C’era una volta Arduino, la piccola scheda inventanta da alcuni canavesani che avrebbe rivoluzionato l’industria della tecnologia. C’era una volta...? Inizio infelice di una storia ancora tutta scrivere. In realtà Arduino c’è ancora, ma cambia il nome e in tutto il mondo si chiamerà anche “Genuino”. Il grande annuncio è riportato sul blog ufficiale di Arduino (www.arduino.cc) citando le parole di Limor Fried, fondatore di Adafruit, la società che collaborerà con Arduino per la produzione negli States: "Adafruit e Arduino.cc stanno lavorando insieme per hardware e software open-source da circa dieci anni in molti modi diversi, questa collaborazione espansa è parte di un obiettivo comune nel rendere il mondo un posto migliore dove condividere idee, codice e hardware con le nostre comunità. Al momento stiamo sviluppando Arduino Gemma con Arduino.cc qui a New York alla fabbrica Adafruit ed è diventato immediatamente un top seller". La decisione non è di quelle che si possono definire indolore. E infatti dietro c’è una bega legale che si trascina oramai avanti da anni tra i cinque fondatori: Massimo Banzi, David Cuartielles, David Mellis, Tom Igoe e Gianluca Martino. Alle origini dei dissapori c’è una diversa visione sulla strategia da adottare per garantire un futuro alla piattaforma. Da un lato Massimo Banzi fondatore e volto pubblico del progetto insieme a David Cuartielles, David Mellis, Tom Igoe, dall’altro Gianluca Martino e Federico Musto (che non è uno dei cinque fondatori ma ha assunto un ruolo fondamentale nel progetto). Da tempo Banzi e gli altri spingevano per portare Arduino in una dimensione più internazionale, Martino invece ha sempre chiesto che la maggior parte della produzione rimanesse in Italia, nella fabbrica di Strambino da lui gestita, la ex Smart Projects “Arduino è un progetto open hardware - aveva dichiarato Banzi qualche tempo fa - chiunque può fabbricarlo, i progetti e gli schemi sono online. Quello che differenzia la versione per così dire originale è la sua identità. L’essere al centro del movimento dei maker da dieci anni. E’ un brand perché ha una sua filosofia e una storia. L’hardware puro e semplice non è il centro. Ci sono diverse fabbriche che realizzano le schede Arduino in giro per il mondo. Quella di Ivrea però, che è di Gianluca, ha avuto storicamente una quota importante nella produzione. La mia idea di espandersi nel mondo cozza con la sua che teme di dover ridurre la produzione. Ma se vuoi davvero sbarcare in Cina, dove già copiano Arduino perfino con il nostro logo, non puoi farlo continuando a tenere la maggior parte della produzione in Italia”. Dall'inizio di luglio, quindi, l'hardware di Arduino sarà in vendita negli Stati Uniti e, soprattutto, verrà prodotto in loco grazie a questa collaborazione, ha commentato Banzi intervistato durante la Maker Faire in California. E riguardo alla sfida in tribunale con il suo ex-compagno di lavoro, Banzi non ha dubbi. "Per evitare qualsiasi noia legale - ha commentato - abbiamo deciso di introdurre un nuovo marchio, che useremo in tutto il mondo. Questo marchio è Genuino. Abbiamo giocato sul fatto che noi siamo la Arduino genuina, ma per me si tratta anche di rappresentare un genuino interesse verso la comunità che abbiamo costruito e con cui lavoriamo e i valori genuini che mettiamo in tutto ciò che facciamo".
La diatriba legale
Tutto ruota intorno al mancato accordo sullo sfruttamento del marchio tra la Arduino Llc creata nel 2008, e la Arduino Srl che fa capo al socio dissidente Gianluca Martino. Alla base di tutto c’è la diversa concezione del business tra Banzi e Martino. Il primo ha sempre considerato l’hardware poco importante, rispetto al valore della creazione. Martino ha sempre guardato alla fabbricazione delle schede, stampate attraverso la sua Smart Project Srl che da quest’anno ha cambiato nome in Arduino srl. La diversa visione salta fuori nel 2008, con la creazione di una società internazionale, in cui i soci avrebbero dovuto riversare i diritti del marchio, registrando il brand Arduino negli Stati Uniti. Tutti sembravano d’accordo ma Banzi e i suoi soci scoprono che la società di Gianluca Martino si era già intestata il marchio in Italia senza farne parola con nessuno. Oggi si riparte dall’America perché è in California che Arduino è diventata un fenomeno contribuendo alla nascita dei Makers già una decina di anni fa. La scheda Arduino americana (si parte con i modelli classici, poi ne arriveranno di nuovi già annunciati a San Mateo) sarà in vendita da luglio, mentre ancora non si sa quale sarà il piano nel resto del mondo. Sembra che siano in corso trattative per fare produrre Genuino anche da un partner italiano. Banzi ha sempre detto di voler tenere una parte di produzione in Italia, allargando però la manifattura anche ad altri
Tutto era cominciato in un bar
Ricordate Arduino? Il Bar di Ivrea? Il Re d’Italia del 1002? In poche parole la scheda con il nome di un Re, nata in un bar e diventata un’icona per tutti i maker del mondo? Bene… Dalle stelle alle stalle. E’ scoppiata una guerra senza precedenti. Da un parte Gianluca Martino uno dei cinque co-fondatori con la Arduino srl, dall’altra la svizzera Arduino CC con tutti gli altri 4: David Cuartillies, Tom Igoe, David Mellis e Massimo Banzi considerato anima e volto del prodotto.. In verità Arduino è una scheda “open source”, quindi chiunque potrebbe produrla. Tuttavia, essendo il nome del prodotto coperto da copyright, tutte le schede erano e sono prodotte (ancora per poco) da un’unica fabbrica, a Strambino presieduta da Gianluca Martino. Alcuni mesi fa Martino ha nominato amministratore delegato, Federico Musto, che nei mesi scorsi non solo aveva informato tutti, con un comunicato stampa, di essere diventato il nuovo amministratore delegato di Arduino ma anche di considerarsi il successore del primo Ceo, Massimo Banzi. Ciliegina sulla torta l’annuncio di un cambiamento del gruppo verso “una dimensione internazionale in grado di interagire con altri gruppi”, perché “il mercato dei maker non è più quello che era ai tempi del bar di Ivrea e sulla scena ci sono in gioco oggi player importanti come Intel e altri colossi internazionali”. Non l’avesse mai fatto. O forse sarebbe meglio dire: Meno male che lo ha fatto! Non l’avesse fatto non sarebbe mai venuta a galla una battaglia legale di cui probabilmente si sentirà ancora parlare e pure tanto. E’ infatti era subito seguita la smentita di Banzi: “Le affermazioni fatte dal signor Musto non sono state condivise dalla società Arduino e Massimo Banzi non ha lasciato alcuna carica”. Il giorno seguente un secono comunicato: “I cambiamenti annunciati dal Ceo Musto sono relativi ad una o più società le cui attività sono a lui direttamente o indirettamente afferenti e totalmente indipendenti da Arduino. In particolare, una di esse ha mutato pochi mesi fa il proprio nome in Arduino Srl senza alcun autorizzazione e accordo con Arduino. Alcune di tali società nel corso degli anni hanno collaborato con Arduino per quanto riguarda la mera manifattura e la commercializzazione di parte delle schede Hardware disegnate da Arduino”. In sostanza, aveva fatto capire Banzi, quelli di Arduino srl sono semplici fabbricatori di schede: la Arduino vera, cioè la Arduino CC che è sua e degli altri tre co-fondatori sta in Svizzera. Banzi aveva fatto poi sapere che “Arduino aveva già intrapreso diverse azioni legali nei confronti del sig. Musto e di tali società sia negli Usa che in Italia”. Uno dei nodi del problema era che, come sostiene Musto, Arduino srl possiede il marchio Arduino. E questo è certamente un punto di forza per la sua società. “Il nostro – aveva rivendicato Musto e Martino – è un progetto industriale che va avanti da 8 mesi. Divergenze di visione con Banzi? In questo periodo ha declinato i nostri inviti a parlare della situazione, è lui che non ha voluto aderire al nostro progetto. E poi aveva intenzione di spostare la produzione all’estero, mentre noi vogliamo mantenerla in Italia” E poi ancora Musto: “Banzi è un portavoce del progetto open source, ma non è Arduino e Banzi non è presente in alcun modo nella compagine azionaria di Arduino srl e noi non siamo presenti in altre società in cui è presente Banzi”. Fino a quel momento la ex Smart Project ha fabbricato e venduto tramite i distributori le schede Arduino, mantenendo per sé i ricavi. “Pagavamo Banzi per le attività di marketing e comunicazione della realtà Arduino – sostenne Musto – A questo punto la Arduino CC non può produrre schede Arduino perché il marchio è di nostra proprietà. In ballo c’è un’azienda che cerca di posizionare nel mercato nuovi prodotti, stringere alleanze con produttori di microchip, giocare un ruolo importante nell’Internet of Things”. Si aggiunge oggi che Banzi produrrà lo stesso la scheda Arduino con un altro nome “Genuino”. E farà quello che aveva deciso di fare, con un partner americano.
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