Casette d’acqua... Dopo l’ultimo servizio di Report, andato in onda su RAI3, lo scandalo si sta allargando in tutt’Italia e, da qui in avanti, tutto si potrà dire tranne che noi non lo avevamo già scritto e detto. Sono passati infatti più o meno due anni da quando su queste colonne ci siamo messi a storcere un po’ il naso di fronte alla “fotta” e alla fretta di alcuni sindaci nel piazzare fontanelle con l’acqua liscia e gasata in bella mostra al centro dei paesi e nelle piazze. I dubbi facevano quasi tutti riferimento alla legge sulla somministrazione di alimenti e bevande che identifica i titolari delle licenze ed i responsabili, nel caso di vendita o somministrazione, per l’appunto, di prodotti avariati. La domanda era questa: chi è il titolare delle casette d’acqua? Il Comune che le ospita? I gestori? Sia il Comune, sia i gestori? E soprattutto chi deve fare i controlli sugli erogatori e sui depuratori? Di risposte non ne arrivò una che fosse una, anzi molti sindaci cominciarono addirittura a trovare questa polemica fastidiosa, demagogica, strumentale, poco ambientalista e sponsorizzata dalle industrie che producono l’aqua in bottiglia. Così l’installazione continuò imperterrita fino a quota 113, almeno stando ai conteggi ufficiali. “A giugno - commenta Milena Gabanelli di Report - avevamo scoperto che in una residenza fittizia per senzatetto si nascondeva l’ex boss della mala del Brenta, che faceva affari con gli enti locali piazzando casette che erogavano acqua. Dopo l’inchiesta il Comune di Fonte Nuova, in provincia di Roma, ha chiesto alla Asl competente di effettuare un’analisi dell’acqua dopo il trattamento effettuato dall’azienda dell’ex boss. Il risultato è stato sorprendente: l’acqua superava i limiti di legge per l’arsenico. Secondo la Asl nessuno l’aveva avvisata dell’installazione dell’impianto di acqua filtrata, nonostante la legge preveda l’obbligo di comunicazione agli organi di controllo....”. Il colmo dei colmi è dunque che l’acqua, in quelle casette ci entrava pulita e ne usciva sporca. Domandina, domandina. E nell’Asl To 4 i controlli si fanno oppure è tutto lasciato al caso? Più che chiederlo direttamente all’Asl non si poteva fare. E l’Asl ha subito risposto a tono: “Come previsto dal PRISA (Piano regionale dei controlli sulla sicurezza alimentare), il SIAN (Servizio di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione) dell’ASL, tra i suoi programmi, svolge il controllo periodico delle casette dell’acqua presenti sul territorio e notificate al Servizio. Il controllo consiste nel campionamento dell’acqua erogata e nella verifica dei requisiti strutturali della casetta e del piano di autocontrollo applicato dal gestore della casetta stessa...”. Bene! Bravi! Bis! Tutto regolare, dunque. Tutto a posto. Tutto che viaggia come un orologio svizzero. Tic-tac, tic-tac! Però, però.... Perchè alla fine c’è sempre un però! Squillino le trombe, rullino i tamburi: non tutte le casette d’acqua sono state controllate. Per l’esattezza ne mancano all’appello 61 su 132, più della metà. E chi ce lo dice che in queste 61 l’acqua sia buona da bere? Chi ce lo dice che la manutenzione e il cambio dei filtri viene fatto regolarmente? Chi se la prende la responsabilità: il comune o il gestore? E quando il gestore è il comune che incassa direttamente l’obolo? “I controlli sulle casette dell’acqua - scrive l’Asl - in analogia con i controlli svolti sulle altre ditte che producono, commercializzano e somministrano alimenti e bevande, sono programmati sulla base di indicazioni regionali, fatte salve eventuali segnalazioni specifiche su problemi riscontrati. Nei prossimi anni si completerà il primo controllo di tali casette e si continuerà con i controlli periodici di quelle su cui è già stato effettuato il primo controllo...”. Nei prossimi anni? Subito! Un controllo dovrebbe avvenire subito, a garanzia dei consumatori, dei cittadini, di chi si presenta tutti i giorni davanti a quel rubinetto per riempire caraffe, bottiglie e serbatoi. Altro che domani e dopodomani... E un amministratore comunale o un sindaco poi neanche può pensare di star tranquillo, beato come un pucio, con i risultati delle analisi forniti da un laboratorio qualsiasi, giacchè come si è evidenziato proprio nel servizio della mitica Milena Gabanelli, a Fonte Nuova ce le avevano ma non prevedevano il valore dell’arsenico, che poi è stato rilevato dall’Asl... Detto tutto questo, e stando a quel che se ne sa, la Procura di Torino, anzi no, il Procuratore Raffaelle Guariniello, starebbe indagando già da tempo su questo fronte con in mano due direttive, del Ministero della Salute, del 2011 e del 2013. E sono le direttive che hanno equiparato le fontane pubbliche ai pubblici Esercizi. E se si parla di “somministrazione di bevande” i gestori o i comuni sono considerati a tutti gli effetti operatori del settore alimentare, soggetti quindi alla normativa relativa alla sicurezza alimentare (come gli operatori di bar e ristoranti) e obbligati per legge a operare con un rigoroso piano di autocontrollo HACCP. Pensa te... DOVE SONO LE CASETTE DELL'ACQUA? 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