Cerca

QUAGLIUZZO. Sotto gli spari a Tunisi. "Nessuno ci ha aiutato", il racconto di Nicoletta Zucca Paul

QUAGLIUZZO. Sotto gli spari a Tunisi. "Nessuno ci ha aiutato", il racconto di Nicoletta Zucca Paul

Non riusciamo nemmeno ad immaginarcelo. In viaggio in pullman, in vacanza. Diretti al Museo del Bardo, Tunisi. Una fuga di qualche giorno per festeggiare il proprio compleanno. Un regalo che Nicoletta Zucca Paul si era concessa senza pensieri, rassicurata dalle garanzie e promozioni di Costa Crociere.

Poi un rumore forte. Qualcuno, tra i passeggeri, che pensa: "ah, i soliti botti", il tempo di aprire il borsello e prelevare qualche moneta da lasciare come mancia ai ragazzini.

Invece una pioggia di proiettili. Spari, urla. Paura. "Se oggi sono viva – ci racconta Nicoletta - è solo perché nel tentativo di salvare la mia amica mi sono buttata a terra. E soltanto perché chi ha sparato non era addestrato militarmente, perché ha sbagliato l'altezza".

Il bilancio di quella giornata di mercoledì 18 marzo 2015, che non ha bisogno di descrizioni (tutti noi abbiamo visto e rivisto quelle immagini al telegiornale) sarà di quattro morti su cinquanta turisti, di cui molti feriti.

Nessuna assistenza. Nulla. Ecco perché Nicoletta Zucca Paul non ha voluto partecipare alla cerimonia con cui il comune di Quagliuzzo, dove vive, il 4 novembre scorso, le ha consegnato la medaglia d'argento. L'ha guardata con dispetto, come un soprammobile freddo quando ai passeggeri dell'autobus C27 sarebbero invece serviti soccorsi, cure, aiuto. "Nessuna istituzione, nessuna – dice – ci è stata vicina". Oltre l'immagine, oltre i telegiornali, c'è la sostanza.

E la sostanza è che Nicoletta, consulente legale presso lo studio Palladino di Torino e naturopata counselor, presidente Aris (associazione radioestesisti e sorciers), 51 anni compiuti il 26 marzo scorso, è partita da Savona, insieme all'amica Anna Maria di San Bernardo di Ivrea, il 15 marzo scorso a bordo della nave Costa Fascinosa. Il martedì erano a Palermo. "Ci siamo recate – racconta - all'ufficio escursioni sulla nave Costa dove ci hanno illustrato le varie escursioni. Noi abbiamo acquistato un pacchetto contenente anche la gita a Tunisi, peraltro referenziata dal venditore in quanto considerata la migliore. Nulla ci è stato riferito in merito a problemi di sicurezza. Il mercoledì lo scalo a Tunisi e alle 8,30 siamo salite a bordo dell'autobus C27".

La gita doveva prevedere dapprima la visita al Museo e poi alla Mecca, ma il programma è stato invertito: dopo una visita alla Mecca ed alle varie botteghe, il bus è ripartito alla volta del museo del Bardo. Giunto nel parcheggio adiacente l'entrata, si è arrestato. "Mentre in cui la guida era in procinto di raccogliere il denaro per poi acquistare il biglietto per fare le fotografie all'Interno del museo, abbiamo udito i primi spari attorno all'autobus".

Qualcuno, subito, non ha capito. "Noi ci trovavamo un paio di file dietro l'autista, io ero già nel corridoio in procinto di scendere. Qualcuno come il povero signor Francesco e la sua compagna Sonia – ricorda Zucca Paul - si trovava già sui gradini. Altri, come Massimo e la guida, erano già a terra. Quando si è scatenato l'inferno, d'istinto sono tornata indietro e ho afferrato Anna Maria trascinandola a terra violentemente". Degli istanti successivi il ricordo dei trucioli del sedile sui suoi capelli ed i vetri del finestrino sbriciolarsi su Anna Maria, scampata alla morte per una frazione di secondo. Vani i tentativi dell'autista di richiudere le porte dell'autobus. Fors'anche lui sotto shock.La comitiva è rimasta 50 inesorabili, spaventosi, minuti, sotto i colpi, a terra. Tutti accalcati l'uno sull'altro. Le fiancate del messo colpite su tutti i lati, a più riprese. La morte davanti agli occhi. Come il corpo esanime della signora Erminia, seduta dietro le canavesane. O del signor Francesco, colpito in pieno volto e al petto, mentre tentava di sollevarsi dai gradini dell'autobus, accasciandosi sulla sua compagna Sonia. Il pianto di una bimba di due anni e mezzo. Qualcuno pregava..

"Sentivo chiedere aiuto – racconta Nicoletta Zucca Paul -, Sonia ripeteva sommessamente: qualcuno aiuti mio marito.. Benché terrorizza ricordo di essere strisciata avanti di un metro circa e l'ho tenuto sotto le mie mani, volevo aiutarlo facendo Reiki, ma c'era poco da fare. Ad un certo punto i militari sotto gli spari hanno aperto le porte trascinando via Sonia, mentre il povero Francesco rotolava verso il basso e veniva portato via. Scarpe e pantaloni ricoperti di sangue. Strisciavo all'indietro e sentivo le schegge del vetro rimbalzare sulla mia schiena. Ricordo che a quel punto ho detto a voce alta: se ora salgono e sparano io sarò la prima a morire...".

Ad un certo punto i colpi delle granate. L'autobus è stato finalmente spostato di qualche centinaio di metri. Poi la corsa in cerca di riparo dietro un cancello azzurro, dentro uno stabile, indicato dai militari. "Passando poi da un piccolo cancello laterale socchiuso e scavalcando un corpo esanime a terra riuscivamo ad entrare in una specie di caserma dove tutti gridavano contro tutti.. Temevamo vi fossero terroristi tra di noi. Parlavano tutti arabo e gridavano tra loro". Nicoletta ricorda l'arrivo dei bat. Gli elicotteri sopra la testa. I tentativi di chiamare casa lottando con linee telefoniche interrotte ed il credito che finiva velocemente. "Mio fratello ed il mio compagno hanno fatto il possibile per contattare la Farnesina ma nessuno rispondeva al telefono, tentavano di mandare una mail ma il recipiente era full, tentavano di avere notizie dall'ambasciata ma dopo aver parlato con una donna straniera che diceva che già erano informati dei fatti del Bardo e che avrebbero dato loro notizie circa il nostro stato, non ricevevano più notizia alcuna".

Soltanto alle 18 il gruppo riusciva a salire su un autobus per essere scortato da carri militari e e armati al porto mentre la folla salutava.

"Nessuno, né della Costa Crociere, né dall'ambasciata, né dalla Farnesina – continua Nicoletta Zucca Paul - si è presentato in nostro soccorso.. Nemmeno giunti al porto e nemmeno sulla nave, dove ci siamo ritirati in stanza. Ci siamo sentiti e siamo effettivamente abbandonati da tutti. Nessuno si è curato di noi quel triste giorno".

Dopo due giorni il ricovero all'ospedale di Palma di Mallorca, dove le veniva prestata assistenza. Il trauma, lo spavento, la desolazione. Sono riassunti, in una lettera senza accenti sentimentali, ma nuda e cruda, inviata al presidente della Costa Crociere Neil Palomba, e in una mail rimasta senza risposta, inoltrata l'8 luglio scorso, al Ministro Gentiloni.

Ora Nicoletta è in cura farmacologica per disturbi da stress post traumatico. Continua a lavorare, a fare a testate con la routine di tutti i giorni. "Ma la mia vita non è più quella di prima".

"Penso – commenta Nicoletta Zucca Paul – che lo Stato debba essere più vicino al cittadino quando accadono questi fatti e soprattutto si deve rendere conto che ci deve essere un supporto e la giusta informazione". Circa la cerimonia a Quagliuzzo, aggiunge, "il Comune ha organizzato una cerimonia che poteva evitarsi. Aldilà del fatto che riconosco il valore sociale della consegna di una medaglia al valore civile, la ritengo inutile, soprattutto a distanza di otto mesi durante i quali non ci sono mai stati contatti".

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori