Appena un anno fa il Pd provinciale e quello settimese vivevano fasi di grande tensione. Sotto la Mole il dissidente Aldo Corgiat, uscito pesto dal congresso, una settimana sì e l'altra pure andava all'assalto all'arma bianca contro il segretario Fabrizio Morri. Sotto la Torre, capitava lo stesso a ruoli invertiti: la dissidente Caterina Greco (quota Morri) ogni settimana sparava bordate contro Corgiat, Benedetto e compagnia. Il clima era caldo, le schermaglie continue. Ora però, in vista delle comunali del capoluogo, a Torino sembra sia scoppiata la pace. La componente di Corgiat ha sotterrato l'ascia di guerra e Morri ha nominato una segreteria “unitaria, che segna il superamento delle dinamiche congressuali”. E chissà che le conseguenze del nuovo accordo non finiscano per modificare anche gli equilibri settimesi. Da giorni circola - o viene fatta girare - una voce, tutta da verificare, secondo cui la Greco avrebbe fissato il prezzo della pace: la presidenza del consiglio comunale. L'avrebbe manifestato ai suoi in una recente riunione di Futuro Democratico, la sua componente. Nello stesso incontro, avrebbe indicato ai suoi il proprio “bersaglio” da abbattere: il capogruppo Daniele Volpatto, con cui i rapporti sono pessimi. Ma tornando alla presidenza del consiglio, questo un pallino che la Greco ha sempre avuto, e che le garantirebbe un prestigio mai avuto sinora. E per di più senza il timore di poter essere defenestrata dal sindaco al primo ghiribizzo, come un assessore qualunque. Va detto che, almeno in teoria, Corgiat non avrebbe voce in capitolo sulla definizione degli assetti di governo, considerato che sotto la Torre non ricopre ruoli istituzionali né politici. Ma l'ipotesi di un negoziato non è fantascientifica, considerato che Corgiat è pure il numero uno del Pd settimese.Certo è che il quadro della presunta trattativa, per dirla come un maggiorente Democratico, è “decisamente complicato”. Per prima cosa infatti occorrerebbe imporre un passo indietro all'attuale presidente del parlamentino, Giancarlo Brino della Civica. Ma questo è un problema relativo, considerato che sin dall'inizio Brino ha accettato quella poltrona (che per inciso gli ha portato solo grattacapi) più per spirito di servizio che per altro: lui voleva fare l'assessore. Ora potrebbe averne l'occasione, ma qualcuno dovrebbe fargli posto. Intoccabili le poltrone di Piastra, Bisacca (Ds), Ghisaura, Catenaccio (Margherita), Daniel (Moderati) e Favetta (Civica). Chi rischia di più è Massimo Pace, Ds anomalo e fin troppo avulso dalle logiche di corrente. Pace sarebbe oggettivamente un problema. Ma non insormontabile perché l'assessore all'ambiente è si uno che trotta dalla mattina alla sera, ma purtroppo per lui, "non tiene santi in paradiso". Insomma, il prezzo della pace nel Pd potrebbe essere proprio Pace. In realtà il più grosso ostacolo alla Greco presidente sarebbero il veto della Margherita. Cioè di Silverio Benedetto e Antonello Ghisaura, quelli che più di tutti si sono legati al dito gli attacchi della loro ex compagna di corrente. Per convincere i maggiorenti democristiani ad ingoiare un boccone così amaro, Corgiat e i suoi dovrebbero mettere sul piatto qualcosa di molto, molto sostanzioso. Ammesso e non concesso che davvero Corgiat abbia intenzione di premiare la Greco. Alla fin fine, al netto del clamore mediatico, la dissidente tutti questi grattacapi non li ha creati. “La Greco fa il diavolo a quattro da tre anni e cosa ha concluso? - commenta un anonimo notabile PD – Si è indebolita. Per quanto riguarda Corgiat, lei potrebbe andare avanti all'infinito. Se lui davvero punta a premiarla, deve per forza avere motivi più seri”.
lorenzobernardi@giornalelavoce.it
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