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12 Giugno 2015 - 09:54
No alla centrale idroelettrica della Idropadana Srl, la cosiddetta "centrale del Crist". Nei giorni scorsi il circolo Dora Baltea di Legambiente ha inviato ai settori competenti della Città metropolitana una serie di dure osservazioni al progetto di “derivazione d'acqua superficiale ed impianto idroelettrico nei Comuni di Montalto Dora ed Ivrea”, per chiedere di stracciare, una volta per tutte, l'autorizzazione rilasciata dalla Provincia dieci anni fa. "Un progetto nato male e proseguito peggio -sottolinea il Presidente del Circolo Domenico Pignataro -. L'autorizzazione indicava il limite dei tre anni per l’inizio dei lavori, di gran lunga superato. A questo punto chiediamo di riconsiderare integralmente la procedura autorizzativa. Abbiamo inoltre chiesto, come di consueto, di essere ammessi come uditori alle conferenze dei servizi che saranno convocate".
Il dito è puntato contro lo sfruttamento esasperato del fiume Dora Baltea, su cui insistito, ad oggi, ben sette centrali, nel tratto tra Ivrea e la Valle d'Aosta.
Il progetto, ideato nel lontano 1994, quando la Idropadana chiede al Ministero LLPP il rinnovo della concessione del 1927, e quindi ancora in itinere 21 anni dopo, violerebbe, secondo gli ambientalisti, ogni norma del Piano delle Fasce Fluviali dell’Autorità di Bacino, lungo il bacino a monte di Ivrea fino all’Isola dei Conigli. "Il canale di carico – spiega meglio Pignataro -, modifica la dinamica di deflusso della piena indirizzando la corrente verso l’Isola dei Conigli e ne incrementa la velocità. Riteniamo che debbano valere i principi di precauzione e priorità. Fin tanto che non vengono risolti i problemi tuttora aperti del nodo idraulico di Ivrea non è opportuno l’inserimento di altri infrastrutture".
E i problemi irrisolti sono parecchi: dalla realizzazione delle arginature della sponda destra in corrispondenza del quartiere Borghetto, alla predisposizione di un adeguato sistema di monitoraggio che ad oggi non è stato neppure attivato, alla difesa dell’area industriale Loranzè - Colleretto che ad oggi non risulta né finanziato né progettato, benché prescritto dal piano stralcio di integrazione al PAI, infine, è occorrerebbero adeguati studi a valle dell’incile a seguito delle mutate condizioni di portata e velocità sul Ribes a seguito della costruzione delle arginature del nodo a monte.
Secondo i dati del proponente Idropadana, la producibilità annuale della centrale dovrebbe essere di 13.774.452 kwh/anno. "Una quantità assolutamente modesta che non giustifica i costi ambientali del progetto" evidenzia Pignataro.
C'è poi, non meno importante, l'aspetto paesaggistico. La centrale si collocherebbe proprio davanti al castello di Banchette e relativo parco, vincolati dalle belle arti, e comporterebbe il taglio di 1600 piante! "La devastazione di un’area boschiva" sottolinea Legambiente.
E in tutto questo contesto si aggiunge una novità: nel settembre scorso la Provincia ha concesso a Prodena l'autorizzazione per una nuova, seppur piccola, centralina a Montebuono. "L’ottava centrale – preannuncia il Circolo -. Riteniamo che il livello di sfruttamento a fini idroelettrici in quel breve tratto di fiume sia già eccessivo rispetto alla capacità di rigenerazione qualitativa delle acque e, di conseguenza, che non sia opportuno il rilascio di nuove autorizzazioni. Peraltro, la centrale del Crist, a differenza di quella di Montebuono, prevede che le acque intercettate già a Montestrutto vengano canalizzate per ulteriori circa 3 chilometri, oltre ai 7 che già costituiscono la canalizzazione attuale. "Un'ulteriore compromissione dell’ecosistema fluviale".
"Non dimentichiamo -chiosa Legambiente - che la città di Ivrea alimenta il proprio acquedotto con pozzi siti in regione Darola di Salerano, a pochissima distanza dal fiume, captandone le acque e che numerosi comuni dell’area (Ivrea compresa) continuano ancora a non essere dotati di efficienti impianti di depurazione, scaricando direttamente nella Dora Baltea".
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