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22 Luglio 2015 - 08:31
Il libro "L'ultima notte dell'Andrea Doria", scritto da Pierette Domenica Simpson, diventa una docu-fiction, dal titolo "I passeggeri sono in salvo – Are the Passegers Saved", ambientata prevalentemente nel Canavese.
Lunedì scorso sono cominciate le riprese, nella piccola frazione Pranzalito di San Martino, di cui Pierette è originaria e dove ha vissuto fino all'età di 9 anni, quando, nel luglio del 1956, con i nonni, partì a bordo della nave genovese "Andrea Doria" per raggiungere la madre, emigrata anni prima in America, dall'altra parte dell'Oceano, per cercare nuove opportunità.
Fu un viaggio, per alcuni, senza ritorno: l' "Andrea Doria" venne speronata dalla svedese Stockholm. Per anni si diede la colpa all'equipaggio italiano, al Capitano Calamai. "Che fu il capro espiatorio – racconta oggi Pierrette -. I Lloyds di Londra, la cui assicurazione copriva tutte e due le navi ha fatto in modo che il caso non finisse in tribunale. Piovevano richieste di risarcimento per centinaia di milioni di euro. Hanno capito che l’opinione pubblica stava già dando la colpa agli Italiani, c’era molta intolleranza nei nostri confronti… e non altrettanta verso gli Scandinavi".
Il caso è rimasto irrisolto e solo nel 2003 le ricostruzioni hanno permesso di capire che la colpa fu della Stockhlom, che utilizzava una navigazione radar assistita. "Un radar antiquato – racconta Pierrette -, per cui pensavano che l'Andrea Doria fosse sulla sinistra, a sedici miglia di distanza, invece eravamo sulla destra a sole quattro miglia. Era sulla nostra rotta per risparmiare due ore di viaggio".
Dei 1706 passeggeri, 1660 sono sopravvissuti, 46 i morti. "Calamai – aggiunge Pierrette – non diede l'ordine di scendere dalla nave, per l'eccessiva pendenza e per il malfunzionamento delle scialuppe, non diede l'allarme per non creare il panico. Rimase al posto di comando, fino all'ultimo. Non ha visto le prove che lo scagionano, arrivate alle figlie due mesi dopo la sua morte".
I ricordi sono ancora nitidi. "Mi ritrovai per mano ai miei nonni, a tantissime persone, fui legata ad una fune e calata su una scialuppa..."
L'attività di ricerca della verità è durata 50 anni. Pierrette ha incontrato i sopravvissuti, sparpagliati in tutto il mondo, ricostruito la dinamica attraverso testimoniante e le simulazioni al computer realizzate a New York.
La docu-fiction, prodotta dalla stessa Pierette, parte dai ricordi di se stessa, bambina (interpretata dalla giovanissima Francesca Cimieri di Coazze) proponendo uno spaccato della vita agreste di quegli anni, aggiungendo alcune parti romanzate, per immortalare il momento della partenza, tra sorrisi e lacrime, nostalgia e speranze. Attori, gli abitanti del posto. Sebastiano Franco e Marisa Cena interpretano i nonni, le scene sono ambientate tra la casa della famiglia Bronzo, l'agriturismo "Al Mulin" e il b&b "L'Oasi" (qui anche un toccante monologo del Capitano Calamai, alias Fabio Mazzari, attore noto per il suo ruolo nella soap "Vivere"). Trattandosi di una docu-fiction, sono state intervallate, alla rievocazione, momenti di vita odierna, interviste alla protagonista, affiancata dal compagno Richard Haskin, a cui hanno partecipato i giornalisti locali Annalisa Thielke, Sandro Ronchetti, Deborah Bocchiardo, inoltre l'attore Giordano Petri e il compaesano Piero Bronzo, il Sindaco Silvana Rizzato e Domenico Foghino.
La troupe, guidata dal regista Luca Guardabascio, ha soggiornato una settimana a Pranzalito, dopo essere stata già a Detroit, per ambientare l'arrivo di Pierette (qui impersonata da una ragazzina americana). E infine, nei prossimi giorni, sarà riprese a Genova, dove la Pierrette adulta incontrerà alcuni esperti navali. La parte documentaristica sarà arricchita di immagini, foto e filmati d'archivio. La docu-fiction, della durata di 48 minuti, verrà presentata alla Rai, nella volontà di riuscire a farla diventare anche una fiction vera e propria.
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