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04 Maggio 2015 - 15:18
Prima il capogruppo Alberto Fiò Bellot, insieme ai colleghi Lorenzo Motto Ros e Valter Usai, ha presentato una richiesta di chiarimenti al Sindaco Elena Caffaro. Poi, non contento, non appena sono usciti gli avvisi di convocazione del consiglio comunale, per mercoledì scorso, ha scritto ed affisso, per tutto il paese, in tutte le bacheche, copie di un'interpellanza sul tema. "Servizio meritorio – han scritto i tre, in buona sostanza – ma ma modalità a noi non appare corretta in relazione allo scopo dichiarato di sostenere i concittadini indigenti".
Un documento non era accoglibile visto che, per prassi, non si possono discutere interpellanze, interrogazione e mozioni nelle sedute dedicate al bilancio, come quella di mercoledì. Ma Caffaro, ha voluto rispondere ugualmente, e lo ha fatto per le rime, facendo dei chiari distinguo tra i servizi di assistenza, di competenza del consorzio, e servizi aggiuntivi a favore del sociale. Tanto che Fiò Bellot si è poi riparato dietro un "ah, ma allora non avevo capito bene".
"Ti ringrazio, Alberto, delle domande così posso spiegare meglio a tutti questa iniziativa" ha esordito Caffaro, mercoledì sera, chiarendo che"la distribuzione dei pasti non consumati della nostra scuola, è stata fortemente voluta da questa Amministrazione per il suo grande valore sociale e fa riferimento alla Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare promossa, per il secondo anno, dal Ministero dell’Ambiente". Ha anche chiarito che per "pasti non consumati" non si intendono certo gli avanzi, ma pasti sigillati (per una media di sei, com'è emerso dall'analisi condotta nel mese scorso) che vengono consegnati nell'immediato a chi ne faccia richiesta.
"Essendo un argomento molto delicato – ha commentato Caffaro, zittendo la minoranza -, vorremmo non venisse strumentalizzato, in quanto, rischierebbe di far “perdere per strada” le persone che dovrebbero beneficiarne; ricevere il pasto in modo gratuito da un ente infatti, gioca con la sensibilità delle persone e con la loro dignità".
Caffaro ha cassato i quesiti relativi ai dati sensibili dei "bisognosi", per l'ovvietà della legge sulla privacy che li tutela e comunque in capo ad In.rete.
"Mi sarei aspettata da parte vostra, piuttosto – ha chiosato Caffaro -, una richiesta di chiarimenti sulla mia presa di posizione contraria all'aumento di 3 euro ad abitante che ho espresso nell'ultima assemblea di In.rete. Per il nostro comune, che, considerata la quota pro capite di 30,54 euro per abitante, paga già circa 65mila euro annui, vorrebbe dire un ulteriore esborso di 15mila euro per il 2015, non preventivato, che creerebbero un problema al nostro bilancio visto, soprattutto, l'ulteriore taglio subito dallo stato".
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