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SAN MARTINO. Truffa da 22mila euro, vittima titolare stufe e caminetti

SAN MARTINO. Truffa da 22mila euro, vittima titolare stufe e caminetti

Ventimila euro persi. Il valore di dieci stufe. Sono passati ormai otto anni da quanto Andrea Ricca Sissoldo, 42 anni, titolare del negozio di caminetti e stufe di San Martino Canavese, si ritrovò truffato da un sedicente acquirente poi sparito nel nulla lasciandogli due assegni post datati scoperti e forse rubati. "Non mi sento rappresentato dello Stato, ormai avevo dimenticato questa storia e voi me la fate ricordare. Non ce l'ho con lei giudice, ma io non mi sento tutelato dallo Stato Italiano" ha protestato Ricca Sissoldo, interrogato venerdì scorso, presso il Tribunale di Ivrea, nell'ambito del processo che vede sul banco degli imputati il torinese Massimiliano Cameruccio, difeso dall'Avvocato Giampaolo Nicola. Il sanmartinese non ha nemmeno voluto costituirsi parte civile. Quei 22mila euro, ormai, son soldi che non torneranno.

I fatti risalgono all'ottobre del 2007. Al negozio si era presentato Cameruccio. "Ben vestito in Armani, tutto abbronzato, una bella auto da 80mila euro sotto il sedere, avrà avuto tra i 35 e i 40 anni..." lo ha descritto Ricca Sissoldo. Chiedeva di poter acquistare tre termostufe e sette stufe a pellet. Nel dicembre Cameruccio si era presentato con un furgoncino per ritirare le stufe. Consegnando un assegno post datato da 9.696 euro a cui ne era seguito un altro da 10.600 euro nel gennaio 2008.

"Quando l'ho messo all'incasso, il primo e mi è tornato indietro - ha raccontato Ricca al giudice Claudia Colangelo, interrogato dal Pm Ombretta Russo -. Ho capito subito che ero stato truffato. Ho cercato Cameruccio, mi sono recato anche presso la sua ditta edile, ma aveva portato via tutto, scomparso nel nulla". Si era aggiunte altre vicissitudini. "Ho consegnato quei due assegni al mio avvocato, ma sono andati persi" ha riferito il sanmartinese, tra i tanti finiti nella morsa dell'avvocato Giglio Meina, radiato dall'albo.

"Non ci siamo preoccupati perché la ditta, secondo i registri, risultava pagante, e di solito si danno 30/40 giorni di tempo per pagare" ha aggiunto Annamaria Vaio, madre di Ricca Sissoldo, che aveva anche effettuato il riconoscimento fotografico.

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