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PAVONE. La querela non si trova e il processo rischia di saltare.

PAVONE. La querela non si trova e il processo rischia di saltare.

tribunale

A quattro anni di distanza dai fatti (11 maggio 2011), il processo, iniziato lunedì mattina di fronte al giudice Ombretta Vanini, rischia di saltare perchè mancherebbero le condizioni di procedibilità. Alla sbarra con l'accusa di lesioni colpose sono finite Maria Rizzo, 35 anni, di Borgomasino difesa dall'avvocato Lorenzo Bianco e Fikreta Husic, 44 anni, origini bosniache e residente a Banchette difesa dall'avvocato Claudio D'Alessandro. Rispettivamente operatrice socio sanitaria e assistente presso la struttura “Casa di Campo” di Pavone Canavese. “Il reato di lesioni colpose non è perseguibile d'ufficio – ha inforcato l'avvocato Claudio D'Alessandro in udienza lunedì scorso – e quindi se non esiste la querela, chiedo il non luogo a procedere”. Stessa linea difensiva adottata dall'altro legale, Lorenzo Bianco. Il giudice Ombretta Vanini si è presa una settimana di tempo per verificare se quella querela esiste davvero. Si torno in aula giovedì 19 novembre.

Erano le 10 del mattino dell'11 maggio 2011 quando Cinzia Abbate, 47 anni, ricoverata in quell’ospizio, venne ritrovata nel giardino della struttura con fratture allo sterno, ad alcune vertebre e agli arti inferiori. Secondo la ricostruzione eseguita dagli investigatori, e poi trascritta nel decreto di citazione a giudizio firmata nei confronti delle due operatrici sanitarie, la paziente era salita sulla sedia che si trovava in camera da letto e una volta aperta la finestra sarebbe precipitata nel vuoto dopo aver perso l’equilibrio. Una ipotesi che il marito di Cinzia Abbate ha sempre rigettato perchè secondo lui non si è trattato di un tentativo di suicidio. L'avvocato di parte civile, Stefania Gatto del Foro di Torino, racconta che la sua assistita, all'epoca, venne trasferita per il ricovero in ospedale a Ivrea qualche giorno dopo i fatti per poi essere dimessa con una prognosi di 60 giorni.

La storia si interseca con una precedente vicenda che aveva visto vittima, pochi mesi prima, la medesima paziente nella medesima casa di riposo. Era stato il marito a presentare una denuncia per presunti maltrattamenti subiti dalla moglie. 
La Procura di Ivrea aveva aperto un’inchiesta: indagati, oltre a due infermieri, anche due medici, Giuseppe Cialdella e Cataldo De Palma, quest'ultimo responsabile della struttura. Quasi subito, però, la posizione dei due dottori era stata stralciata, e il procedimento archiviato.

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