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25 Maggio 2015 - 10:42
"Per l'intolleranza solo posti in piedi". Con questo cartello Elisabetta Ballurio, Presidente del Consiglio Comunale si Ivrea ha preso una sedia, ed insieme ad una manciata di persone (tra cui Lisa Gino del gruppo "Viviamo Ivrea" e la figlia Francesca) si è piazzata di fronte alle Sentinelle in Piedi, in piazza di Città. Perché ad Ivrea, come in tante altre città italiane, le Sentinelle in Piedi, hanno organizzato nel pomeriggio di sabato 23 maggio una "veglia": tutti immobili, in piedi, leggendo un libro, una rivista o il vangelo, per esprimere una netta contrarietà alle unioni civili fra omosessuali.
"Quando ho saputo della manifestazione, ho pensato di prendermi una sedia, per cominciare – spiega Ballurio -. L'ho fatto a titolo personale, insieme ad acune altre persone. Sono amareggiata. Manifestare il proprio pensiero è assolutamente corretto ed è sancito dalla nostra Costituzione, e tutto quello che volete.Ma mi rattrista per vedere persone manifestare non per i propri diritti ma per non permettere che altri ne abbiano. Noi viviamo in uno Stato laico, che le Sentinelle in Piedi se ne facciano una ragione. Se vivessimo in uno Stato fondamentalisma, in cui il capo religioso coincide con quello politico, le leggi sarebbero leggi dettate dalla religione. Io sono cattolica ed il messaggio che percepisco è di amore e tolleranza nei confronti degli altri".
Ballurio aveva già partecipato, nel mese di novembre, ad un incontro promosso a Rivarolo dal Pd, prendendo posizione contro il messaggio di intolleranza, e le fantasiose teorie del Gender, riportate, nero su bianco, addirittura sul Bollettino Parrocchiale rivarolese, a firma della docente del liceo Botta di Ivrea, Cristina Zaccanti. Tanto che il Consiglio Comunale eporediese aveva approvato una mozione, sottoscritta dal centrosinsitra insieme a Viviamo Ivrea, per prendere una netta distanza dalle tesi espresse dall'insegnante ed avallate dalla Diocesi, partendo dall'articolo 3 della Costituzione Italiana ("tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali"), passando per la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, per arrivare alle risoluzioni del 18 gennaio 2006 con cui il Parlamento Europeo invita gli Stati membri a contrastare i diversi fenomeni di omo-transfobia fino alla definizione dell’omosessualità come una “variante naturale del comportamento umano“ riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
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