Per la passerella sulla Dora sarebbe stato utilizzato un legno, sottile sottile al posto di un altro decisamente più caro. E’ scoppiato nei giorni scorsi a Ivrea l’ennesimo scandalo. S’intende dopo il CIC, l’Amianto, le scuole che cadono a pezzi, la crisi di maggioranza e del Pd, lo scontro Ballurio/Capirone, Dulla/Della Pepa e via cantando. “Fatto salvo a chi conviene non voler vedere, tutto questo ci suggerisce che qualcosa non torna....” commenta amaro il consigliere comunale dei cinquestelle Pierre Blasotta. In verità di fronte ad una cosa così grossa ci si aspetterebbe un terremoto. Il sindaco che urla. I vigili urbani in azione. Il vicesindaco Capirone “tuttodeleghe” pronto a intimare la peste bubbonica al costruttore. Ci si aspetterebbe minimo minimo una richiesta ufficiale per il totale rifacimento dell’opera, con il post scriptum “Sarà già che ci facciamo prendere per i fondelli così!” E invece? Invece nulla. Neanche un “bit”. Niente di niente. Tra chi conosce bene la vicenda, non foss’altro che l’ha seguita passo dopo passo, minuto dopo minuto, delibera dopo delibera, c’è il consigliere comunale Francesco Comotto che con il collega Alberto Tognoli ha presentato al sindaco un’interrogazione. “La passerella? - ci dice - Fa parte di un Piano Particolareggiato, conosciuto come PP3, le cui Norme di Attuazione contengono all’art. 31 punto 03 la facoltà per il Comune di chiamare la proprietà privata, proprietaria di gran parte dell’area ex Montefibre, a concorrere alle spese di realizzazione dell’opera. Questo perché chi aveva il maggiore interesse a che quell'opera venisse realizzata era proprio il privato che con l’apertura della passerella ha visto crescere l’appetibilità degli immobili già realizzati all’interno di quell'area....”. Il concetto è chiaro. Se la passerella conveniva a chi stava costruendo gli immobili nell’area ex Montefibre, bene si sarebbe fatto a chiedergli dei soldi. Epperò le cose sono andate diversamente. “Non solo l’Amministrazione non ha chiesto una compartecipazione privata ma il caso ha voluto che fosse quello stesso privato, tramite impresa satellite a realizzarla....”. E peraltro con una gara che non si giocava sul prezzo più basso. Toh guarda! L’ Ati che ha vinto (Cogeis di Quincinetto e Zoppoli & Pulcher di Torino, proprietari del Parco Dora Baltea) ha proposto un ribasso vicino al 5% ma esisteva un’offerta addirittura con ribasso del 22% che avrebbe fatto risparmiare alle asfittiche casse comunali qualcosa come circa 350.000 euro (su circa tre milioni). “Con questa metodologia a fare la differenza sono state quindi le migliorie presentate dalle imprese e nulla è più opinabile e discrezionale del fatto che possa essere più o meno premiante un impianto di video-sorveglianza piuttosto che un’area verde o la realizzazione di un ascensore piuttosto che di una rampa e via discorrendo....”. Tant’è! L’impresa vincitrice ha ottenuto punteggi alti soprattutto per le sue proposte migliorative: un’area a verde, un ascensore, il tipo di legname dell’impalcato. Addirittura una collinetta panoramica e una torre per il bird watching. Morale dell’appalto all’italiana? L’ascensore di fatto è un montacarichi ed è stato finora più fermo che funzionante. L’area verde che si doveva realizzare era un’altra e il legno della struttura doveva essere un Iroko di 6,6 cm di spessore e invece è di soli 3 cm, con sottostanti tavole di materiale sconosciuto sempre di 3 cm, ma con un passo più rado (una sì e una no). “In questo breve lasso di tempo - sottolinea Comotto - sono già state cambiate circa 100 tavole e sarebbe bello capire da chi sono state pagate...” Siamo tutt’orrecchi...
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