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RIVAROLO. Alla sbarra per macellazione di agnelli secondo il Corano

RIVAROLO. Alla sbarra per macellazione di agnelli secondo il Corano

Corano

La denuncia era scatta da parte di componenti anti vivisezione. Il 29 ottobre del 2012 avevano segnalato, alla stazione dei Carabinieri di Rivarolo, quello che stava accadendo presso un locale per la macellazione non autorizzato. Lì, presso la proprietà del rivarolese Mario Santella, si era radunato un nutrito gruppo di marocchini, per sgozzare degli agnelli secondo il rito islamico.

Secondo il codice dei musulmani vanno rispettate alcune regole, al fine di ottenere carne "Halal": la bestia deve essere orientata fisicamente in direzione della Mecca ed il taglio alla gola, preceduto dalla formula "Bismillàhi Allàhuàkbar!", deve essere eseguito con una lama affilatissima, che non deve intaccare la spina dorsale e non deve essere ritirata finché non siano stati recisi le arterie carotidi, le vene giugulari, la trachea e l'esofago. Deve avvenire, inoltre, con un solo colpo, alla base del collo, se il collo è lungo (cammello, giraffa, struzzo, oca... mentre nella parte più alta del collo se il collo non è lungo (bovini, ovini, caprini...), e con la mano destra, mentre la sinistra tiene ferma la testa della bestia. Il codice dice anche che il taglio non deve essere preceduto dallo stordimento della bestia ma che, comunque, la bestia deve essere trattata con rispetto, accarezzata, tranquillizzata, fatta adagiare sul fianco sinistro, in un luogo dove non ci siano tracce di sangue o bestie macellate in precedenza, onde evitare che l'odore del sangue terrorizzi la bestia.

Tanto era bastato a scatenare lo sdegno del mondo ambientalista. Ma a mettere nei guai con la giustizia i partecipanti a quel rito non erano state le questioni morali bensì la mancanza delle autorizzazioni. Tra gli indagati, nel fascicolo della Procura eporediese, erano finite dieci persone, tutte straniere, oltre al titolare del locale. Pochi giorni fa è arrivato il decreto di condanna, firmato dal giudice Ludovico Morello. Tutti condannati alla pena di 500 euro di ammenda a testa. Ma due di loro se la sono cavata. Sono Nezha Attas, assistita dall'avvocato Costanza Casali, ed il fratello Mohamed Attas, assistito dall'avvocato Buzzichelli. La ragione? Nezha è una donna e non un uomo. Il quiproquo è stato presto risolto. L'avvocato Casali ha presentato opposizione al decreto di condanna ed ha dimostrato, interrogando i testimoni (dal Maresciallo al personale dell'Asl intervenuto per i controlli), che a quel rito non erano presenti donne. Mentre Mohammed è un disabile.

Il gruppo (dodici marocchini più Santella) era finito imputato, precisamente, per la contravvenzione di cui all'articolo 110 codice penale, articolo 6, comma 1, decreto legislativo 6-11-2007 n.193. Santella avrebbe messo a disposizione tre agnelloni provenienti dal suo allevamento, al fine di eseguirne la macellazione secondo il rituale islamico senza previo stordimento degli animali, mettendo a disposizione uno spazio sprovvisto di autorizzazione ad eseguire attività di macellazione e non riconosciuto ai sensi del regolamento Cee. Come ha riferito il Maresciallo, all'arrivo delle forze dell'ordine, due animali erano già stati macellati.

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