarchia e a vedere l'anno Mille come l'anno più temuto dagli uomini dell'epoca. Il Professor Sergi si propone invece di dirci qualcosa di nuovo e la figura di Arduino di Ivrea con la sua azione è emblematica. Quando si parla di uno Stato di tipo dinastico si fa subito riferimento al Medioevo, come se ci fosse un residuo di questo periodo, oppure se si pensa al tipo di Stato medievale si pensa alla popolazione completamene in balia dei disordini più totali. Invece non è così, e Arduino può aiutarci a capire perché. Nel 990 egli viene incaricato di governare la marca e questa sua ascesa prova che l'apparato e le funzioni pubbliche esistevano ancora e che lo Stato non era sparito. Sempre partendo dalla figura di Arduino, il Professor Sergi ha sollevato un equivoco non risolto. I vescovi-conti "non esistono" ha dichiarato in modo lapidario il docente. Nel 1002 Arduino è eletto Re d'Italia e, se come marchese è stato un conservatore, come Re è stato un rivoluzionario: si è messo a capo di un ceto che ha cercato di soverchiare il meccanismo di vassallaggio. Arduino è emblematico anche dopo la morte. I figli, dopo la scomparsa del padre, hanno stretto un'alleanza provvisoria con un marchese di dinastia arduinica Olderico Manfredi, preoccupato per l'eccessivo successo dell'Imperatore Enrico II, ma egli ben presto smise di pensare a zone più settentrionali rispetto all'effettiva zona della sua influenza. Questo insegna quanto fosse difficile affermare il proprio potere fuori dalla propria area.
La conferenza è terminata con gli applausi calorosi di un pubblico entusiasta e coinvolto: il Professor Sergi ha dato a tutto l'uditorio la possibilità di assistere ad una lezione di storia che non si può leggere sui libri di testo o dalle pagine di Wikipedia e che pertanto ha arricchito molto tutti i presenti. Terminati gli applausi il relatore ha lasciato uno spazio alle domande del pubblico e ha accolto con grande piacere anche i due quesiti posti da noi "Apprendisti giornalisti". Di fronte ad uno storico di così ampia esperienza ci è venuto spontaneo chiedergli quando e perché si è sviluppata questa passione, che coltiva tutt'ora. Abbiamo così scopeto che la passione per il Medioevo è nata all'Università, grazie al suo grandissimo maestro Giovanni Tabacco, e alle sue lezioni straordinarie. La cavalleria e i tornei non lo affascinavano affatto, ma il suo spiccato interesse per elementi di sociologia lo ha spinto ad occuparsi di un periodo così interessante. Alla domanda:" Quanto oggi ancora è diffusa un'idea di Medioevo fissata su falsi preconcetti?" ha risposto con chiarezza e precisione dicendo che tutt'ora c'è una scollatura nell'idea di Medioevo. Infatti è più facile trasmettere un'immagine tradizionale di Medioevo, fatta di anacronismi e atteggiamento giudicante. Il Professor Sergi conclude affermando di aver notato però un progresso in tal senso in ambito scolastico, ma non in campo divulgativo-giornalistico. A questo punto dopo un altro scrosciante applauso l'uditorio si è alzato con la promessa di riunirsi, ancor più numeroso se è possibile, al prossimo incontro. Noi "Apprendisti giornalisti" abbiamo salutato il relatore scattando una foto ricordo con lui.
Giulia Mittica,
IV B CLAC, AGB
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